Società

Il Capo Ideale

Carisma, Fermezza, Giustizia ma Anche Amore

Come deve essere il capo ideale? Quali sono le caratteristiche che fanno di una persona che deve comandare una vera guida e non un tiranno detestato da tutti?

Il capo ideale

Il capo ideale deve essere in grado di riconoscere e difendere la giustizia ma deve anche saper volgere il proprio sguardo oltre le cose materiali. Se un uomo nel comandare non è mosso da valori alti e spirituali, non può essere un capo ideale. Prima o poi infatti si lascerà trascinare dalla tentazione dei soldi e del potere.

Nel 410 d.C. Sant’Agostino descrisse in modo perfetto le caratteristiche che dovrebbe avere il capo ideale:

Coloro che comandano « (…) sono “felici” se regnano con giustizia, se non inorgogliscono quando sono circondati dalle più sottili adulazioni e dal servilismo esageratamente ossequioso degli uomini ma ricordano d’esser uomini, (…) se temono, amano, adorano Dio. (…)

Se perdonano facilmente e sono più lenti nel punire. Se ricorrono alla punizione unicamente per la necessità di governo, e non per soddisfare la propria sete di vendetta.

Se la loro clemenza non è per lasciare impunita l’ingiustizia, ma è guidata da una speranza di miglioramento. Se, costretti a decisioni difficili, sanno attenuarle con la dolcezza della clemenza e con la prodigalità dei benefici. (…)

Se preferiscono comandare sulle passioni malvagie che su qualsiasi popolo, e se compiono tutto questo non per l’ardente desiderio d’una inutile gloria, ma per amore della felicità eterna.

Se non trascurano d’offrire al loro vero Dio per i propri peccati il sacrificio dell’umiltà, della pietà, della preghiera.»

Il Capo Ideale e la Spiritualità

In questo scritto sulle caratteristiche che il capo ideale dovrebbe possedere, Sant’Agostino fa riferimento alla fede cristiana e a Dio come a dei punti di riferimento per la coscienza. Penso che, anche per chi non crede o segue una fede diversa, sia comunque facile comprendere quanto sia importante per chi deve comandare fare appello al proprio senso di giustizia ed ai propri valori morali.

Il capo ideale, sostanzialmente, deve essere un uomo di natura spirituale, che ha un profondo senso del Bene, che è umile e comprensivo e che è forte davanti all’ingiustizia ed alle tentazioni.

Se guardiamo i politici o gli industriali di oggi, quelli che hanno l’onere ed il privilegio di comandare, è difficile trovare un capo ideale. Forse proprio perché è evidente che sono più interessati ai soldi che ai valori morali. La cosa triste è che molte persone continuano ad invidiare o maledire chi è lì a comandare ma non cerca il cambiamento perché lo ritiene impossibile. Eppure esistono ancora persone giuste e se fossimo governati da un capo ideale staremmo tutti meglio.

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26 Commenti

  1. Ah. beh! Stavolta… datemi pure del maschilista ma, almeno nel lavoro, il capo ideale NON deve essere una donna. Ne ho avute più d’una, e quindi parlo per esperienza. Opinione peraltro condivisa da tutte le donne con le quali ho affrontato l’argomento.
    Ciao ciao.

    1. Diciamo che, in linea generale, i maschi sono più bravi a semplificare i concetti e, probabilmente, hanno anche un’attitudine maggiore al comando. Non perché le donne non siano in grado ma semplicemente perché, sempre in linea generale, le donne sono emotivamente più complesse degli uomini e per loro prendere certe decisioni sarebbe più difficile e doloroso.
      Ovviamente non è sempre così e, altrettanto ovviamente, come capo ideale stiamo ipotizzando un Uomo con la U maiuscola, una persona cioè che abbia un carattere deciso ma che segua dei valori morali, non un maschio che si definisce uomo ma che in realtà non è capace di portarsi addosso le proprie responsabilità… come ahimè, se ne vedono tanti al giorno d’oggi.
      Ciao Loris, buona domenica.

  2. Io penso che per avere un ruolo di rilievo così importante, occorre avere il dono di riuscire a distaccarsi totalmente dalla vita privata.
    Devo ammettere che le donne sono molto più emotive e sensibili degli uomini, e non riescono ad estraniarsi completamente da tutto, e il lato personale spesso ne condiziona l’umore e le varie scelte.
    Per tenere il comando inoltre occorre avere autorevolezza, determinazione, decisione, e grinta, e il sesso maschile ne è più dotato.

    Naturalmente poi… esistono anche le eccezioni!

    Tu hai scritto questa frase:
    Se guardiamo i politici o gli industriali di oggi, quelli che hanno l’onere ed il privilegio di comandare, è difficile trovare un capo ideale, forse proprio perché è evidente che sono più interessati ai soldi che ai valori morali.

    Ti confesso per esperienza personale che molto peggio succede in altri ambiti, dove si pensa e si esige un comportamento idoneo al ruolo… mi fermo qui, non posso andare oltre…
    Un abbraccio Mr. Loto e serena domenica

    1. Lo immagino cara Betty, purtroppo lo immagino perché credo che ognuno di noi abbia avuto modo di vedere persone che rivestono ruoli di comando senza avere minimamente la capacità né, cosa ancora peggiore, la volontà di fare le cose in modo giusto e coscienzioso…
      Buona domenica anche a te, ricambio l’abbraccio con affetto.

    2. Ciao Betty.
      Io e te di solito vediamo le cose allo stesso modo. Stavolta però…
      – Nella donna non è l’emotività in senso lato a farla da padrone, bensì la difficoltà ad essere imparziale, che se sommata alla frequente scarsità di coerenza… diventa insopportabile.
      – Per tenere il comando… secondo me la cosa più difficile è far comprendere agli altri (i subordinati) di avere le capacità per decidere, tanto meglio se sommata alla capacità di coinvolgerli e renderli partecipi senza ricorrere all’imposizione “con la forza”. Non serve grande capacità di dialogo, bensì quel carisma che non ha bisogno di molte parole per farsi valere. Oltre alle normali doti di correttezza, serietà, etica, che comunque dovrebbero far parte di qualunque individuo.
      Ciao.

      1. Ciao Loris, io credo che tu abbia avuto solo delle brutte esperienze con “donne al comando”, mi hai fatto sorridere leggendo… ◠‿◠
        Un caro saluto a te e Mr. Loto

        1. Eh sì, Betty. Probabilmente è così.
          Purtroppo, a dare sostegno la mia opinione, sono le opinioni dei colleghi, ma anche di altre persone in altri settori. Pertanto… anche se siamo stati un gruppo di sfigati, ci viene naturale pensare che sia uno standard. Cosa posso dire: mettiti un po’ nei miei (e nostri panni)…
          Adesso che non ci ho più a che fare, anche a me scappa un sorriso, ma credimi, indietro non ci tornerei proprio.
          Ciao.

  3. Anni fa avevo una piccola attivita in Austria tipo secondhandshop abit e accessori per bambini da 0 – 6 anni.. Avevo anche le commesse, ma ho mai chiesto qualcosa che io non portrei fare, anzi ho tratato loro come se forse amiche..

    quando si vuole ottenrere qualcosa di buono, si deve anche essere buona e sopratutto comprensibile..Mio padre mi disse una volta erano politici con un enorme cuore come Bruno Kreisky… se leggi questo link qui li vedi come e simile l’idea tua e quello di Bruno Kreisky vedi qui il link con la taduzione 😉 https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=de&u=http://www.kreisky100.at/meilensteine/index.html&prev=search

    caro amico abbi una buona giornata un abbraccio Rebecca

    1. Purtroppo non conosco la storia di Bruno Kreisky, ma mi informerò di certo; essere un leader non è mai facile e, purtroppo, nella storia dell’umanità i capi giusti sono stati davvero molto pochi.
      Ciao Rebecca, un abbraccio anche a te! 😉

  4. Buondì, personalmente non concordo con alcuni concetti espressi dai commentatori. Ritengo che le donne come Dirigente, Capi, Comandanti siano un perfetto mix di efficienza, organizzazione e “vedute allargate”. Nell’ambito della mia professione il mondo femminile è subentrato in ritardo, rispetto ad altri ambiti lavorativi ma credetemi non mi ha fatto per niente pensare un attimo che ciò sia stato un errore.
    E’ appena il caso di ribadire che ovviamente, come per gli uomini, esistono persone preparate o meno.
    Per definizione, un Capo se sa fare veramente il proprio lavoro non sarà mai abbastanza “bravo”, “umano” da accontentare tutti i dipendenti, ho terrore dei Capi amiconi, fratelli che poi fanno danni enormi perché con la scusa di non prendere decisione a volte non popolari, non raggiungono gli obbiettivi preposti.

    1. È vero che accontentare tutti è praticamente impossibile ma è proprio per questo motivo che è bene, secondo me, che ci siano delle leggi sensate da rispettare per il bene comune; farle rispettare è compito di chi comanda e, se lo si fa in modo uguale con tutti, si è già sulla buona strada. Poi, ovviamente, oltre alla determinazione è necessario anche il buon senso! Non è affatto facile ma credo che, seguendo la coscienza, sia fattibile.
      Per quanto riguarda gli uomini o le donne al comando, al di là delle generalizzazioni, direi che è sempre una questione di individui e, soprattutto, di animo.
      Ciao, ti auguro una buona settimana.

      1. Ed aggiungo… dipende molto dal ruolo, oltre che dal settore che stiamo valutando. Rispondendo anche ad Henry… forse a livello dirigenziale, hai ragione tu, come pure in ambito puramente commerciale (vendita), ma vai a vedere nelle fabbriche (operai), o nelle fasce intermedie dei comparti amministrativi, e poi ne riparliamo.
        Ciao.

  5. Ho l’impressione che questo capo ideale non esista proprio… perchè ognuno di noi ha esigenze diverse e lo pretenderebbe fatto su misura appunto per queste esigenze. Anche il migliore degli uomini non riuscirebbe mai ad accontentare tutti. Probabilmente si tratta di stabilire con il capo un rapporto di reciproca sopportazione, lo stesso che necessariamente dobbiamo stabilire con ogni altra persona con cui veniamo in contatto. Ciao 🙂

    1. Diciamo che se ci sono delle regole ed un capo si impegna con onestà a farle rispettare, rispettandole lui stesso, avrebbe già buone possibilità di essere considerato un capo ideale.
      Nei tempi moderni è difficile immaginare un capo così, probabilmente perché siamo talmente abituati alla disonestà ed all’ingiustizia da ritenere quasi impossibile immaginare al comando una persona con dei saldi principi morali… e questo è proprio triste! Alla semplice sopportazione preferisco la comprensione ed il rispetto.
      Ciao Carla, a presto!

  6. Il mio dirigente migliore è stato una donna. Oltre alla laurea in lingue era anche ragioniera e, come una ragioniera, ha fatto funzionare gli uffici, in modo efficiente, veloce e preciso. Lavorava tantissimo, preparando tabelle, documenti, circolari. Era energica, presente, ma anche molto umana, e capiva le esigenze di tutti, aiutando chi ne aveva bisogno e rimproverando, senza mai esagerare, chi se lo meritava. E’ rimasta solo pochi anni, ma ha lasciato un segno indelebile in tutti noi. Poi sono arrivati i dirigenti “reggenti”, che avevano già una loro scuola e che si occupavano di noi solo nei ritagli di tempo. Qualcuno non se ne occupava affatto, tanto che non ci conosceva e i ragazzi non sapevano quale volto avesse. L’ultimo appare e scompare, soprattutto per lasciare qualche ordine e per sparire subito dopo. In realtà ci sentiamo molto soli…

    1. In effetti questa cosa dei dirigenti reggenti lascia perplessa anche me, finchè si tratta di piccole scuole riunirle in un Comprensorio con un unico dirigente ha un senso, anche perchè poi in ogni scuola viene individuato un reggente (mi pare si chiami così) che coordina e in caso ne fa le veci. Ma nelle scuole più grandi la trovo una cosa negativa perchè è necessaria una presenza costante , soprattutto se riguarda la secondaria di II grado in cui i ragazzi hanno necessità di trovare una figura di riferimento nel dirigente. Trovo inoltre che c’è un certo “movimento” che risulta negativo per le scuole e spero sia una cosa momentanea, di assestamento. Per due anni la scuola di mio figlio ha avuto un ottimo dirigente che ha portato molte novità e un giusto approccio alla partecipazione anche da parte dei genitori, ma poi ho saputo ha avuto una promozione, meritata, solo che siamo tornati da capo, molte cose sono cambiate, addirittura sono state capovolte, creando un certo disorientamento. Ecco, non capisco, se le cose funzionano bene un dirigente, un leader che subentra non dovrebbe cercare prima di capire, inserirsi e semmai gradulamente apportare modifiche, anzichè stravolgere tutto?

    2. Vedi chi il “capo ideale” viene chiaramente riconosciuto e ricordato con affetto? Alla fine chi svolge con passione ed efficienza il proprio lavoro, cercando sempre di essere giusto, viene apprezzato dalla maggioranza e fortemente rimpianto quando a sostituirlo sono persone ingiuste o incompetenti…
      Ciao katherine, a presto.

  7. Ciao a tutti
    leggendo il post mi è tornato alla mente quando a scuola si facevano i lavori di gruppo: si formavano i gruppi, si stabiliva l’argomento da sviluppare e poi… si era abbandonati a se stessi. O nasceva un parapiglia per chi dovesse guidare il gruppo, che poi in realtà si traduceva in un primeggiare SUL gruppo, oppure nessuno voleva farlo, così si rimaneva a guardarsi l’un l’altro senza sapere bene cosa fare, alla fine o interveniva l’insegnante o qualcuno si sacrificava, sapendo già che il lavoro sarebbe stato mediocre.
    Credo invece che dovrebbe essere l’insegnante a sviluppare delle dinamiche, delle strategie affinchè nel gruppo si sperimenti il ruolo di leader perchè ognuno possa riconoscere o non riconoscere le capacità in sè per farlo. Funzionerebbe molto meglio e svilupperebbe molta più collaborazione.

    Ho sempre pensato che in Italia non esiste proprio la cultura del leader e nemmeno si è educati al lavoro d’èquipe.
    Un leader non è un “capo”, non sta sopra gli altri ma attorno agli altri. Un bravo leader pone le basi, dà delle direttive, usa delle strategie, svolge il lavoro CON gli altri lasciando a ognuno lo spazio per esprimersi, è un coordinatore che tiene sotto controllo l’evoluzione del lavoro in prospettiva del risultato finale. È come in un grande abbraccio che accoglie in sè il gruppo, deve amare quello che fa, saper attendere perchè ognuno di noi ha dei tempi per fare le cose, ma anche spronare quando, e se necessario.
    A mio avviso è il leader che deve modellare sugli altri il proprio agire, ma è necessario che gli altri a loro volta riconoscano in lui o lei il ruolo, ne abbiano rispetto e fiducia e allora va che è una meraviglia, e tutti scopriranno di poter e saper fare ciò che credevano impossibile.

    Purtroppo nel nostro paese si giunge a questo ruolo non tanto per il merito ma per altri motivi che, sappiamo bene, esulano dalle capacità. Allora si è diffidenti, si creano competizioni, si scatenano invidie, gelosie, domande impertinenti: «perchè lui si e io no?» se poi si rivela un incapace ahimè… si innescano delle mine «perchè il lavoro lo devo fare io e poi quello si prende il merito?» a volte anche dispetti.
    Non è un lavoro di squadra quando c’è qualcuno che comanda e gli altri che subiscono-ubbidiscono – l’autorità e i sudditi – non si lavora bene in questo modo.
    Come ha detto bene Betty occorre essere autorevoli, sapere bene quello che si vuol raggiungere e porre gli altri in condizione di farlo, insieme. Non devono sentirsi obbligati a fare qualcosa da cui non trarranno alcuna soddisfazione, ma far sì che nasca in ognuno la voglia di fare, l’entusiasmo che diventa bisogno, Come leader si deve agire indirettamente.

    Pertanto è più una questione di cultura ed educazione e per quanto riguarda la donna, oso dire, che potenzialmente è portata ad essere un buon capo perchè è abituata a coordinare più cose insieme, a farle funzionare in qualche modo, è elastica, si sa adattare ed è abituata a guardare oltre, a lungo termine. Il problema è che la donna spesso non viene considerata in tal senso, e non viene educata ad essere un possibile leader, ma piuttosto a un ruolo subalterno a quello maschile. Pensate a quel detto: “dietro a un grande uomo c’è spesso una grande donna”…
    La donna che ha qualità per essere un leader, per non attirare negatività, preferisce stare in secondo piano ad agire indirettamente, del resto è quello che dovrebbe fare un vero leader.

    Purtroppo succede che, se la donna ha l’occasione di diventare un capo, spesso assume il modello maschile; e mentre l’uomo autoritario viene visto come un capo, la donna autoritaria è considerata dispotica, perchè dalla donna ci si aspetta sempre qualità come la dolcezza, la comprensione, il savoir-faire…
    Va detto poi che se la donna vuol fare qualcosa deve fare le capriole, qualche gioco di prestidigitazione e avere pure il dono dell’ubiquità, per attendere a tutti quei ruoli che ci si aspetta da lei, sperando che non si metta in testa di fare qualcosa di nuovo o di diverso…

    1. Hai assolutamente ragione sul fatto che in Italia non c’è l’educazione né alla leadership né al lavoro di squadra; penso sempre più spesso che le nostre scuole, benché cerchino di tutelare la cultura generale, sono sempre meno adatte alla preparazione al lavoro, specialmente se parliamo di lavori “del futuro”, quelli che riguardano occupazioni che si stanno formando oggi.
      La scuola avrebbe davvero bisogno di una “svecchiata”, soprattutto nella preparazione degli studenti al pensiero creativo e libero, al lavoro di squadra e, come giustamente hai scritto anche tu, alla sperimentazione di diversi ruoli per permettere agli studenti di comprendere qual è la loro strada, la loro predisposizione naturale. Perché troppo spesso ci si affaccia nel mondo del lavoro senza sapere con esattezza quello che si vorrebbe fare, quello per cui si è davvero dotati… e si perde molto tempo prima di riuscire a capirlo!
      Mi è piaciuta moltissimo la tua descrizione del capo ideale; la condivido e ci aggiungo soltanto il senso di giustizia che ritengo davvero una qualità indispensabile.
      Ti auguro una buona giornata.

  8. E’ così, caro Mr Loto 🙂 Ingenuamente mi aspetto che una persona sia moralmente più integerrima e salda più è alta la posizione che ricopre. Come scrivo però, mi rendo conto parlando con gli altri che non solo non è così, ma che addirittura è la gente stessa ad aspettarsi che la caratteristica principale del “capo” deve essere la… scaltrezza. E quando sostengo quanto sopra mi sento spesso rispondere qualcosa di simile a “Ma dove vivi?” 😀

    1. … in realtà sono le persone che si sono sempre adattate a certe ingiustizie che dovrebbero aprire gli occhi e rendersi conto che certi valori dovrebbero essere imprescindibili in chi comanda.
      Buona serata, a presto.

  9. Non vorrei sbagliarmi, ma anche nella Bibbia Dio esortava a stare lontani dalle cose della politica, o forse parlava solo di stare lontani dalle cose materiali. Ad ogni modo, oltre al capo ideale penso che la descrizione da te fatta sia ottima anche per un padre di famiglia… lo immaginerei proprio così!
    A proposito di leader, ho un ricordo carino riguardo questa parola: alle elementari avevo delle compagne di classe, cinque (diciamo quelle con cui andavo d’accordo) che, un bel giorno, mentre mettevo a posto il giubbotto, loro arrivano da me e mi dicono che mi vogliono come capA del gruppo! Mi ricordo che questa loro decisione fu una cosa inaspettata, ma il bello è che alla fine non cambiò nulla nei nostri rapporti, non mi eressi a capA mettendo regole o cose così. Dovevo essere una bambina simpatica, forse carismatica… poi arrivai anche io all’età dell’adolescenza, le compagne di classe scelsero altre scuole, mi rimase solo quella che poi io consideravo la mia migliore amica, accade qualche cosa triste, allora non mi ricordo tanto espansiva in seguito. Tutto questo per dirti che, secondo me, è la squadra, alla fine, a “fare” il leader, poi sicuramente perché il leader stesso si rende amabile. E’ bello quando appunto il leader non si impone, ma viene scelto.

    1. Non sempre i leader possono essere scelti dalla loro squadra, ma è certamente compito di un capo ideale creare nelle persone che lavorano per e con lui un forte spirito di squadra.
      Buona settimana.

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