Spiritualità

Cos’è l’Eternità

Un Concetto Difficile da Spiegare

Cos’è l’Eternità

Ti sei mai chiesto cos’è l’eternità?

Sembra una domanda banale perché tutti pensiamo di sapere cosa sia ma cercare di comprendere sul serio cosa sia l’eternità ci permette di toccare con mano il limite del nostro intelletto.

Cos'è l'Eternità

La definizione semplificata dell’eternità, quella che si trova nei vocabolari, è la durata senza fine del tempo.

Tutti noi, quando pensiamo  di sapere cos’è l’eternità, tendiamo semplicemente a distinguerla da tutto ciò che ha una fine o che cambia con il passare del tempo. Ma se dobbiamo immaginare l’eternità come uno stato senza lo scorrere del tempo, iniziamo già a fare un po’ di confusione.

Molti si sono chiesti cos’è l’eternità e le due teorie più accreditate sono proprio queste: una temporalità illimitata o l’assenza di tempo.

Alla prima teoria aderiscono Platone ed Aristotele. Per loro l’eternità è il ripetersi  illimitato di un intervallo di tempo, sia nel passato che nel futuro ma, dato che non esistono mezzi per misurare questo tempo, l’eternità è soltanto un concetto metafisico.

L’Eternità per i Teologi

Sant’Agostino e Tommaso d’Aquino invece, considerano l’eternità come uno stato in cui non esiste alcun intervallo di tempo, semplicemente perché il tempo non scorre, niente passato, niente futuro. Se cerchiamo di immaginare cos’è l’eternità probabilmente questa versione ci sembra la meno plausibile, semplicemente perché ci è più difficile comprenderla. Eppure la cosmologia contemporanea è in accordo con quest’ultima teoria.

Allora cos’è l’eternità? Possiamo dire che è uno stato presente ed è in questo momento così e per sempre. Immutabile. Non possiamo dire che fu, come se ormai non sia più, né possiamo dire che sarà, come se ancora non sia.

Trovo utile riflettere sull’uso che si fa delle parole. Spesso si possono scorgere interpretazioni che a volte, benché semplici, per svariati motivi non riusciamo a cogliere.

Ad esempio entrando nel campo della teologia, nella Bibbia è interessante notare come Dio dice di chiamarsi quando Mosè gli chiede come si chiama.

“Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: l’ Io Sono mi ha mandato a voi»”(Esodo 3-14).

Che significa?

A me sembra tanto che queste semplici parole descrivano cos’è l’eternità.

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62 Commenti

  1. Buongiorno e buona settimana .

    Il concetto di Eternità è, a mio esclusivo parere, un concetto del tutto relativo alla limitata concezione del tempo che noi, esseri mortali, abbiamo di esso .

    Non credo che Dio in effetti risponda in quel modo a Mosè per un qualsivoglia motivo ma, semplicemente “Non gli risponde”, perché la domanda di Mosè non ha alcun senso per Lui .

    Dio è , e sa di esserlo, il Principio Creatore dell’Infinito e dell’Eterno e quindi non può essere compresso

    · All’interno di un Nome
    · All’interno del Tempo
    · All’Interno dello Spazio

    D’altronde anche dall’intelligenza umana , il Tempo non è mai stato annoverato tra le costanti dell’Universo, e se ciò è avvenuto, tutto lascia intendere che da sempre esso sia stato posto in stretta correlazione con la caducità della vita umana e non oltre .

    Ma se il Tempo è solo relativo all’Uomo, allora forse , anche lo Spazio appartiene alla stessa sub – dimensione ed entrambi non hanno posto , ne potranno mai averlo, ove Dio occupa il “Tutto” .

    Quindi, penso che l’Eternità sia solo di questo Mondo e che …

    I POOH ne siano la manifestazione tangibile :-))

    1. Ah ah ah…

      Sono assolutamente d’accordo sul fatto che il tempo sia una concezione del tutto umana, meriterebbe una riflessione a parte.
      Ma l’eternità non è una condizione umana, almeno sotto il profilo materiale, ed è per questo che ci risulta così difficile comprenderne completamente il senso. Ci siamo abituati a considerare valido ed a ragionare soltanto su ciò che possiamo vedere, toccare o quantificare.
      D’altro canto, secondo il mio punto di vista, credo che la nostra parte spirituale conosca bene cos’è l’eternità. Infatti credo sia piuttosto difficile per tutti pensare di non esistere più con la morte del corpo, allo stesso modo risulta difficile pensare di non essere esistiti prima della nostra nascita… è un concetto difficile da spiegare in due parole.
      È come se la nostra parte spirituale sapesse in qualche modo di non avere fine.
      Per quanto riguarda Dio e Mosè dubito invece che quella non sia una risposta.

      Grazie Cesare, ti auguro una lieta settimana.

  2. Molto difficile comprendere cosa sia l’eternità così come comprendere cosa sia l’infinito: il nostro cervello ha dei parametri ben precisi e ben limitati, oltre cui si smarrisce. Forse gli esseri umani siamo molto relativi, anche se tendiamo all’assoluto!

    1. Lo credo anche io. Se ci affidiamo soltanto alle nostre capacità intellettive o fisiche difficilmente riusciamo a cogliere concetti come l’eterno e l’infinito. Per questo tipo di percezioni dobbiamo fidarci della parte meno razionale di noi, diciamo del nostro “intuito”. C’è sempre qualcosa in noi che, in modo del tutto irrazionale ed inspiegabile, ci può aiutare a comprendere certe cose… il problema è riuscire a lasciarsi andare. Siamo troppo abituati ad avere il controllo, o l’illusione del controllo, su ogni cosa.
      Un caro saluto e l’augurio di una lieta serata.

  3. «Io sono colui che sono!» sembra dire: io sono colui che riesci a percepire.
    «Dirai agli Israeliti: l’ Io Sono mi ha mandato a voi» Non ha un nome, è l’essere. Non ha sostanza, ma solo spirito che attraverso Mosè, che l’ha accolto, può giungere ad altri per essere accolto: nel momento in cui l’accogli esiste, nel momento in cui non lo accogli non esiste.

    Dell’eternità credo si possa avere una percezione nel momento in cui riesci a staccarti da tutto il superfluo, il materiale, ed entrare in contatto con il vero, l’essenziale. Ciò che può nutrire la tua anima e portarti oltre, aprendo un nuovo varco o espandendo quello in cui sei già. Un’illuminazione improvvisa: ti si apre davanti qualcosa di cui sapevi l’esistenza, ma che ancora non ti si era svelata, e in quel momento preciso comprendi la sua essenza. Un’evoluzione.
    Buona serata

    1. Ho trovato il tuo commento davvero splendido. E dalla semplicità con cui hai spiegato questo concetto ne deduco che hai avuto un’esperienza diretta di quel che scrivi.
      Ti ringrazio molto.
      A presto.

      1. Grazie a te per i tuoi testi che stimolano alla riflessione.

        L’eternità a mio avviso non c’entra nulla con il concetto del tempo, è piuttosto una stasi, uno status di armonia e meraviglia, un delicato e perfetto equilibrio che ti avvolge e si mostra a te, ma che non dipende da te, e nel momento in cui ti lasci andare ne entri a far parte, più ti abbandoni e più ne trovi il senso, diventa un tutt’uno.
        Credo che si possa definire estasi.

          1. È come quando vediamo un film tanto piacevole, che ci coinvolge profondamente che ne diventiamo parte, e ci si sente così bene che quando finisce ci coglie impreparati.
            O per chi come me ama l’acqua, nuotare tra l’azzurro e i raggi del sole che illuminano, i pesci colorati che ti sfiorano, nel silenzio ovattato che attutisce, senza timore alcuno.
            O quando si fa l’amore, due persone diventano una sola e non si percepiscono due corpi separati ma un tutt’uno con la propria anima. Una perdita di controllo che può far paura, ma che compensa largamente il coraggio di rischiare… naturalmente con la persona giusta.
            Spero di aver reso tangibile il mio concetto di eternità.

  4. L’eternità… è un po’ il limite oltre il quale l’uomo non percepisce il tempo: paragonabile al limite del “7” degli ebrei. Oltre quel limite… il nulla.
    Ciao.

    1. Di certo non possiamo percepire l’eternità con l’intelletto o con i nostri sensi. Quindi può essere un limite. Io però sono convinto che la nostra essenza, il nostro spirito, possa arrivare almeno ad intuire l’eternità. Bisogna soltanto imparare la capacità di “vedere” usando mezzi diversi da quelli a cui siamo abituati.
      Ciao Loris, ti auguro una buona giornata.

  5. personalmente, io sono del pensiero che l’Eternità è quell’Infinito che è dentro di noi e di cui alcune persone in ricerca di se stesse ne avvertono la flebile presenza. pertanto, Eternità, per me, non è un concetto legato al tempo che l’uomo ha deciso di misurare, ma è legato alla metafisica..

    -Liolucy

    1. È una bella interpretazione. Mi ha colpito il fatto che tu abbia abbinato i concetti di eternità ed infinito, due cose difficili da slegare dal tempo e dallo spazio nel sentire comune. Credo anch’io, come te, che questi concetti, al di là della nostro comprensione, sono dentro di noi.
      Grazie e a presto!

  6. “Las ! le temps non, mais nous, nous en allons.”

    A me piace pensarla come Bergson:
    “Noi siamo l’incarnazione momentanea dell’eternità … Il nostro atomo di tempo non è perduto nell’eternità,è una goccia del gran fiume.”

    Sempre stimolanti i tuoi post.Grazie!

    1. …l’incarnazione momentanea dell’eternità… che splendida definizione, non penso sia molto lontana dalla verità.
      Ti ringrazio per l’apprezzamento e ti auguro una lieta giornata.

  7. Buongiorno caro Amico, l’eternità secondo me inizia quando siamo pronto di staccarsi da questa vita materiale. Credo finché abbiamo bisogno di vedere per capire non siamo spiritualmente pronto per l’eternità.

    Credo che avevo 19 anni quando parlavo una volta con mio padre sul fatto che cos’è l’eternità.. e lui disse e un luogo di continuità dove noi prima o poi andiamo.. e io dicevo quando moriamo? E lui mi disse l’eternità e l’immortalità .. poi mi disse “Non so se sia così, ma fin ora nessuno ha mostrato l’incontrario ..

    … vediamo quando oltrepassiamo 😉 un abbraccio ♥

    1. Sono d’accordo. La morte a volte ci fa così paura da impedirci di vederla come un “cambiamento di stato”. Eppure potrebbe essere la liberazione della nostra parte spirituale dal peso della materia, verso l’eternità e, come diceva tuo padre, l’immortalità…
      In effetti non ci resta che aspettare per avere la risposta. 😉
      Ricambio l’abbraccio con affetto.

  8. Omero e i suoi due capolavori sono l’eternità??????
    La bibbia non avrà mai fine finché ci sarà uomo curioso e intraprendente???
    L’entropia dice un’altra cosa
    Cosa di non noi umani per fortuna.
    Che noia senza tempo, senza attese, come è bello il futuro….

    1. Avere un inizio ed una fine ci dà il privilegio di poter attribuire un valore a tutto quel che viviamo, alle persone che incontriamo, ci permette di sognare e desiderare ma, di contro, ci costringe anche a rassegnarci all’idea che, prima o poi, il nostro corpo, i nostri cari, la nostra esistenza terrena avranno una fine… l’eternità può essere meravigliosa se si è in uno stato di grazia e, allo stesso tempo, può essere davvero spaventosa se si soffre…

      Ciao, a presto!

  9. L’eternità non esiste da nessuna parte, neppure l’universo è eterno, è solo il concetto inventato dall’uomo per contrapporlo alla consapevolezza della di lui caducità.

  10. l’eternità è un cielo pieno di stelle, provi a contarle ma non ci riesci mai e ricominci da capo finché un giorno ti accotgi di essere anche tu diventato una tella e allora dici, bene, ora sono più vicino e le conterà meglio…ma ti accorgi che ci sono altre stelle lontanissime sopra di te…e il gioco ricomincias
    sarà poi cos^?

  11. Credo che il concetto di eternità sia molto ben rappresentato dal tempo che ci vuole tra il suono della campanella d’inizio della mia lezione in 1B a quello che ne definisce la fine.

  12. L’eternità è il viaggio che mi porta a casa: è il lieto fine della nostra vita umana. E faremo festa perchè finalmente vedremo Lui, Cristo, cos’ come Egli è. Non c’è nient’altro. Buonanotte. Non vedo la luna questa sera ma fingo che ci sia e che possa acchiappare un suo raggio e in quel raggio mando a voi il mio bacio. Lucia Bacio Mr. Loto.

  13. A me, invece, sembra, che Tu, con la solita forzatura, cerchi di definire ciò che non è definibile.
    L’eternità come l’infinito è un concetto astratto, vale solo come idea di limite, tendenza.
    Nel momento nel quale avessero/trovassero – cosa mai avvenuta! – definizione verrebbe negato l’assunto iniziale di infinito, eternità.
    Zero ed infinito sono entità, non matematiche, non certe, che sono valutabili solo come limiti, tendenze.
    ” … una temporalità illimitata o l’assenza di tempo. …”; ma il tempo è una convenzione, ergo … stai sereno e goditi il presente, che non esiste peraltro perché è fagocitato dal passato e corre verso il futuro.

    Ciao da luigi

      1. Anche se, ho notato in molti Tuoi scritti, ad un certo punto Ti blocchi perché il Dogma frena la Tua curiosità intellettuale.
        Infinito, che per definizione non si può definire, altrimenti non sarebbe tale, è concetto matematico (definizione di limite) non di altre “materie” che non spaziano oltre certe “stazioni” e frenano lo scibile umano che invece non deve avere limiti se non nel finora conosciuto/verificato/sperimentato quale base di lancio per andare oltre.

        Ciao e buona domenica, di pensiero!

          1. … ma è un peccato fermarsi quando si dispone dei mezzi per andare oltre e, lo scibile umano – curiosità intellettuale in primis – non si deve porre dei limiti.
            Saremmo ancora sugli alberi con i primati; che dovrebbero farci riflettere.

            Ciao Mr Loto

            P.S.:
            Quando guido la mia “500”, utilitaria con 23 anni alle spalle, la porto fin dove può; quando siedo al volante del Coupé, ben altra macchina, la spremo di più. Tu non sei di certo una “utilitaria”!

    1. Ciao Luigi.
      Mi chiedo come mai, proprio tu, affermi che il tempo è una convenzione. Non viene definito come “la quarta dimensione”? O forse non è dimostrabile?
      Se proprio vuoi far di filosofia, tirando fuori che il presente non esiste, in quanto è all’istante trasformato in passato,fai pure, ma se ci fermiamo su questi discorsi, non parliamo più di niente che non sia di calcio. Non lo trovi triste, oltre che poco costruttivo, se non inutile?
      Ciao.

      1. Che il tempo sia una convenzione non è farina del mio sacco; io, egr. Loris, l’ho sposata perché convengo ed il mio Blog si intitola, non per nulla e per omaggio al grande Albert, http://www.eugualemcalquadrato.ilcannocchiale.it.
        Che il presente non esiste è facile comprenderlo, nel momento nel quale ne parliamo/scriviamo è già passato; è un concetto semplice. Non trovi?
        Ho letto quanto sotto riportato e … buona lettura.

        Il tempo come convenzione

        L’uomo non nasce buono né cattivo, nasce libero in senso assoluto. Libero di ricevere buona o cattiva educazione, di provare gli effetti del bene come del male.
        Ma non è l’educazione a corromperlo, cioè a renderlo non più assolutamente libero. E’ il tempo. Dal momento in cui si insegna a un bambino a leggere le lancette dell’orologio, lo si rende schiavo del tempo. Per sempre. Il concetto di ineludibilità del tempo diventa parte della sua coscienza e lì rimane a scandire ogni successivo istante della sua esistenza. Il tempo è il più forte limite alla libertà dell’uomo ed è un limite che si è dato l’uomo stesso. L’uomo ha bisogno di definire il tempo, di calcolarlo, di fermarlo per avere l’illusione di poter tornare a quello stato primordiale di libertà in cui il tempo non esisteva. Il tempo è una convenzione umana, il gancio al quale appigliarsi per non cadere nell’infinità, dove la mente adulta e già corrotta non può sopravvivere.
        Il bambino, ignaro dello scorrere del tempo, determina la propria esistenza in base agli istinti: mangia quando ha fame, dorme quando ha sonno. L’adulto, invece, determina i propri istinti in base alle convenzioni che lui stesso ha creato, a dispetto della natura. Ma come ci si libera del tempo? Come si può tornare liberi in senso assoluto? Negando il tempo, o meglio, la sua determinatezza: un minuto non è la sessantesima parte di un’ora, ma l’infinitesima parte dell’infinito, che può durare all’infinito e perpetuarsi in un’idea, un concetto, un pensiero. Nelle cose della materia è allora possibile usare convenzioni temporali per identificare momenti o periodi socialmente condivisi. Le cose della materia altro non sono che a loro volta determinazioni di quel che Platone chiamava “mondo delle idee”, da cui discendono le forme particolari. Ma nel mondo delle idee, nelle cose dello spirito, il tempo non esiste.
        Così la nascita di un figlio è per un genitore un momento emotivamente travolgente che non si esaurisce certo con il parto, come combinazione di giorno-ora-minuto. Questo momento si rinnova attraverso le emozioni che lo hanno caratterizzato: le emozioni, come il pensiero e le idee, sono cose dello spirito e quindi non corrotte dal tempo. La nascita in sè, come fatto meramente fisico, attiene alle cose della materia e come tale sottosta alla convenzionalità del tempo. La festa del compleanno non è altro che il tentativo dell’uomo di perpetuare le emozioni legate al giorno della nascita. Non si gioisce per il fatto che sia trascorso un determinato numero di giorni dalla nascita, ma si vuole rivivere le emozioni di quel momento, che diviene così senza fine, infinito e quindi fuori da qualsiasi vincolo temporale.

        Pubblicato da infinitoperiodico

        Ciao, con la simpatia di sempre.

        P.S.:
        Io non mi fermo e non parlo/scrivo di solo, semmai, calcio.
        Non sono filosofo e tanto meno intenditore del gioco del pallone, ma utilizzo il software a disposizione (scarso?) per … osservare/escutere il Mondo che mi circonda, con molta curiosità intellettuale; in ciò aiutato da chi legge e replica.

        1. Bell’articolo, esempio di grande intellettualità.
          Peccato che l’autore, chiunque sia, nel tentativo di dare grandi spiegazioni, e di dimostrare di essere un intellettuale di grande livello, sia assolutamente schiavo dei propri preconcetti, e quindi tutt’altro che libero nel pensiero.
          Un saluto.
          P.s.: quasi dimenticavo: il tempo non è una convenzione, semmai una constatazione! Ed è elemento essenziale per constatare la vita. Che, guarda caso, convenzionalmente, si misura col tempo. Nulla esiste se non legato al tempo.
          P.p.s.: pensavo si capisse che il calcio era solo una metafora, per descrivere dei discorsi assolutamente banali, tutt’altro che costruttivi.
          Ciao.

  14. Per Luigi m.
    Tu scrivi: “L’uomo non nasce buono né cattivo, nasce libero in senso assoluto. Libero di ricevere buona o cattiva educazione, di provare gli effetti del bene come del male.”
    Sei d’accordo con me che l’esistenza di un dovere limita la libertà? Direi quasi quasi che la toglie!
    Il bambino, per espletare alle proprie funzioni vitali (respirare, mangiare, ecc) DEVE fare qualcosa. Quindi non è libero, per niente. A meno che tu non dica che è in grado di decidere se vivere o morire… ma mi sembra, per un neonato, un po’ grossa! Non credi?
    Ancora una volta… un saluto.
    P.s.: credo che il compleanno serva a festeggiare il raggiungimento di una tappa del/nel tempo, il raggiungimento di una meta, non certo a ricordare quello che il festeggiato NON PUO’ ricordare (e probabilmente nemmeno gli altri). Se vuoi… una scusa per far festa!

    1. Egr. Loris,
      certo che comprendo le metafore, anche se non sono “illuminato” dalla Verità assoluta (?).
      Quello virgolettato non è farina del mio sacco, è solo un riporto ed ora che ci siamo Ti dedico, con il permesso dell’ospite che ci ospita, quest’altro, attendendo che Tu trovi altre novità riguardo al tempo ed a quanto finora dimostrato da illustre menti, non certo la mia:

      Fino ad Einstein, come noto, tempo e spazio erano separati e considerati oggettivamente, sulla base della geometria euclidea soprattutto. Lo spazio aveva tre dimensioni e il tempo era misurato con calendari di tipo solare o lunare.

      Con Einstein tempo e spazio diventano una cosa sola, nel senso che, a causa della velocità della luce, essi s’influenzano reciprocamente. Il tempo ha smesso d’essere una questione oggettiva, indipendente dalle sensazioni e opinioni dell’uomo.

      Einstein in pratica fa capire che quanto più aumenta la nostra velocità nello spazio (rapportata a quella della luce), tanto più il tempo rallenta.

      Senza dubbio, tale formula, considerata astrattamente, è vera, ma solo se l’uomo si pone in una condizione spazio-temporale metastorica. Nel senso cioè che quella formula, che pur pretende d’essere vera sul piano “fisico”, può riferirsi a una “fisica” di cui l’uomo comune ha ben poco bisogno.

      Peraltro Einstein cercò di applicare quella formula anche al livello metafisico, elaborando una propria concezione della relatività.

      Si può accorciare il tempo? Si, relativamente, cioè sino a un certo punto. Lo si può fare oggettivamente? No di certo. Se io mi sposto da un fuso orario a un altro, posso accorciare o allungare il tempo, ma è sempre in riferimento al mio tempo iniziale: nessun altro si accorgerà di questo mutamento.

      Il tempo non dipende unicamente dalla nostra percezione soggettiva: esso ha una propria oggettività il cui significato ultimo, per il momento, ci sfugge, poiché tutti noi siamo suoi “figli” e suoi “padri”. Come non riusciamo a vedere l’inizio del tempo, così non ne vediamo la fine.

      Non esiste un punto di riferimento preciso che non sia la nostra nascita personale, che peraltro non è dipesa da noi. Noi non possiamo prendere come punto di riferimento neanche la nostra morte, al fine di chiudere, con un segmento, i due punti della nostra vita.

      L’unico tempo veramente oggettivo che possiamo esaminare è quello degli altri che ci hanno preceduti e che sono morti. Noi ci dobbiamo rapportare a questi morti (coltivando una forte memoria storica) e vivere il nostro tempo, conformemente alle sue specifiche esigenze: un tempo (presente) che sicuramente risulterà molto più chiaro a chi verrà dopo di noi. Nessuno può pretendere di vivere oltre il proprio tempo: sono i posteri che devono decidere se in che misura lo meritiamo.

      Einstein, se vogliamo, non ha scoperto la quarta dimensione dell’universo, ma ha evidenziato che nell’epoca contemporanea gli uomini hanno una grande angoscia del tempo (che passa). Sempre più infatti ci si chiede che senso abbia lo scorrere del tempo, visto che questo fluire spesso è foriero di immani catastrofi, come ad es. le due guerre mondiali.

      Gli esseri umani hanno perso il senso del tempo, proprio perché hanno perso il senso della storia e il significato della loro stessa vita. Gli uomini vorrebbero ridurre a un nulla il tempo, proprio perché sanno che il fluire di questa dimensione implica un’assunzione di responsabilità, cioè il bisogno di aumentare l’impegno personale e collettivo nel cercare di risolvere i problemi dell’umanità.

      Il tempo insomma è una dimensione in cui l’uomo deve giocarsi la sua libertà. In un certo senso è il tempo stesso, col suo carattere di unidirezionalità, che costringe l’uomo a tener conto ch’esiste un irreversibile processo in avanti.

      Il tempo non è una condizione che ci obbliga, fatalisticamente, a fare determinate cose. E’ soltanto una dimensione vincolante, all’interno della quale possiamo muoverci con relativa libertà (la libertà “assoluta”, storicamente parlando, non esiste).

      Chi tiene conto del tempo e lo vive in uno spazio adeguato (necessariamente “sociale” e in sintonia con le esigenze della società), non resta indietro, ma è conforme alla velocità del tempo.

      Mettere in rapporto la propria velocità a quella della luce non ha senso per l’uomo di questo mondo. Lo spazio in cui l’uomo deve vivere resta quello euclideo. Il resto è speculazione arbitraria.

      Non a caso le teorie di Einstein portano a credere che il tempo, in ultima istanza, non esista, in quanto esiste solo la percezione soggettiva che ne abbiamo. Il tempo è uguale all’eternità e questa è uguale al nulla. Siamo in pieno nichilismo.

      Di conseguenza, anche il movimento della massa (o materia) è illusorio, irreale, in quanto -secondo Einstein- non esistono punti di riferimento oggettivi in grado di misurare la velocità della luce.

      E così il cerchio si chiude: Einstein è tornato alla fissità astratta di Parmenide e alle assurdità delle ipotesi di Zenone.

      L’occasione è gradita per salutare Te e chi ci ospita, forse oramai rassegnato alle nostre escursioni/elucubrazioni.

      luigi

      P.S.:
      Certo che non si è liberi; la nascita di per sé ci costringe a non essere liberi e di portarci verso il trapasso, a tempo debito.
      Non esiste alcun libero arbitrio!
      C’è solo la possibilità di pensare, riflettere, farsi delle idee, esplorando l’ignoto e perdendosi anche a parlare/scrivere di “calcio”.

      1. Cosa posso dirti: ancora una volta sfoggio di erudizione! Ma che dimostra, come dico io, che se vuoi dimostrare qualcosa… prima o dopo trovi il modo di farlo. Tu affermi che non è farina del tuo sacco… ma se la pubblichi vien da pensare che la fai tua: perché ripudiarla? Inoltre, in tutta sincerità, mi sembra strano che lo Zio Albert affermasse queste cose. Ma se lo dici tu…
        Saluti.
        P.s.: la possibilità di scegliere se parlare/scrivere di calcio… è proprio un caso di libero arbitrio.

        1. Non sono erudito, egr. Loris, ma dotato di notevole vis polemica supportata dalla continua ricerca della verità; hai presente Diogene?
          Io non cerco l’Uomo, ma …
          Sono i sofisti che dimostrano il tutto ed il contrario di tutto, non certo io che aborro i pareri pro-veritate messi sulla carta per turlupinare qualcuno; quasi sempre se confezionati ad arte e senza verità.
          Non ripudio affatto ciò che riporto, talvolta a favore delle mie tesi ed altre per la dimostrazione, come in matematica, del contrario.
          Ciò che affermava Albert non lo dico io, è tra virgolette, ricavato dal suo pensiero che ci ha lasciato.
          Quando vorrai parlare/scrivere di calcio ci intratterremo sulla “mia” grande Juventus; ma da sportivi e non tifosi.

          Ciao, con simpatia e grazie per la possibilità che mi offri di tirare di fioretto ed anche di sciabola.

          1. Scusa se te lo dico, ma tu ammetti solo una verità: la TUA. In altro contesto il tuo verrebbe definito “fondamentalismo”, sia pure scientifico. Per fortuna, almeno credo, non è di matrice religiosa, né politica!
            Ciao.

  15. M.Loto ciao, io credo molto nei cambiamenti, credo che non esistono cose in eterno. Eterno puo’ essere anche un’attimo, come eterno puo’ essere un attimo di felicità. Sotto questa forma non credo rimarremo eterni, semmai in dimensioni. Nell’amore eterno ma………..ora amo tanto, ma a volte vorrei fuggir via………………………..Buona serata con stima e affetto sempre……..

  16. M.Loto scusami, mi rendo conte di non aver capito il punto………..arrivo dopo le mie riflessioni, buona serata e notte…..

    1. Il punto è questo: riesci ad immaginare l’eternità? E se ci riesci, pensi che si una situazione senza tempo oppure un ripetersi all’infinito di un tempo perfetto, o pensi sia altro ancora?

      In realtà hai già risposto, perché mi è sembrato di capire che per te l’eternità non esiste, anche se ci sono dei momenti di intensità emotiva che te la fanno immaginare…

      Ciao Lulu, ti abbraccio e ti auguro una bella giornata.

      1. M.Loto ciao, si hai capito bene quello che ho scritto, non credo in punti fermi come l’eternità……….credo che semmai si arriva all’eternità verso un percorso di cambiamenti interiori……..buona serata e buon fine settimana con stima e affetto sempre………

  17. Per:

    Loris

    6 marzo 2016 at 9:13

    leggo che non demordi, ma io non sono da me e contesto le menzogne quale quella da Te ora professata.
    Io non ammetto una sola verità, almeno all’inizio del processo di conoscenza; è vero invece che riconosco la verità dimostrata e dimostrabile, che, una volta suffragata da prove, è una ed una sola.
    Conosco, un poco, la Scienza, e cerco la conoscenza; combatto il fondamentalismo religioso e non solo, schieramento del quale mi sembra, e smentiscimi se erro, fai parte.
    Non mi chiedere scusa, ma, per favore, non travisare il mio Pensiero che è e resta Libero.

    Ciao Loris e … stai sereno.

    luigi

    1. Rileggi quello che ho più volte scritto e ribadito, e vedrai che sei in errore. Ma rileggi anche quelli che, in passato, hai scritto tu. E poi… se vuoi parlare di coerenza… E con questo, chiudo la disputa, prima che finisca con un “il mio papà è più bravi del tuo” (mi spiego: un modo per definire e la futilità del nostro discorrere). Ciao.

  18. Eternità, ero bambino che ci pensavo e ora peraltro non lo sono più. Poi, credo di aver intuito cosa sia l’eternità, certo è un concetto metafisico. Va chiarito che l’eternità non è di questo Universo che ha spazio e quindi: tempo. L’eternità è un attimo che dura per sempre, la condizione per raggiungere questo stato è quella di lasciare il nostro corpo terreno per conservare lo spirito. Ecco, lo spirito vivrà in questa condizione, senza spazio e dunque senza tempo. Del resto, ce lo spiega bene Einstein, spazio e tempo vanno di pari passo, l’uno non può esistere senza l’altro. E lo spirito, ha bisogno di avere un punto di riferimento, altre entità spirituali con le quali interagire, diversamente l’eternità sarebbe un’eterna condanna.

    1. Sono d’accordo sul fatto che, in fin dei conti, il nostro spirito è eterno e che, una volta liberato del corpo, non necessita del tempo e dello spazio per esistere. Mi piace anche l’idea che questo abbia bisogno di interagire con altre entità spirituali per avere “gioia”, ma secondo me anche solo per avere un senso di esistenza.
      Un saluto e tanti auguri di buona Pasqua.

  19. L’eternità è un punto fisso nel centro dell’universo che non ha centro, perchè l’universo è infinito e non ha confini nello spazio infinito, in simbiosi inscindibile . Il tempo è un elemento non materia : Dimensione inventata dall’uomo allo scopo di poter misurare la durata di ogni sia azione, compresa quella della propria vita. La fonte del tempo è una piattaforma statica al centro dello spazio infinito dove ogni punto singolare è sempre un cento: ognuno che ne faccia uso partirà da quella fonte e vi girerà intorno fino alla fine della quantità utilizzata e terminerà nel punto da cui era partito. Il tempo è dimensione statica e bifronte verso l’infinità dello spazio . Questa è l’eternità. Non conobbe inizio; non conosce fine. Facile da dire, difficile da capire? Forse si; io che lo scrivo non riesco a vedere fino in fondo, a nord come a sud; ad est come ad ovest. beppe

    1. La tua definizione dell’eternità mi ha lasciato a bocca aperta. Per quanto tu l’abbia descritta accuratamente è un po’ complicata da capire (ho dovuto rileggere due volte) ma è senza dubbio affascinate e… possibile!
      Credo che, per quanto si cerchi di capire, alcune cose siano inarrivabili fino in fondo per il nostro intelletto. Dobbiamo accontentarci di una semplice percezione che non ci permette di capire fino in fondo la natura di queste cose ma ci permette comunque di averne un’idea più o meno chiara, a seconda della nostra sensibilità.
      Grazie, la tua è senza dubbio una grande sensibilità, ti auguro una buona settimana.

  20. Ho intuito in questi giorni che cosa possa essere l’eternità. Ma non proverò a spiegarlo con termini filosofici, bensì con un esempio molto pratico. Ho cinquantanni e percepisco ciò che è accaduto un anno fa come molto vicino nel tempo, rispetto a quando avevo solo cinque anni. Quando avevo cinque anni pensavo che il tempo scorresse molto lentamente, ora penso che scorra molto velocemente. Se avessi 300 anni, un anno fa sarebbe ancora più vicino. Se vivessi un milione di anni, un anno mi parrebbe un secondo. Se vivessi per eoni, gli eventi della mia (luuuuunga) vita mi apparirebbero in sincrono. L’eternità è quando tutto è presente, alla fine dello spazio e del tempo. Pitagora e Buddha dicevano di ricordare le proprie vite precedenti, forse perché al termine dei vari cicli di esistenze vissute si stavano avvicinando all’eternità.

    1. Questa spiegazione mi piace moltissimo perché semplifica un concetto veramente difficile da spiegare. Credo proprio che tu abbia ragione, ti ringrazio per l’interessante commento.

      Buona serata.

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