Perdono
Di solito quando si parla del perdono si riflette su quanto sia difficile lasciare andare il risentimento che si nutre nei confronti di qualcuno che ci ha ferito.
Di contro si pensa raramente a quanto sia difficile chiedere perdono oltre che perdonare.
Il problema è che poche persone hanno l’umiltà di guardare in faccia i propri errori assumendosene la responsabilità.
Può capitare a tutti di causare del dolore a qualcuno involontariamente. Magari abbiamo commesso un’azione che ci ha visto subito pentiti ma non in grado di porvi rimedio. Se si è davvero rammaricati per questo, la cosa più ovvia sarebbe ammettere il proprio sbaglio e chiedere scusa.
Il fatto è che chi si ritrova a voler essere perdonato, pur ammettendo le proprie colpe e dimostrando il proprio pentimento, si espone al giudizio dell’altra persona. Il rischio è quello di non essere perdonato e magari di subire anche un’umiliazione. E questo è un rischio che in pochi vogliono correre.
Al contrario chi perdona è in una situazione di privilegio. Rappresenta la parte offesa che ha in mano la possibilità di assolvere o meno chi lo ha ferito. Quando si sceglie di perdonare, metaforicamente se ne esce sempre vincitori. Il problema è che molte persone sentono la necessità di non darla vinta a chi ha sbagliato nei loro confronti.
Perdono e Superbia
Non è un caso che chi non è in grado di perdonare non è nemmeno in grado di chiedere perdono.
Il nodo che unisce queste due incapacità è la superbia, la madre di tutti i peccati.
Per essere perdonati è palesemente necessario essere umili. Lo è però altrettanto per perdonare perché bisogna essere consapevoli che tutti possono sbagliare, anche noi.
Considerando che il primo passo per migliorarsi è ammettere i propri errori, è importante riuscire a liberarci dai sentimenti negativi che ci rendono ciechi in queste circostanze.
Eppure molte amicizie e famiglie sono state divise dall’incapacità di rinunciare alla propria superbia. Mi chiedo: ne vale davvero la pena?
In fin dei conti i sentimenti negativi danneggiano molto più chi li nutre che chi ne è oggetto. Portare il peso della colpa perché non si ha l’umiltà di chiedere perdono. Nutrire perenne rancore contro chi ci ha ferito per la superbia di credersi migliori. Questi atteggiamenti non faranno altro che renderci persone peggiori.
Chiedere perdono e perdonare possono sembrare azioni difficili. Sono però l’unico modo per slegarsi da brutti ricordi e darsi l’opportunità di voltare pagina.
Lettura consigliata: Il perdono assoluto. Perdonare per crescere di Colin C. Tipping
Le capacità di perdonare, e anche di chiedere perdono, sono molto soggettive. Dipendono da molte cose, fra le quali l’educazione ricevuta, l’ambiente in cui si è vissuto (sostanzialmente il carattere). Anche se fa sicuramente la sua parte, non credo sia la superbia a gestire la disponibilità o meno al perdono, in entrambe le direzioni, quanto piuttosto l’egocentrismo della persona interessata. Se fosse prevalentemente questione di superbia, il perdono sarebbe possibile, o meno, in funzione della controparte. L’egocentrismo invece domina su tutto e su tutti, impedendo sia la richiesta, sia la concessione del perdono. Credo che il perdono coinvolga enormemente l’ego dell’interessato, dominato proprio dall’egocentrismo.
Ciao.
P.s.: grazie per l’occasione di ripassare qualche esame di coscienza/conoscenza interiore.
L’egocentrismo pone il proprio essere al centro del mondo, la superbia pone il proprio essere al di sopra del mondo… quindi continuo a pensare che sia la superbia l’origine principale dell’incapacità di perdonare e di chiedere perdono. Quando ci si crede superiori ed infallibili è difficile ammettere uno sgarbo e, tanto meno, di aver commesso un errore. Invece ho conosciuto molte persone egocentriche capaci però di ammettere di non essere perfette.
Ma è soltanto una questione di termini, l’importante è capire quale tipo di sentimento ci impedisce di avvicinarci al perdono in modo intelligente.
Grazie anche a te, per me è sempre un piacere confrontarmi con chi sa esprimere il proprio parere con pacatezza e serenità.
Ciao, buon fine settimana!
Esatto, i sentimenti negativi sono più’ dannosi per chi li nutre…quando qualcosa ci ferisce bisognerebbe chiedersi se da qui ad un anno, la stessa cosa abbia importanza…molto probabilmente no , per cui e’ molto più semplice lasciare andare i risentimenti. E quando siamo noi a sbagliare, chiedere scusa non serve solo a ricucire i rapporti con l’ altra persona, ma forse significa anche rimettersi in pace con se stessi.
buon fine settimana 🙂
Sono totalmente d’accordo. Sicuramente perdonare e chiedere perdono sono pratiche che ripristinano l’equilibrio interiore mentre portare rancore o sentirsi in colpa non fanno altro che logorarci giorno dopo giorno, come una goccia che battendo sempre nello stesso punto scava una pietra.
Mi piace molto il suggerimento di chiedersi se tra un anno quello che ci ha ferito avrà ancora importanza… ci sono persone che non si parlano più senza ricordarsi neppure il perché!
Ciao Paola, un abbraccio e l’augurio di un lieto fine settimana anche a te.
Quando mi accorgo di aver sbagliato non ho alcun problema ad ammetterlo e a chiedere scusa, per quanto riguarda il fatto di perdonare dipende…..non porto rancore e non odio nessuno ma perdo completamente la fiducia, quindi niente potrebbe tornare più come prima, posso accettare le scuse ma il rapporto non si recupererebbe più comunque.
ops…..buon fine settimana! 🙂
Perdere la fiducia in chi ci ha ferito è del tutto normale, quello che conta è non trascinarsi addosso il risentimento nei confronti di quella persona… e magari stare a guardare.
Se chi ci ha ferito è davvero pentito di quello che ha fatto è molto probabile che non ripeta più lo stesso errore e ci tratti con il massimo rispetto. Dovremmo riuscire ad avere il cuore abbastanza leggero di non avere troppi pregiudizi… ovviamente non dobbiamo essere tanto sciocchi da chiudere gli occhi ma anche non dare a quel rapporto alcuna possibilità sarebbe ingiusto perché tutti commettiamo degli errori!
Buon fine settimana anche a te!
sono convinto che il perdonare è anche dovuto alle origini regionali: si dice che i tirchi sono i genovesi, i papponi i romani, in alcune regioni non si chiede ma si apre il coltello o si fa aprire…
Da noi toscani si dice:
– fanno come i ladri di Pisa di giorno si accoltellano e la notte vanno a rubare insieme… Siamo fatti in tanti modi e le reazioni direi sono sanguigne. Oggi si parla di altre motivazioni come leggo sopra ma guai a essere pecore.
Le reazioni “sanguigne” sono proprio quelle che di solito ci mettono nella situazione di chiedere perdono… meglio ragionare quando se ne ha il tempo e l’opportunità! 🙂
Ciao, buon fine settimana.
La superbia ovvero credersi superiori agli altri e infallibili ci impedisce di chiedere scusa perchè ci toglie la possibilità di fare autocritica. L’orgoglio d’altra parte, gioca un ruolo importante, sia quando si tratta di chiedere scusa, sia quando si tratta di perdonare. Spesso chi ci ha ferito, ci ha ferito nell’orgoglio ed è molto difficile metterlo da parte e perdonare così come è difficile per chi sa di aver sbagliato sacrificarlo e chiedere scusa. Ogni ferita che ci viene inflitta non genera solo dolore, ma anche risentimento verso chi l’ha causata. Il risentimento rimane anche se il dolore si attenua o scompare perchè memorizziamo l’offesa subita, il disamore, l’indifferenza o nel peggiore dei casi, l’odio che l’ha generata e li identifichiamo con la persona che ne è (o ne è stata) causa. Alla fine è questo che ci impedisce di perdonare, non la superbia, non l’orgoglio, ma il risentimento che proviamo. Chi ci ferisce ci limita, limita la nostra capacità di amare e quindi di perdonare. Quando l’amore riprende il sopravvento, quando guariamo davvero dal risentimento, allora il perdono nasce spontaneo e riusciamo a vedere la persona “oltre” lo sbaglio e il torto che ci ha fatto. Riusciamo a ridarle la dignità che il risentimento le aveva tolto, vediamo il male che ha fatto e sappiamo che non coincide con la persona, che la persona vale sempre di più degli sbagli che può avere fatto. E ricominciamo ad amare ed a vivere.
E’ un cammino lento e sofferto di guarigione, che trasforma il male in bene e fa vincere il bene in noi e fuori di noi.
Grazie per lo spunto di riflessione Mr. 🙂
Mi è piaciuta moltissimo la tua riflessione e sono d’accordo soprattutto sul punto che tendiamo ad identificare l’azione che ci ha ferito con chi l’ha compiuta.
Secondo te perché accade questo? perché facciamo così fatica a vedere la persona oltre lo sbaglio?
Ciao, a presto.
Quanto più amiamo la persona che ci ha ferito tanto più è difficile distinguere l’offesa/ferita dal soggetto che l’ha causata. Questo succede, a mio parere, perchè non vogliamo accettare che chi amiamo possa sbagliare, possa fraintenderci o tradirci. Idealizziamo chi amiamo e quando improvvisamente ci rendiamo conto che si tratta di un essere umano capace di sbagliare e di feririci, non riusciamo ad accettare la realtà. I sentimenti giocano un ruolo importante, enfatizzano il bene ed il male e sia nel primo che nel secondo caso, ci impediscono di vedere realmente la persona per quello che è e di amarla così com’è (sbagli e fallimenti inclusi). Questo potrebbe essere un fattore, ma sicuramente ne entrano in gioco molti altri che complicano la situazione. E’ bello aspettarsi il bene da chi amiamo, ma è giusto non dimenticare mai che è una persona come noi e che dobbiamo usargli la stessa tenerezza e comprensione che vorremmo ricevere, se fossimo noi ad aver deluso, sbagliato, tradito. Inoltre lasciarsi prendere dal risentimento e dal rancore alla fine è un male che ci distrugge dentro, il perdono, quello autentico, alla fine libera chi lo da e chi lo riceve.
Ma questa è solo la mia esperienza, quindi limitata.
Ciao, a presto.
La tua analisi è interessante, si vede che sei una persona abituata a pensare ed a guardarsi dentro.
Io credo che non accettiamo che chi amiamo possa sbagliare perché, di fondo, pensiamo che noi non possiamo aver sbagliato nello scegliere quella persona, perché pensiamo di non meritare certe disattenzioni o cattiverie, perché siamo convinti che noi non lo avremmo mai fatto nei suoi confronti.
In fondo in fondo tutto quello che ci porta a provare risentimento e separazione nei confronti degli altri ha origine nella nostra convinzione, anche inconsapevole, di esserne superiori.
Comprendere ed accettare di essere distratti nei confronti degli altri, fallaci ed imperfetti invece, ci aiuta a provare maggiore empatia con chi circonda, facendo scorrere l’amore e rendendo facile il perdono.
Anche la mia esperienza è limitata… ma è proprio mettendo insieme tutte le esperienze degli altri che possiamo che possiamo avvicinarci ad un quadro d’insieme più nitido.
Grazie e buona domenica.
Molto interessanti le vostre belle riflessioni. In effetti credo anch’io che sia molto difficile chiedere perdono e, più spesso, si perdona senza che ce lo abbiano chiesto. Il tempo affievolisce i rancori e fa vedere le cose con maggiore chiarezza. Allo stesso modo, ci offende molto di più l’atteggiamento negativo di chi amiamo rispetto a quello di chi ci è indifferente, perché teniamo a quella persona. Poi ci sono le mamme, che tendono sempre a perdonare i figli, perché “sono parte del loro cuore” e certe donne che perdonano sempre per amore, anche quando non dovrebbero proprio farlo ( vedi i troppi femminicidi di questi ultimi tempi).
Le donne, di solito, sono più facili al perdono. Probabilmente perché sono più avvezze ai sentimenti e comprendono facilmente come vanno certe cose. E si, a volte esagerano perdonando anche dei compagni violenti e questo secondo me perché preferiscono non vedere la realtà.
È vero che spesso si perdona senza che il perdono venga richiesto… e probabilmente questo è anche un bene, perché alleggerisce il cuore ed aiuta a vivere più serenamente.
Ciao, ti auguro una buona giornata!
Sono convinta che sia il chiedere perdono che perdonare sia un dono. So chiede scusa e di perdonarmi se spesso, proprio spesso ho la lingua troppo lunga. Ora viviamo il nuovo problema di Ada che ha già venduto la sua casa e sta cercandone un’altra a tempo fino a settembre. Enrico mi ha guardata e mi ha detto, severo “Mamma ricorda che è la casa di Ada. Bella o brutta sarà quello che vuole lei. Capito mamma?” Questo lo traduco con “Lucia sta a casa tua e non ti impicciare!” Bene, in una settimana ho già chiesto scusa tre volte. Chi non chiede scusa è Paolo. E’ buono, proprio buono, pensa al bene della famiglia, figli, nipoti e moglie, ma non chiede mai scusa.
E so perdonare. Il guaio è che non dimentico. Ricordo sempre tutto per filo e per segno. E so di aver perdonato e di non serbare rancore. Ora tocco un argomento particolare. Valeria, amore mio grande, è stata investita da una macchina, mentre tornava da scuola in bicicletta. Parlando del bene e del male, sono solita dire che il bene che era Valeria, la sua gioia di vivere si è scontrato con il male di una persona la cui colta era di voler andare a casa in fretta. Alla cerimonia del funerale. Ero ferma tra la mia mamma e Paolo. Ascoltavo la preghiera dei fedeli e dentro di me una voce diceva “ora diranno una preghiera per chi l’ha investita”. Seguivano sull’altare un amico, dopo l’altro, ma non sentivo le parole che desideravo. Alla fine sono andata all’ambone e ho chiesto di pregare anche per chi soffriva (era presente, ma non l’avevo visto) per aver investito un germoglio in fiore una bimba che era undono di Dio, come lui.” Nella Chiesa un silenzio profondo. Poi la cerimonia è continuata. Non ho denunciato quell’incidente. I carabinieri me lo hanno chiesto parecchie volte. Ma non l’ho fatto e Paolo era d’accordo con me. Non abbiamo avuto una lira dall’assicurazione. Non posso pensare di avere dei soldi per la vita di mia figlia. E’ fuori dai miei pensieri. Il mio papà e la mia mamma “gli avresti potuto fare un monumento!!” Ma ci pensi??? Invece abbiamo devoluto le offerte ad una associazione di handicappati a cui Valeria era affezionata. Perdonato? Mi pare di sì. Ho avuto altri momenti in cui ho dovuto perdonare: il padre di Elena, che ha lasciato mia figlia Ada incinta dopo 8 anni di fidanzamento. Uno dei ragazzi che frequentavano la mia casa e che ho aiutato ad entrare in Banca. Si è fatto dare tutti i soldi da Paolo e da un altro nostro amico, dicendo che lui avrebbe saputo farli fruttare con ottimi investimenti e poi li ha spesi in viaggi e vita lussuosa in un’altra città…..Perdonati? Hanno chiesto perdono tutti e due, quindi perdonati. ma come vedi non dimentico. Col Padre di Elena i rapporti si sono riallacciati da tre anni, però è Elena che ora ha 16 anni che non perdona.
Oh, si è fatta quell’ora in cui la tristezza bussa. Mi farò una camomilla e raggiungerò Paolo. Buonanotte.
Cara Lucia credo che se sei riuscita a perdonare chi ha ucciso tua figlia, la tua capacità di perdono è sconfinata. Hai un cuore grande e colmo d’amore ed i tuoi cari sono senza dubbio fortunati. Perché l’amore compensa ogni nostro limite, ogni nostro difetto…
Ti abbraccio.
Entrambi difficili ed entrambi soggettivi. A volte si tende a perdonare certe persone e altre no, a volte si riesce con cuore chiedere scusa a qualcuno mentre con altri è più difficile.
Perdonare e saper chiedere scusa dovrebbero essere una linea generale nel nostro comportamenti ma con gli anni muta, muta a seconda dei soggetti che tendiamo a perdonare e a cui chiediamo scusa perché forse più che a perdonare il soggetto ci troviamo nel conflitto se perdonare o no una determinata azione. Chiedere scusa, forse a volte l’imbarazzo è tale anche da vergognarsi di chiedere scusa, altre volte non sappiamo nemmeno perdonare noi stessi, come ci potrebbe perdonare l’altro?.
Buona serata :-))
Io penso che davvero in pochi valutino l’azione piuttosto che la persona che l’ha commessa. Molti perdonano più facilmente chi amano, altri invece più si sentono traditi nell’affetto e meno riescono a perdonare.
Per quanto riguarda invece il fatto di non riuscire a perdonare se stessi ti do assolutamente ragione. Il fatto di vergognarsi per quello che si è commesso è uno dei fattori che influiscono maggiormente sul non riuscire a chiedere perdono… ed invece riuscirci significherebbe liberarsi di un peso enorme!
Ciao Carola, a presto.
chiederlo è difficile ma anche concederlo…perché perdonare vuol dire dimenticare e qui sta il problema. ovviamente parlo di gravi offese…
Non sono d’accordo sul fatto che perdonare voglia dire dimenticare.
Perdonare significa piuttosto accettare l’errore di qualcun’altro. Della serie, io non dimentico quello che tu mi hai fatto, ma sono convinto che hai capito di aver sbagliato e che cercherai di non rifarlo più.
Perché se ci pensi quando sei veramente pentito è difficile che ripeti due volte lo stesso errore. Il problema nasce quando si chiede perdono soltanto a parole… ma credo che una seconda occasione debba essere concessa a chiunque.
Ciao, ti auguro una lieta giornata.
La persona dotata di materia grigia, quando si accorge di aver sbagliato, chiede scusa.
Mi è capitato, di rado, ma mi è successo; cerco di stare sempre dalla parte della Ragione e mai in mala fede comunque. Costa fatica, ma si può guardare il prossimo a testa alta, negli occhi, vantando “crediti”.
Il perdono è altra cosa, sui fatti più gravi, che però io ritengo debbano escludere quelli relativi a danni fisici e/o morali; di certa gravità questi ultimi.
Ci può essere un “perdono” su episodi di relativa importanza che può essere concesso a prescindere da richieste in tal senso.
Chi ha più sale in zucca lo usi!
Dimentico presto le offese ricevute se non gravi; le altre non vedranno mai l’altra guancia mia offerta a chi merita invece il mio disprezzo più totale/profondo/feroce/ …
Ciao
Sono d’accordo sul fatto che se una persona usa la ragione e si accorge di aver sbagliato chiede scusa. Purtroppo però in queste faccende è spesso l’istinto a prendere il sopravvento.
Io non dimentico mai le offese, anche quando non sono gravi, però cerco sempre di comprendere e questo mi porta a perdonare abbastanza facilmente.
Solo in pochi casi mi è capitato di allontanare qualcuno… e questo è accaduto quando i suoi ripetuti errori mi hanno fatto pensare che avesse una cattiva natura ed il problema non fosse nelle sue azioni ma nel suo animo. In questi casi si può certamente perdonare ma non avrebbe alcun senso continuare a lasciarsi far del male.
Ciao Luigi.
Chiedere e concedere perdono hanno in comune la stessa componente: l’umiltà. Ora resta da stabilire se quest’ultima sia un pregio o un difetto dell’uomo. Meno male che ognuno è libero di pensarla come vuole. Salve Mr. Loto
L’umiltà, quando è sincera, è sicuramente un pregio… se non lo fosse sarebbe sicuramente molto più diffusa! 😉