Togliersi la vita è un gesto estremo. È un gesto estremo perché pone fine a qualsiasi forma di evoluzione futura. Allo stesso tempo non permette di tornare indietro.
Uccidersi è un gesto dettato dal dolore. Può essere un dolore fisico, visibile a tutti, oppure un dolore interiore. Quest’ultimo è molto più difficile da identificare negli altri.
Chi sceglie di uccidersi ha definitivamente perso la speranza e, senza dubbio, non trova nessuna buona ragione per continuare a vivere.
Togliersi la vita provoca molto dolore e sensi di colpa in chi ci vuole bene. Gli amici ed i familiari di un suicida difficilmente riescono a comprendere le cause di questo gesto estremo. Difficilmente si danno pace.
Alcuni pensano che chi ricorre al suicidio abbia un grande coraggio per commettere un gesto simile. Altri, come me, il coraggio lo vedono nell’affrontare le avversità e non nel rifuggirle.
In ogni caso nessuno di noi può giudicare da fuori quello che passava nell’anima e nella mente di chi si è suicidato.
Perché il suicidio è un atto di assoluta disperazione.
Per chi è credente ci sono poi dei rivolti etici.
Togliersi la Vita è Peccato
Uno dei Dieci Comandamenti dice: “Non uccidere”.
“Non uccidere” indica chiaramente il divieto assoluto di uccidere, né gli altri né se stessi.
Togliersi la vita, per chi crede in Dio, vuol dire dunque morire contravvenendo ad un comandamento, quindi in peccato mortale. Significa che l’anima di chi si suicida non può essere salvata.
Al di là della fede, uccidere è considerato un crimine in tutto il mondo. Togliersi la vita, uccidendo se stessi invece, è considerata spesso una forma di libertà, un diritto.
Difficile dire in modo oggettivo cosa sia giusto o sbagliato.
Di una cosa però sono certo.
Viviamo in un mondo che ci disumanizza. Abbiamo tutti bisogno di coltivare la nostra forza interiore, la bellezza e l’amore.
Per non sentire il desiderio di togliersi la vita bisogna riscoprire il valore di questa vita, dando un senso anche al nostro dolore ed a quello degli altri.
Lettura consigliata: Il suicidio, studio di sociologia di Émile Durkheim
Ci vuole più coraggio per vivere, in determinate condizioni, o per morire?
Domanda intrigante.
Credo che ognuno di noi abbia il diritto di chiudere i rubinetti della vita se questa è fatta solo di sofferenze indicibili di Salute fisica.
Ciao da luigi
Personalmente trovo difficile pensare al suicidio come ad un “diritto”. Anche se è vero che molti possono sceglierlo liberamente ed altri no, come ci ricorda il recente e tristissimo fatto di cronaca.
Mi colpisce che tu ti riferisca specificamente alle sofferenze fisiche. Credo che chiunque si tolga la vita soffra moltissimo, anche se magari non si vede dall’esterno… si può davvero fare una distinzione?
Ciao, buona giornata.
Ognuno è “padrone” della propria vita!
Non è vero che il recente fatto di cronaca non ha evidenziato che la scelta era del morituro!
Certo che si può fare una distinzione; un suicidio per amore, per esempio, è una stronzata! Ciò non toglie che l’autodeterminazione sia sempre un diritto!
Quando lo stoppino della vita si è quasi esaurito ed è tenuto in vita da artifici, la candela ha il diritto, ripeto diritto di scegliere se continuare a soffrire senza soluzione positiva oppure no.
Almeno in questo frangente, per il recente fatto di cronaca, lascia stare, Ti “prego”, la Fede!
Ciao da luigi
Vorrei capire perché un suicidio per amore sarebbe una stronzata.
Vogliamo dare il diritto all’autodeterminazione della propria vita e morte ma non la “libertà” di scegliere i propri valori o giudicare la propria sofferenza
Una rinuncia alla vita solo perché è finito l’amore è una …, non mi ripeto e/o dilungo poiché pensavo fosse già di per se stesso chiaro.
Non ho privato alcuno della “libertà” del suicidio per amore, ho solo detto/scritto che è una cosa “non corretta” e non giudico mai la sofferenza altrui; ma c’è una scala di valori della e nella vita che occorrerebbe rispettare.
Salva sempre la libertà di ognuno di decidere e la mia di valutare – non giudicare – la opportunità di un gesto definitivo.
Se incontro un suicida per amore cerco di dissuaderlo, poi mi ritiro nella mia vita e lascio spazio alle scelte altrui.
Anni addietro un amico nella nostra comitiva, lasciato dalla fidanzata dopo anni di “amore”, era disperato, fuori di testa e minacciava il suicidio.
Non saliva mai in macchina con me, sapeva che ero piuttosto veloce; ma i tempi, traffico e macchine dell’epoca, consentivano di andare spediti. La vettura era una Giulietta Spider 1600 cc una vera bomba e con un “manico” di tutto rispetto.
Pino, il suo nome, fuori di testa e confuso, accettò di accompagnarmi per un breve tratto, scattò la trappola; gli feci prendere una tale strizza, con la morte davanti agli occhi, per una persona piuttosto calmina come era lui, che quando discese dalla vettura baciò per terra, ancora tremante e lasciò ogni proposito di farla finita.
Ciao Didu da luigi
P.S.:
Altra cosa è la fine che si cerca quando la sofferenza, vera, fisica – non scherziamo su questo! – non lascia speranza da dentro un tunnel sempre più lungo e buio.
Non ho detto che non ha evidenziato che la scelta era del morituro. Al contrario ho detto che ci sono persone che possono facilmente uccidersi ed altre no, esattamente come dj Fabo che era impossibilitato a farlo senza un aiuto, anche se lo voleva, anche se lo hanno messo nella condizione di potersi uccidere da solo, seguendo la sua volontà (e molto denaro…).
Ovviamente la fede non vale per tutti, è un dato di fatto, sto cercando di analizzare la cosa da un punto di vista generale.
Come fai a dire che chi soffre per amore se si uccide fa una stronzata e chi invece soffre fisicamente esercita un diritto? E chi è vittima di bullismo o della cattiveria altrui? E chi non riesce a trovare un lavoro per mantenere la famiglia o onorare i debiti? Esiste una causa più di un’altra valida per uccidersi? Oppure il gesto in se è un diritto assoluto che vale per tutti?
Mi interessa molto il punto di vista altrui su questo tema così difficile.
In alcuni popoli è socialmente accettato togliersi la vita se lo si fa privandosi del cibo, sostanzialmente viene ritenuto “giusto” suicidarsi solo lasciandosi morire di fame. Questo perché, essendo una morte lunga e difficile, determina un reale e profondo desiderio di andarsene e permette di cambiare idea in corso d’opera.
Ho scritto solo di amore, non ho generalizzato!
Se vuoi ne esaminiamo uno per uno, ma la casistica richiede tempo; per esempio ci sono anche fragilità umane che portano a tale scelta (bullismo) o considerazioni morali/sociali, in primo tempo trascurate, quando si posa per pose sconce o scene di sesso che poi vengono divulgate via Internet.
Il sig. Fabio aveva manifestato tale volontà e tale la sua scelta di vita/morte deve essere rispettata, anche nell’eventuale testamento biologico.
Ciao Mr Loto
Ciao Luigi, scusa ti sei sentito attaccatto; nello scrivere ho usato la seconda persona ma la mia era una riflessione generale e non personale.
Contrariamente a te, io non credo ci sia ” una scala di valori della e nella vita che occorrerebbe rispettare” nel senso che non credo che questa scala sia universale per genere umano ma dipenda dalla regione dalla cultura e anche dall’epoca e non credo che la mia, la nostra, sia più corretta di quelle di altri.
In alcune parti del mondo la pena capitale è ritenuta giusta; senza andar lontano; anche da noi 500 anni fa bruciare in piazza Bruno era considerato giusto; oggi non più. Noi e la nostra cultura non siamo all’apice della cività anche se ognuno lo pensa di se. Probabilmente la scala di valori che abbiamo noi tra 100 sarà diversa e opsoleta. Per questo se uno mette l’amore e la vita di coppia come valore supremo per vivere o morire, non ci resta che accettarlo.
secondo me
Ciao Luigi
Buon giorno caro Amico,
un argomento delicato.. Non avevo mai avuto il desiderio di morire o togliermi la vita… ma ci sono momenti in cui non vorrei essere mai nata su questa terra..
Si secondo la Bibbia il suicido e un peccato..
Ci sono persone che si uccidano per varie motivi, noi ovviamente non siamo capace di comprendere il perché.. per il fatto che forse per noi il loro problema non sarebbe un problema..
Sinceramente anche io e mio marito abbiamo parlato ipotizzando in casi estremi al omicidio o alla eutanasia, questo sono cose di cui si pensa e si discute a volte..
Mio padre mi disse anni fa: “se scappiamo per ogni problema della vita, non possiamo mai sapere cosa ci da il futuro” per lui il suicidio era come la fuga della vita, della responsabilità..
ti abbraccio Rebecca 😉
Per quello in cui credo trovo l’eutanasia una pratica terribile, soprattutto perché si spinge qualcun altro ad uccidere. Sarebbe bene evitare da subito l’accanimento terapeutico. Tornando al suicidio direi che la mia visione è simile a quella tua padre ma capisco che non tutti hanno la stessa forza d’animo e che molti hanno battaglie davvero difficilissime da combattere in cui a volte si può uscire sconfitti e talmente psicologicamente distrutti da non avere più il desiderio di rialzarsi.
Anche quando non si condivide una scelta, secondo me, bisogna sempre cercare di comprendere.
Il fatto è che sarebbe bello riuscire a dare dei buoni motivi a tutti per rialzarsi e continuare a combattere!
Ultimamente in Italia si parla tanto del suicidio assistito ma nessuno parla di come aiutare chi ogni giorno sceglie di vivere con handicap e malattie gravi. Mi pare che stiamo perdendo un po’ il senso delle cose…
Ciao, un abbraccio e l’augurio di una buona giornata.
Hai ragione, non ci insegnano a vivere con le malattie, anzi ci danno l’indirizzo dove possiamo sfuggire dalla vita..
… e questo fa pensare….
Il suicidio può essere considerato un atto estremo nella nostra cultura; in altre può essere solo una scelta come quella di sposarsi o meno; è una delle differenze che mi porta ad avvicinarmi e conoscere le culture orientali.
Una precisazione: Il suicidio è un peccato per la chiesa; non per dio!
Il comandamento era “non uccidere il tuo prossimo” (dove nella cultura ebraica il prossimo erano le persone con cui si vive a contatto)… la propria persona non rientrerebbe.
Infatti Israele ha fatto fior di battaglie e ucciso migliaia di persone per dio e conquistare la terra promessa guidato da dio stesso… mi sembrerebbe anche una contraddizione troppo grande se dio avesse dato dei comandamenti e allo stesso tempo avesse spinto il suo popolo a infrangerli.
Uccidere in battaglia per dio non è reato… e a quanto pare non lo è neanche il suicidio
Ciao Didu, ti devo contraddire, il comandamento dice “Non uccidere” e non aggiunge altro, a differenza del comandamento che dice “Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.”
Questo concetto è comunque spiegato molto bene da Sant’Agostino nella sua opera del 429 d.C. “La Città di Dio”. Il passo in questione è contenuto nel libro I,20. Questo il testo:
Il suicidio è omicidio
20. E a ragione in nessuna parte dei sacri libri canonici si può trovare che ci sia stato ordinato o permesso di ucciderci per raggiungere l’immortalità ovvero per evitare o liberarsi dal male. Al contrario si deve intendere che ci è stato proibito in quel passo in cui la Legge dice: Non uccidere. Da sottolineare che non aggiunge “il tuo prossimo”, come quando proibisce la falsa testimonianza: Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Tuttavia se qualcuno testimoniasse il falso contro se stesso, non si può reputare immune da questo reato, perché chi ama ha ricevuto da se stesso la misura dell’amore al prossimo. È stato detto appunto: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Dunque non è meno reo di falsa testimonianza chi testimonia il falso di se stesso che se lo facesse contro il prossimo, sebbene nel comandamento con cui si proibisce la falsa testimonianza, è proibita contro il prossimo e a chi non interpreta rettamente potrebbe sembrare che non è proibito presentarsi come falso testimonio contro se stesso. A più forte ragione dunque si deve intendere che non è lecito uccidersi, giacché nel precetto Non uccidere, senza alcuna aggiunta, nessuno, neanche l’individuo cui si dà il comandamento, si deve intendere escluso.
Il testo completo lo trovi qui: http://www.augustinus.it/italiano/cdd/cdd_01_libro.htm
“Non uccidere“: L’originale ebraico ‘ratsach’ non si riferisce a qualsiasi tipo di uccisione, ma solo a quella ingiusta, illegale, ad esempio l’uccisione di un membro del proprio gruppo di appartenenza. Ne consegue, a contrario, che uccidere un membro di altri gruppi, soprattutto se nemici, non è solo ammesso, ma quasi raccomandato. A riprova del fatto che non stiamo travisando il significato originale vi è traccia della stessa interpretazione anche nel sesto comandamento del Corano, che recita: “Non ucciderai nessuno di quelli che Allah ti ha proibito di uccidere, se non per giusta causa”.
…coerentemente col resto del testo in cui uccide e ordina uccisioni
Però non vorrei spostare il tema di riflessione.
Si, in effetti così stiamo andando un po’ fuori tema. Ti ringrazio comunque per l’intervento, è sempre utile ascoltare il punto di vista di qualcun altro.
Un saluto
Dio è il Signore della Vita. “Ti ho conosciuto quando ancora non avevi un nome” “Il tuo nome è scritto sulla mia mano” ……
Anche ieri sera su SAT2000 c’era un dibattito sul diritto a “staccare la spina” Io andrò fino in fondo. E se incontrerò qualcuno che avrà quel pensiero cercherò di stare con lei/lui per aiutarlo a non soffrire.
“vorrei ridare l’infinito all’uomo perchè il desiderio del cuore ne testimonia la presenza?” “Sì”!
“Io andrò fino in fondo. E se incontrerò qualcuno che avrà quel pensiero cercherò di stare con lei/lui per aiutarlo a non soffrire.”
In questa tua frase è riassunto tutto il tuo coraggio, tutta la tua fede e tutto il tuo amore.
Ti abbraccio.
Oh non ti ho salutato caro, paziente mr. Loto! Allora buonagiornata. Qui c’è il sole e appaiono le margheritine nei prati e le gemme sui rami. Le prime gemme! (Segno di vita, segno di resurrezione!)
La Primavera è ormai nell’aria e nessuna stagione come questa ci ricorda il continuo rinnovarsi della vita… a prescindere dalla nostra volontà! 😉
Ciao, buona serata.
Penso che questo sia uno dei temi più difficili da affrontare, perché coinvolge non solo la vita e la morte ma anche l’etica, la libertà di scelta, la religione. Perciò non me la sento di esprimere un parere ”valido”, bisognerebbe essere nei panni di chi si suicida o di chi sceglie l’eutanasia, condividere la sua terribile sofferenza che (a toro o a ragione) è senza speranza.
Però ricordo sempre le parole di Papa Francesco: “Chi sono io per giudicare?”
Per giudicare non siamo nessuno ma credo che sia lecito e doveroso cercare di comprendere, affinché il “chi sono io per giudicare” del Papa non si trasformi nel “me ne lavo le mani” di Pilato.
Ciao, buona serata.
E’ indispensabile, poiché il dibattito si protrae, addentrarsi con cautela e rispetto, da persone terze, nelle scelte finali della vita che possono portare alla morte; quando trattasi di motivi di Salute.
E’ fin troppo facile “pontificare” essendo al di fuori del e dal problema, per se stessi o per propri cari.
Conosco i corridoi dei Reparti di Oncologia ed invito tutti a vere riflessioni, ma non certezze sulla vita e sulla morte desiderata da altri nella specificità et similia, per Malattie senza ritorno, quando così acclarate/conclamate dalla Scienza.
Al riguardo ed a beneficio di tutti gli Uomini di Fede riporto quanto si dice/legge a proposito di un Papa:
”
”
martedì 18 settembre 2007
Wojtyla ha rifiutato le cure?
Sull’ultimo numero della rivista MicroMega è apparso un intervento di Lina Pavanelli, medico anestesista, che ricostruisce dal punto di vista clinico gli ultimi giorni di Karol Wojtyla, mettendo in evidenza soprattutto la stranezza del ritardato inserimento di un sondino naso-gastrico per l’alimentazione enterale, che secondo alcune fonti risulterebbe essere stato applicato al paziente solo il 30 marzo, alla vigilia della crisi finale; troppo tardi per impedire il grave deterioramento organico del paziente, dovuto alla denutrizione (il papa, a causa del morbo di Parkinson, era ormai quasi incapace di deglutire) e al conseguente crollo delle difese immunitarie. Dell’articolo è apparso un sunto su Repubblica («Quei lunghi silenzi sull’agonia di Wojtyla», 14 settembre 2007, p. 56), che si conclude con queste parole:
È il caso di domandarsi il perché tanta avarizia di notizie, insieme al silenzio di tutti gli organi di informazione vaticani sulla patologia che portò il papa alla morte. Impossibile dare una risposta, ma è certo che, in questo caso, la «riservatezza» ha aiutato a coprire un’evidente contraddizione tra l’esperienza umana di Karol Wojtyla – in qualità di paziente – e le dottrine del «bene oggettivo», da lui pubblicate, che sono la questione cruciale delle crociate politiche degli organi istituzionali della Chiesa.
Detto in altre parole: Karol Wojtyla si sarebbe lasciato morire, rifiutando un intervento altamente invasivo ma che avrebbe potuto prolungarne non di poco l’esistenza. …
“.
Un saluto da luigi
Anche io sono contro l’accanimento terapeutico.
Rifiutare delle cure non equivale al suicidio, soprattutto per una persona di fede! Ci si mette nelle mani di Dio invece che in quelle degli uomini, senza provocare direttamente la propria morte.
Ciao, buona giornata.
Invece rifiutare cure, quando allungano senza speranze la sofferenza, equivale a suicidio che altro non è se non togliersi la vita.
Se sei contro l’accanimento terapeutico devi anche convenire che si ha il diritto di “staccare la spina” – o far staccare la spina – quando lo si ritiene necessario.
Lascia stare Dio (?) che, se c’è, ha altro da fare.
Ciao e stiamo tutti un po’ più attenti a dissertare, seduti comodamente alla scrivania, davanti ad un PC, senza entrare minimamente nei panni di chi soffre per davvero e di coloro che stanno vicini ad una tragedia.
Solo se si è “dentro” la questione si può dire qualcosa, per se stessi e non per gli altri; sia chiaro.
Il suicidio assistito è come il divorzio; c’è ma non è detto che tutti vogliano avvalersene. Importante è che ci sia e che la Società non sia crudele di fronte alla sofferenza dei singoli.
luigi m.
No Luigi, rinunciare alle cure non è suicidio… è lasciare che la natura faccia il suo corso. Guarda che può anche succedere di sopravvivere!
Essere contro l’accanimento terapeutico significa, per me, essere contrario all’applicazione di macchinari che tengano in vita quando una persona potrebbe non essere in grado di sopravvivere in autonomia. Ed è una scelta molto difficile.
Staccare un macchinario dopo che si è tenuto in vita qualcuno artificialmente è un gesto molto diverso, almeno per come la vedo io.
Poi, come giustamente hai scritto, non si possono comprendere a fondo certe situazioni senza esserci mai passati.
La società non dovrebbe essere crudele davanti alle sofferenze dei singoli dandogli delle buone ragioni per sopravvivere, aiutandoli a trovare delle possibilità, invece che limitarsi a permettergli di ammazzarsi “legalmente”.
Nonostante questo mio pensiero, non ho un’opinione definita sul suicidio assistito e, al di là della fede, sul suicidio in generale.
Sto cercando di approfondire la questione con voi.
Ciao, buona giornata.
Sei contro l’accanimento terapeutico per come da Te inteso e poi dichiari che staccare un macchinario … è gesto molto diverso.
Sbaglio o sei in confusione stante l’argomento delicatissimo che consiglia prudenza e non pulpiti blateranti?
Ciao da luigi
P.S.: Hai mai sentito parlare del Libero Arbitrio, nell’accezione più completa del termine?
Probabilmente mi sono espresso in modo poco chiaro ma ti assicuro che le mie idee sono chiare in merito. Ovviamente mi rendo conto che questo è un tema molto personale e, al di là della mia opinione, ci sono molti modi di vedere la cosa. Detto questo, certo che conosco il libero arbitrio!Infatti mi interessa leggere le vostre opinioni. E tu? Perché sul mio di arbitrio hai sempre da ridire… ?
Un argomento molto delicato, personalmente ritengo che ognuno abbia il diritto di decidere di poter morire con dignità, quando sa che ormai non c’è nulla da fare e che la sua morte verrebbe comunque dopo atroci sofferenze.
Quindi ritieni che abbiano il diritto di suicidarsi solo quelli che soffrono fisicamente per una malattia incurabile…
Il problema sorge se una persona si convince che “non c’è più niente da fare” anche se, magari, non è così.
Purtroppo si parla tanto di morire con dignità ma nessuno cerca di dare dignità a tutti quelli che vogliono vivere, nonostante molti e gravi problemi. Loro, nella maggior parte della gente, suscitano solo pena.
Un saluto.
sì è così, al di là di questo, se c’è la salute, penso che ci sia sempre una via d’uscita, anche quando sembra impossibile…..
…può capitare che una qualche forma di via d’uscita ci sia anche se manca la salute…
Ciao, a presto!
Che la vita sia un dono… è tutto da discutere. E forse non lo sapremo mai, al di fuori delle convinzioni filosofiche/religiose.
Ma che io abbia il diritto di decidere della mia vita… credo sia sacrosanto. Giusto che io abbia la possibilità di valutare il gesto da molti punti di vista, tutti giusti, tutti sbagliati. Ma alla fine dovrò essere io l’artefice della decisione: continuare a soffrire (fisicamente o psicologicamente, non importa), o farla finita. Il suicidio è senz’altro l’esercizio del libero arbitrio, se mai esiste.
Come pure aggiungo che non abbiamo il diritto di negare la morte a chi la desidera, di imporgli di continuare a soffrire, per motivazioni che non sono sue.
Giusto semmai, se del caso, il compito di noi tutti capire se qualcuno soffre “oltremisura”, e cercare di dargli un sostegno, un appoggio.
Ricordiamo che la morte è la fine di una fase di passaggio (sulla Terra), e nessuno sa quando è il momento di morire, né come deve avvenire, e quindi, perché no, anche col suicidio. Non abbiamo la conoscenza per imporre certe scelte.
Ciao a tutti.
Mi sembra un punto di vista coerente e condivisibile, soprattutto per chi non è credente e non vede quindi nel gesto del suicidio un’azione priva di morale (come l’uccidere in generale).
Ciao, a presto.
quale altra magagna dell’uomo intendi esplorare nel prossimo post?
non importano gesti estremi per morire è sufficiente lasciarsi andare all’apatia e farsi annullare dal freddo del cuore. La vita è bella credo che sia un film che lascia poche fantasie ma riesce a far pensare
Il tuo commento mi ha fatto riflettere. Quanti che ci sembrano vivi sono effettivamente “morti” da tanto tempo… e la cosa triste è che in questo mondo in pochi si preoccupano che questo non accada a chi gli è vicino.
La vita è bella è un film che insegna molto sul valore del vita che spesso dimentichiamo.
Ciao, alla prossima magagna! 😉
Una questione molto complessa e delicata quella del togliersi la vita. In genere chi decide di attuare questo gesto estremo, lo fa per totale ed assoluta disperazione e la disperazione purtroppo toglie ogni luce dall’anima e fa precipitare in un abisso dal quale è difficile uscire….solo evitando di arrivare fino in fondo all’abisso, è possibile escludere la dolorosa decisione. Sicuramente ciò è frutto di un’immane sofferenza dell’anima ed in alcuni casi anche del corpo….la sofferenza insopportabile della quale il suicida pensa di liberarsi.
E’ un gesto terribile, espressione della fragilità umana. Comunque non è possibile giudicare e poi ogni caso è una questione a sè.
Un caro saluto
Direi che sono totalmente d’accordo con te… ed aggiungo che oltre al fatto che ogni caso è a se, difficilmente da fuori potremmo mai essere in grado di giudicare la gravità o meno della situazione. E questo è abbastanza sconfortante perché ci è preclusa la comprensione di chi ha compiuto questo gesto.
Grazie per il commento, buon fine settimana!
Grazie per essersi dedicato nuovamente a questo tema,molto delicato tra l’altro.
Spesso in passato anche io cercavo di astenermi nel dare un giudizio con un pregiudizio mio personale su chi si togliesse la vita.Pian piano però mi sono resa conto che era una menzogna, che mentivo a me stessa e conseguentemente anche agli altri, perché non esprimendo nulla voleva dire mancanza di accettazione verso questo gesto, nessuno sconto per cause di nessun genere e verso nessuno.
Sento che è una delle prove alle quali si viene esposti quasi tutti, perché la vita non è sempre rose e fiori, non è tutta in salita e nemmeno tutta in discesa,Siamo qui per mettere alla prova noi la vita o la vita a noi?Chissà, spesso pensiamo di esercitare un libero arbitrio perché quella Vita è Nostra e se così non fosse?Se la vita non fosse nostra siamo Certi di staccare la spina verso chi non ‘ è noi?Io credo che dipende molto dal Senso di Appartenenza che diamo al senso di Vita prima che diventi Morte..
Qualcuno dice spesso : la vita è mia, faccio quello che Voglio?Mi verrebbe da dire sei sicuro che quella vita è di tua proprietà? Non so perché mi trovo a dire questo, ma lo dico come se fossi tenuta a bloccare l’irreparabile.
Ci vuole molto allenamento per capire alcuni concetti, per mettere o non mettere in atto un pensiero, se ci sono forti radici dentro ognuno di noi capiremo che nessun momento è per sempre, ed ogni passo è fonte di crescita spirituale.Se sentiamo quel senso di spiritualità da cui spesso fuggiamo, sapremo sempre cosa fare o non fare al momento opportuno.
Voglio precisare che qui non parlo di Dio come punitore o ricompensatore scaricando il nostro piccolo dio interiore verso un Entità grande su cui gli uomini si accaniscono nei più disparati scontri legati a religione ,ateismo, e chi più ne ha più ne metta.
Mr.Loto
Buon pomeriggio.
Sei sicuro che quella vita è di tua proprietà?
Partendo da questa tua riflessione si potrebbe iniziare un dibattito senza fine tra chi crede in un Dio Creatore e chi invece no. La questione è davvero difficile proprio perché tante, troppe sono le variabili del nostro animo o, se si preferisce, della nostre psiche.
Io posso dire cosa è giusto per me, secondo quello in cui fermamente credo, secondo le mie esperienze e secondo la mia sensibilità… ma potrò mai trovare in questa tematica un punto di vista oggettivo che sia giusto per tutti?
Temo che questo sia uno dei misteri della vita che non potremo facilmente comprendere qui e adesso… a volte l’allenamento a certi tipi di riflessioni non basta, perché il nostro intelletto è limitato quando si tratta di osservare tematiche così grandi e di cui sappiamo così poco come quella della morte.
Buon fine settimana.
Pienamente d’accordo e forse esattamente per questa ragione non tutti gli esseri umani si suicidano,altrimenti la nostra estinzione sarebbe avvenuta da un bel po’…. Ma se non tutti si suicidano non esclude appunto che nessuno non ricorra al suicidio.!!
Perché ci sono persone che contraggono la stessa malattia tumorale di altre e riescono a sconfiggerla ed altre non ce la fanno?Ripeto parliamo di uguale diagnosi…colui che muore ha delle debolezze in più rispetto a chi sopravvive,debolezze fisiche e mentali..e poi la Cura…in che modo si è curato, ……..e non parlo solo di cura farmacologica o con prodotti naturali..ma la cura che ha ricevuto prima di ammalarsi….amore,rispetto, stima , considerazione,..etc..Io credo che soffriamo tutti della/e stessa/e malattia …..ma è il modo in cui affrontiamo queste avversità che cambia.
Certo non è di nostra proprietà la vita ma ci piace sfidarla sempre anche nei ragionamenti ,affinché il punto di vista di qualcuno abbia più validità di quello di qualcun’altro….chi si aggrappa alla fede …..chi alla scienza….chi alla vita…chi alla sequenza …spero sempre meno al suicidio..
Un appunto, si è mai suicidato qualcuno per la gioia che la vita gli stava donando?E perché sta domanda ….qualcuno penserà!!!
Vi lascio nel Dubbio…… l’unica Verità in cui tutti siamo d’accordo credo …o spero…fate voi.
Buona serata mr.
Ottima domanda.
Le persone felici non si suicidano, questo è sicuro. Quindi probabilmente l’unica cosa che c’è da capire sul suicidio, alla fine, è che nasce dall’infelicità e da una debolezza intrinseca dell’individuo.
Forse la società moderna e tutti noi dovremmo preoccuparci semplicemente di essere più contenti… del resto non è forse la felicità lo scopo ultimo di ogni persona?
Ciao, buona settimana.
Risposta al:
”
Mr.Loto
11 marzo 2017 at 16:06
”
Perché quello che Tu consideri il Tuo Liberio Arbitrio incide, invece, pesantemente sulle vite e scelte altrui, cercando di limitarne le scelte.
Per inciso e come se non ci fossero già tanti argomenti per stare noi due da due parti della staccionata, la vita di un individuo è proprietà/fatto privato del medesimo.
Io non pronuncio mai “mio figlio”, riferito all’erede di famiglia, ma il figlio che è stato generato da me a dalla consorte che non indico mai come “mia moglie”, ma la donna che si è presa cura di me e mi sopporta, più o meno serenamente.
Un saluto di sabato pomeriggio.
luigi m.
Insomma, difendi il libero arbitrio purché coincida con quello che tu ritieni giusto. A me non pare di influenzare pesantemente le scelte altrui, almeno non più di quanto non facciano le opinioni di ognuno di noi.
Per te la vita è proprietà del medesimo, per altri potrebbe non essere così e anche da questo nascono diversi modi di interpretare il suicidio, che non è solo quello assistito.
Questa storia del “mio figlio” o “mia moglie” mi fa sorridere. Le parole non cambiano la realtà dei fatti anche se magari possono cambiare la percezione che abbiamo dei fatti.
Verba volant…
Buona serata.
Non mi spiace incrociare la lama, pardon la penna con Te, Mr Loto; mi tieni sveglio.
Andiamo con ordine.
Il Libero Arbitrio è tale poiché non è (dovrebbe essere) condizionato da ciò che ognuno di noi pensa al riguardo; è Libero e basta. Che poi coincida con il mio modo di interpretarlo nelle varie specificità è una pura coincidenza a mio favore; vuol dire che, nell’occasione, ho intrapreso la retta via.
Certo che la mia vita è mia e solo mia; ribadisco mia ed altri non devono entrare nel merito delle mie scelte; alcune condivisibili, comprensibili, altre “stronzate” come ho già chiarito, ma non per questo non le considero, accetto, pur con qualche riserva che non incide, però, sulla volontà Libera di terzi.
Puoi anche sorridere, ma ne uccide più la lingua che non la spada e tanti omicidi (femminicidi), sono posti in essere poiché si interpreta il possesso di una donna; iniziamo a usare le parole corrette per dare un senso giusto a ciò che ci circonda, ma non ci appartiene.
Non dico mai, se è per questo, neanche il mio cane, poiché trattasi di essere senziente che ha scelto, ed io pure, di vivere insieme. Ti ho già riportato cosa ha lasciato scritto Enotrio sul possesso e sulla proprietà; illuminante.
Per ultimo, “pesantemente” no, anche perché non c’è più il rogo; ma … gutta cavta lapidem!
Specialmente se questa ultima è di costituzione fragile ed abbisogna di portarsi sotto i pulpiti – civili e/o religiosi – perché non sa/vuole cercare, trovare – finché possibile anche con l’aiuto della Scienza – risposte se non servite, per comodità, dallo/nello ius soli.
Meno male che ci sono le pietre (teste) dure come la mia che rendono difficile le prediche a chi le pratica, parteggiando, questi ultimi, per l’anima.
Un saluto domenicale da luigi, con la simpatia di sempre.
Continuo a sorridere perché, è evidente, non hai capito niente di me e di quali siano i principi cardine della mia vita e del mio rapporto con gli altri.
Buona domenica.
A questo punto è necessario un chiarimento poiché il Tuo sorriso sul mio presunto non capire mi inquieta (eufemismo).
C’è poco da sorridere quando si è integralisti (religiosi) come dimostri Tu di essere.
Ho compreso bene che Ti piace pontificare; Ti aggrada molto sputare sentenze quale depositario della verità che discende dal Tuo vizietto di essere credente; ho il sospetto che avresti voluto esercitare il mestiere di religioso, ammesso che non lo sia; ho la vaga sensazione che non Ti trovi male sul pulpito dal quale ammannisci lezioni di vita e di morte; ho chiaro quali siano i cardini della Tua vita, leggendo i post che dispensi con fare professorale utilizzando l’anima ed il Tuo Dio (?) a scudo delle favolette che reciti; …
Ho capito, sia chiaro, solo quello che Tu mostri di essere, non avendo la possibilità di leggerti negli occhi, ma frequentarTi solo attraverso l’elettronica e scorrendo il Tuo eloquio pretigno che mostra scarsa accettazione dei pensieri altrui; questo sì non lo avevo compreso fino in fondo e cheido venia.
Non avrei incrociato la lama, pardon la penna, con chi sorride al mio dire, se non siamo in due a divertirci ed io non mi sollazzo di certo a controbattere tanta restaurazione nel nome di Dio (?).
Faccio mea culpa poiché non avrei dovuto imbastire un qualunque discorso con che scrive/ammette che “togliersi la vita è peccato”. Sono, però, inguaribile ottimista e confido nella Ragione se pur riscontro poca ragionevolezza di là del Tevere e non solo.
Mi dichiaro comunque colpevole.
luigi m.
🙂
Buongiorno, leggendo i dieci comandamenti quanti ne salviamo, vedendoli applicati, guardandoci attorno nel quotidiano? Pochi molto pochi sia da credenti che no. Il suicidio è uno di quelle argomentazioni dove chi ha la lucidità e il percorso proprio “da esterno” può scrivere e discuterne fino allo sfinimento e tutte le teorie possibili. Come quello che vive con un lavoro, situazione generale media buona e si permette di criticare chi vive magari in qualche paesino del profondo sud, infarcito di mafia locale, istituzionale e culturale e cadendo dal pero esclama “Perché non si ribellano, perché permettono ciò?”.
Il vecchio detto cammina nei mocassini del tuo prossimo, almeno un anno e poi ne parliamo, sempre valido.
Certo che è condivisibile la lotta dentro la vita e non fuori, quindi nessuno applaude al suicidio o alla morte comunque in qualche modo cercata, però tra una sedia di scrivania ed un letto di dolore, di disperazione umana ne passa. In mezzo tutta la fragilità dell’uomo non solo moderno. Si sono uccisi mente eccelse e conoscitori della vita, poeti, scrittori, miliardari e uomini di potere. Ci si uccide per soldi, per amore, per frustrazione o “semplicemente” per noia. I vari giochi dei ragazzini che saltano da un tetto all’altro o che si fanno selfie estremi rincorrendo un treno testimoniano che è troppo pesante il fardello “suicidio” per cercare di dipanarlo. Non ci riescono neppure in seduta preventiva i professionisti della mente, dell’anima. Se poi chiediamo di alzare la mano chi, non ha neppure un attimo accarezzato l’idea del pensiero al suicidio, anche solo pensato una frazione di secondo nell’arco dell’esistenza si comprende che baratro abbiamo dentro di noi tutti.
Sono assolutamente d’accordo con te.
Proprio perché è un tema così difficile da capire ho voluto condividere questo pensiero per vedere come la pensavate voi, per poterci confrontare e magari, trovare qualche spunto nuovo su cui riflettere.
Il baratro è dentro ognuno di noi, è vero.
Nessuno può capire fino in fondo chi si toglie la vita se non passa le stesse esperienze, è vero.
Però questa frase fatta che va tanto di moda ultimamente (che tu non hai usato), “ognuno ha diritto di scegliere per se stesso” a me più che una riflessione civile mi sa tanto di “gli altri facciano un po’ come vogliono, non è affar mio, tanto non me ne frega nulla”.
Questo è il punto.
A me fa soffrire sapere che qualcuno si è ucciso.
Esiste un modo per evitare che una persona arrivi ad un tale punto di disperazione e solitudine interiore? Soltanto arrivando a comprendere potremmo prevenire certe cose.
Purtroppo, molto probabilmente, non potremo mai saperlo.
Buona domenica.
Scusatemi, ma mi intrometto per sottolineare lo stato di profonda frustrazione in cui si precipita quando non si è riusciti a far nulla per evitare che una persona giunga a questo estremo gesto. Soprattutto se se ne conoscevano le motivazioni, e c’era sentore che tale gesto sarebbe potuto accadere.
Un saluto.
Hai ragione Loris.
Purtroppo molto spesso le persone che scelgono di togliersi la vita non manifestano apertamente il loro disagio.
La frustrazione si fa ancora più grande quando ci si trova a chiedersi come sia stato possibile non accorgersi di tanta e tale sofferenza interiore. Il fatto che non sempre sia possibile intuire certe situazioni non aiuta certo a stare meglio chi rimane.
Buona serata.
@ Loris è terribile, concordo. Mi ricordo come se fosse adesso quanto ci sono stata male qualche anno fa leggendo l’appello disperato di qualcuno per non aver compreso il profondo disagio che aveva spinto un suo amico a farla finita. Direi che e quasi piu’ facile andarsene che rimanere a farsene una ragione
Per sorriso delle ore 12.10 del 12 marzo 2017:
“Risus abundat in ore stultorum”.
Io non offendo mai, da ospite, i miei ospiti; semmai dico/scrivo la mia anche in contrasto acceso, ma mai offese e/o sorrisetti, finché non provocato.
E’ legittima difesa!
luigi m.
P.S.:
Ora esco dalla “casa” altrui, ma senza sbattere la porta, seppur offeso; la classe non è acqua!
Ciao a tutti.
Sinceramente quando ho letto della scelta di dj Fabo ho cercato di mettermi al suo posto e pensare a che vita sarebbe se non potessi vedere, quindi senza poter leggere, vedere un film, guardare le persone che sento parlare, per di più contando il fatto che prima ci vedevo, quindi so ciò che ho perso… E non potermi muovere, fare qualcosa da sola…è chiaramente una vita d’inferno. Credo che in quelle condizioni si finirebbe per pensare solo al prprio dolore fisico e mentale. Una situazione disperata, per cui posso comprendere la voglia di farla finita.
Ho pensato anche a che terribile posizione ci si potrebbe trovare se una persona ti chiedesse di aiutarlo in tal senso…specie se la vedi soffrire.
Come Mr Loto credo che si dovrebbe tornare ad accettare la morte come un fatto naturale, un’evoluzione a cui tutti siamo destinati prima o poi. Accanirsi per tenere in vita una persona anche a costo di dare ulteriore sofferenza è un atto egoistico: per non soffrire noi facciamo soffrire ancor più l’altro e le persone che sanno che non possono guarire hanno il terrore proprio di soffrire oltre il necessario. Non a caso si usa dire che la miglior morte è quella che avviene nel sonno, così non ci si accorge del passaggio, che è quello che fa più paura: dover dire addio alla vita. Che alla vita tutti ci teniamo assai, anche chi si trova in un momento di disperazione e non vede vie d’uscita. Ma una via d’uscita c’è sempre e forse ci dovremmo tutti preoccupare di più dei nostri simili e di cosa accettiamo di perdere facendo troppo spesso scelte di comodo piuttosto che per il bene di tutti. Poi diciamocelo…spesso dietro l’accanimento terapeutico c’è il guadagno… o un medico troppo presuntuoso o al contrario troppo “leggero” o di famigliari che non sanno accettare gli eventi fuori dal prprio controllo.
Sinceramente credo che fare una legge in questo senso non sia facile. Non ho un’idea chiara. Ma ho chiaro il rischio che si può correre se non ben ponderata, perché potrebbe passare un messaggio MOLTO pericoloso in una società fragile come quella che si presenta a noi contemporanei, una scorciatoia da cui molti non si renderebbero conto che non si può piu’ tornare (ad es. chi pensa di punire qualcuno uccidendosi… frequente in età giovanile). Sarebbe un invito ad arrendersi, proprio quando invece si dovrebbe lottare per uscire dal baratro.
Tornando al fatto di sapere di non aver scampo credo sia sbagliato a priori mettere qualcuno nella posizione di dover uccidere, perché, guardiamoci in faccia, è questo che vuol dire anche se lo dici in in modo diverso. Piuttosto la persona va accompagnata, con la terapia del dolore ma anche sostenuta moralmente. Credo che noi tutti ci sentiamo inadeguati di fronte a una persona che sta morendo anche pur non conoscendola perché non sappiamo cosa fare, cisa dire, abbiamo perso quella naturalezza che una volta si aveva quando i vecchi morivano in casa, o quel senso del fato di fronte all’imprevisto… è come se in qualche modo volessimo sostituirci a Dio e avere nelle nostre mani il destino nostro e degli altri. Un grave errore!
Infine a chi si chiede se la vita è un dono, rispondo da madre: lo è sia nell’averla donata sia nell’aver ricevuto un simile dono.
Ciao Leda.
Commento, a freddo, la parte del tuo discorso sulla “triste posizione di dover uccidere qualcuno. Non dobbiamo pensare che l'”incaricato” sia un boja, ma una persona, responsabile, che accetta di togliere una persona dalla sofferenza. Credo sia diverso, ed importante.
Sul discorso Fabo, credo che, oltre alla propria sofferenza fisica/psichica, venga a pesare moltissimo rendersi conto di quale peso si è per gli altri, e che questa sia una motivazione non meno importante per chiedere di farla finita, cioè porre fine ad una condanna per tutti.
Per quanto riguarda le leggi in proposito, la cosa importante è che la legge obblighi gli interessati (tutti) ad affrontare la cosa con maturità, coscienza, serenità: non come “ordinare una pasticca al paziente”, come purtroppo fin troppo spesso avviene per la medicina attuale. Senza farne scaturire ulteriori sensi di colpa.
Ciao.
Ciao Loris,
seguo il tuo ragionamnto e premetto che per avere un’idea chiara bisognerebbe davvero trovarsi nella situazione per comprendere appieno cosa ognuno vorrebbe per sè. Credo sia un aspetto del tutto personale e ciò rende difficile fare una legge uguale per tutti.
La domanda che mi pongo è: quando la medicina non consentiva come oggi di vivere più a lungo, di sopravvivere a malattie anche gravi ma si accettava il naturale corso degli eventi, esisteva questo problema dell’eutanasia?
Forse si accettava il dolore e la sofferenza come parte della vita, mentre ora ne siamo spaventati?
Tutti siamo attaccati alla vita, ma cosa siamo disposti a fare, a perdere, a subire… vogliamo illuderci essere immortali?
È come se non volessimo accettare la nostra condizione di esseri umani mortali, siamo disposti a diventare oggetti su cui si sperimenta, piuttosto che soggetti della nostra vita.
Per il discorso di fabo se non erro la sua fidanzata gli è rimasta vicina “tanto di cappello!” poteva voltarsi dall’altra parte e andarsene. Ciò dimostra che quando vuoi bene veramente a una persona accetti il suo destino e per quanto ti è possibile la accompagni. Forse per lei sarà stato più difficile accettare la decisione di Fabo, che per lei è equivalsa a una separazione definitiva. Cosa difficile per tutti da affrontare, quando ti rendi conto anche nelle piccole cose di ogni giorno che quella persona non è più accanto a te, e ti manca. L’unica cosa che ti può aiutare è unire e costruire un’insieme di ricordi che te lo faccia sentire sempre vicino.
Infondo una persona muore veramente solo quando in te non c’è più il ricordo.
Maturità, coscienza, serenità… qualità che sono estremamente sottovalutate oggigiorno, si fa prima, come dici tu, ordinare una pasticca… o staccare la spina dico io, piuttosto che cercare di affrontare insieme al paziente nel miglior modo possibile l’evoluzione della malattia.
Esistono strutture di lunga degenza eccellenti, in cui la persona viene accompagnata con discrezione e sensibilità e i famigliari vengono preparati all’evento, forse su questo punto si dovrebbe investire. Oppure c’è chi vuol rimanere tra i suoi affetti fino alla fine, evitando il ricovero e morire nel proprio letto. O ancora chi vuol tentare di tutto anche l’impossibile e preferisce l’ospedale.
Forse è proprio il fatto che ognuno affronta la vita in modo diverso che rende difficile fare una legge che sia uguale per tutti.
@Leda
Mi ha molto colpito quello che hai scritto. Ci ho visto una lucida riflessione e tanta delicatezza nell’esprimere i tuoi sentimenti ed i tuoi dubbi al riguardo.
Direi che il nostro pensiero è decisamente molto simile e non avrei saputo esprimerlo meglio di come hai fatto tu.
Ciao, a presto.
Decisamente molto simile sì, in effetti, lo trovo anch’io.
Sai, quando è morto mio padre io ero in attesa del mio secondo figlio. Una mia cugina vedendomi in lacrime mi disse queste parole: vedi, lo zio è passato a un’altra vita e ha lasciato il suo posto su questa terra al tuo bambino. Per me sono state parole importanti in quel momento, a cui mi sono aggrappata. Ecco, forse avremmo più bisogno di poterci aggrappare gli uni agli altri nei momenti di profondo dolore e sconforto.
Proprio così. Purtroppo troppo spesso si preferisce eliminare il problema alla radice, convincendosi che non si possa fare altrimenti o che sia la cosa giusta, solo perché non si trova il coraggio di aiutare o lasciarsi aiutare nello sconforto e nella sofferenza.
Ultimamente abbiamo perso un po’ di sana umanità e vicinanza agli altri.
Grazie per le tue belle riflessioni, buona serata.
Dai ammettiamolo una volta per tutte, nessuno vuole essere Dio,nessuno vuole sostituirlo, ma in realtà credo che lo si stia facendo in tutti i modi ed in ogni veste, a prescindere se ci crediamo o meno nella sua esistenza, o forse è proprio questa la dura prova che non riusciamo a superare….
Leda mi ha fatto venire in mente con le sue profonde riflessioni ,”la costruzione della torre di babele”..tante sono le interpretazioni che si danno, ma una la vorrei esprimere io, in questo contesto .
Forse in parte un accenno l’ho già dato, ma tutti i diritti di cui ci sentiamo autorizzati, stravolgendo il decorso, il percorso della natura, da cosa scaturiscono?
L’UOMO sta cercando di elevarsi ad un Dio più di quanto non riesce ad ammettere, sta sostituendosi a qualcosa di talmente elevato da poter convincersi chissà che un giorno possa tenere lui sotto controllo non solo la Terra ma anche il Cielo…ma questo sta già avvenendo…lo si sente…lo si percepisce ..
“Eliminare il problema alla radice” certi di conoscere il vero senso di libertà…attraverso il suicidio
Possiamo vivere liberamente ed essere felici e nel momento in cui quella felicità si interrompe mettendoci dinanzi una sofferenza….tutto ci appare irrimediabile, pretendiamo egoisticamente la libertà con la morte… piuttosto che farci guidare da quell’infelicità , quel dolore che comunque non durerà in eterno esattamente come la felicità……E’ così difficile?
Si combatte un male e la scienza lo sconfigge….ne arriva subito un’ altro e la scienza si attrezza per il nuovo male …poi ne arriva un altro ….e si va avanti sempre così.Mi /vi chiedo quanti esseri immortali avete mai incrociato… quanti non sono mai morti nel corpo ?
Eutanasia, suicidio assistito, suicidio non assistito, ma chi siamo noi per decidere su una Vita che non è nostra?Se vedete queste scritte , se leggete queste mie parole non è forse una persona che vive e digita lettere?E se questa persona vive, qualcuno le ha dato la vita!!!!….la vita mi è stata data…mi è stata data …non ho scelto io la vita…la vita ha scelto me….e se mi ha scelto la vita anche la morte dovrà farlo..la morte farà altrettanto…mi sceglie e mi porta via.
Questa non è un opinione, non è un concetto, non è un discorso che deve convincere o illudere o far dubitare….questa sono io che mi rappresento attraverso il mio sentire.
Qualcuno dirà:si ma se lo scrivi qui un senso c’è, altrimenti tienilo per te!
Si, il SENSO c’è…… sto imparando a “condividere”…grazie anche a qualcuno…
buonaserata a tutti
Mi è piaciuta la tua presa di posizione. Mi è piaciuta la convinzione con la quale hai scritto quello che hai scritto. Ne ho sentito la forza.
Una frase in particolare mi ha fatto riflettere:
“….la vita mi è stata data…mi è stata data …non ho scelto io la vita…la vita ha scelto me….e se mi ha scelto la vita anche la morte dovrà farlo..la morte farà altrettanto…mi sceglie e mi porta via.”
In questo penso ci sia, semplicemente, il senso di tutto il tuo pensiero. Il senso c’è.
È bello che tu abbia scelto di condividere quello che senti.
Buona serata anche a te.
Io credo che bisogna solamente non arrendersi alle emozioni… ma viverle per ciò che sono affrontandole sempre …posso dire di non essere mai stata sempre infelice..e nemmeno sempre felice…forse la forza ci arriva quando viviamo a pieno la felicità indipendentemente dalla durata …e contrariamente quando arriva la sofferenza o infelicità viverla con la stessa pienezza..piangendo ,urlando dando sfogo a quello stato interiore,non provare disagio verso se stessi o gli altri ,soffocando quel dolore.. Perché quella tipica chiusura corrode la mente,il corpo e fa compiere gesti estremi.
Ma tutto questo chi lo dice?Una persona che lo ha sperimentato…
Chi faceva accenno ai filosofi,agli scrittori,poeti e uomini di potere,mente eccelse ..mi ha fatto riflettere con una domanda:perché è arrivata al suicidio?
Cosa possono dirci di aver sperimentato dopo un gesto estremo.?..Nulla, perché non li ha rivisti nessuno ricomparire in terra e raccontare…..Ma prima di quel gesto hanno comunque sperimentato una o piu’ negativita’!!… cosa gli mancava,cosa non avevano…di certo erano infelici su qualcosa…perché credo siano davvero rari i casi di suicidio dovuti alla felicità.. Nel vero senso del termine ..non mi riferisco a stati di euforia legati ad assunzione di sostanze…perché anche quello contrariamente a ciò di cui molti giovani dicono ..”di toccare il cielo”…è un suicidio legato ad un infelicità che trova appagamento nell’illusione.
Argomenti come questi non hanno una fine ma Un Fine…
Nessuno che si sintonizzerebbe su questo post cambierebbe opinione sulle sue vedute, alcune cose bisogna Sentirle..io Sento e do’ il mio senso…non nego che possano esserci persone che sentono la “forza ” della forza altrui attraverso ,credo,lo stesso Sentire e Senso di quel sentire..
È un concetto difficile da comprendere solo leggendo….ma c’ è la grande certezza che chi sa scendere in profondità capisca perfettamente queste parole….perché è possibile comunicare attraverso il Sentire…
Grazie e buona serata..
Beh anche a me è piaciuto questo percorso ,tante belle e profonde riflessioni,tanti dibattiti ,silenzi ,domande e risposte.Un bel percorso che spesso ripercorro come un libro che risfogliandone le pagine trovi più interessante, più utile e anche nuovo se vogliamo.
Quanti “attacchi ” hai subito e saputo affrontare,ma soprattutto quante prove di fede e di amore .
E mi ripeto argomenti come questi non hanno una fine ma un fine!
Buona serata a te e grazie
Ti ringrazio per esserci e, soprattutto, per cercare sempre di capire le intenzioni oltre alle parole! 😉
A presto.
la vita è un dono e come tale va vissuta, lo so è facile a dirsi quando tutto va bene e il tempo corre veloce, falice a dirsi anche quando ci si abbandona ad una grande fede, ho avtuto due amici che hanno fatto questo grave passo, uno era un giovane artista molto bravo ed apprezzato bello nell’anima e nel corpo ad un certo punto era sparito dalla circolazione e di lui si seppe che si era sparato in un alloggio modesto lontano da tutti, non si è mai saputo né capito il perch, in apparenza non aveva nessun motivo per farlo, l’altro era un tipo sempre molto allegro e di buona compagnia il primo a gettarsi in qualsiasi impresa un po’ folle sposato, con figli e nipoti l’unico problema lo aveva avuto dividendosi dal socio con cui condivideva una fiorente attività, ma non aveva problemi economici, anche lui una sera senza lasciare niente di scritto si è sparato lasciando tutti nel dolore e nella disperazione soprattutto perché nessuno aveva capito la sua difficoltà di vita…io penso che sia la follia di un attimo a maturare questo gesto insano, non comprendo ness’un altro motivo
Anche io ho avuto due amici che, purtroppo, hanno scelto questa strada. Entrambi erano giovani e brillanti, entrambi avevano subito dei lutti piuttosto traumatici in giovane età. Ma, da quel che sembrava, nessuno dei due aveva dei problemi o non era riuscito a superare la cosa… il problema è proprio questo. Spesso chi sceglie di togliersi la vita lo fa nel silenzio, senza aver mai cercato aiuto, senza aver mai manifestato il suo malessere.
È stato devastante accorgersi, non solo di non aver capito niente, ma di non aver neppure intuito un male così grande che cresceva nello spirito di queste persone.
Ti abbraccio.
Leggendo il nuovo post,ricordavo questo tuo dispiacere,ho approfittato per rileggerlo tutto e si avverte oggi ancora più forte oggi come ti stava a cuore l’argomento.Mi dispiace.
“Al di là della fede, uccidere è considerato un crimine in tutto il mondo. Togliersi la vita, uccidendo se stessi invece, è considerata spesso una forma di libertà, un diritto.”
…i tuoi profondi collegamenti ,grazie e buona serata
Sì, il suicidio è qualcosa che fa molto male a chi resta e voleva bene a quella persona che ha deciso di andarsene. È una ferita interiore che fa fatica a rimarginarsi.
Un saluto.
Ora sono qui…
Qualcuno mi ha “guidato alla condivisione”… Mi piacerebbe ringraziare la diretta persona che attraverso la scrittura mi ha guidato a condividere…
Lei crede in quel fluire di emozioni che necessitano di penna e foglio?
Come se fossimo coscienti del fatto che vanno bloccate in quel momento preciso in cui si avverte il bisogno di ” partorirle”….esattamente come una vita che sta per uscire alla luce….Non esiste un momento diverso da quello in cui il bisogno spinge…
Perché le scrivo queste cose?
Perché le ho volute condividere…dividere con (? )
Ho condiviso molto nel suo blog….. forse più di tanti altri…..ma anche i temi trattati sono di mio interesse e forse questo è anche uno dei motivi che mi ha fatto sentire spesso a casa…GRAZIE
Grazie a te per tutto quello che hai condiviso.