Il cibo è cultura e oggi è un elemento estremamente sottovalutato. È diventato piuttosto una forma di ossessione, leghiamo il cibo alle emozioni, tra privazioni da anoressia ed esagerazioni bulimiche. Lo fotografiamo come un’opera d’arte e lo osserviamo sui social come fosse un oggetto del desiderio. Eppure abbiamo perso il contatto originario con ciò che ci nutre, il senso del suo valore.
Il cibo è cultura e, nonostante la globalizzazione, ci identifica nel mondo e all’interno della nostra stessa nazione. Chiunque, da qualsiasi luogo venga, ha nel cuore il ricordo di un cibo che lo lega alle sue origini e alla sua infanzia. Uno dei ricordi più belli è quello di una mamma o di una nonna che cucina per noi, con perizia e affetto.
Forse per questo resto sempre incantato dalle mani che lavorano. Gli artigiani che creano dei capolavori da materie prime semplici sono come le mamme che creano piatti superbi con prodotti essenziali. Il cibo è cultura anche perché implica creatività ma anche un saper fare che si trasmette da generazioni.
Negli ultimi decenni, con lo sviluppo dell’industria, gli oggetti prodotti a basso costo e in serie fanno da padrone perché costano meno. Questo cambiamento ha fatto sì che gli artigiani diventassero sempre meno numerosi. Anche le abitudini delle famiglie sono cambiate molto: tutto si compra già fatto, dai mobili agli abiti.
Il Cibo è Cultura che si sta Dissolvendo
La cosa peggiore è che questa rivoluzione ci sta facendo dimenticare che il cibo è cultura e che questa comincia in famiglia. C’è la malsana e diffusa abitudine di consumare sempre più frequentemente cibo preconfezionato, prelavato, precotto o congelato, anche per questione di tempo. Cucinare è diventato solo una questione di aprire una busta e metterne il contenuto in forno o in padella, altro che cultura!
I bambini di oggi hanno merendine e torte di compleanno comprate in pasticceria. Si dice che è meglio perché è più sicuro, per via degli allergeni e dell’igiene. È davvero così o è un altro espediente del consumismo?
Ancor più triste è il fatto che spesso i bambini non sanno neppure da dove deriva la mozzarella né come nascono le patate. Il cibo è cultura ma non stiamo tramandando questa ricchezza alle nuove generazioni.
Il cibo non viene più raccolto, preparato e consumato ma soltanto ingerito. Non abbiamo più alcun contatto con ciò che ci nutre. Di conseguenza, gli alimenti diventano sempre più scadenti e pericolosi perché perdono ogni sacralità nel divenire semplici prodotti di consumo.
Mi viene in mente mia nonna che impasta gnocchi e macina i pomodori. Forse la crisi economica ci aiuterà a ricordare che il cibo è cultura e che, dagli alimenti di base, si possono creare dei piatti meravigliosi.
Lettura consigliata: Il cibo come cultura di Massimo Montanari
Anch’io ricordo con nostalgia i piatti semplici , poveri, che preparava mia mamma, mia nonna… le lasagne , l’insalata russa che non mancava mai ad ogni festa….Ora si ricorre ai surgelati, ai precotti. Difficile trovare chi ha tempo e voglia di cucinare come si faceva una volta. I bambini si rimpinzano di cibi spazzatura e tendono a non assaggiare nemmeno i cibi sani e lo vedo quanto cibo viene specato alle mensa scolastiche e quanti capricci per mangiare !! Non c’è più neanche il momento dello stare insieme intorno a una tavola, uno mangia davanti alla tele, l’altro davanti ai videogiochi. Una forchettata e poi…non mi piace …e via di nuovo a giocare. Che peccato !! Nostalgia delle abitudini andate !! Saluti.
Capisco la mancanza di tempo per via del lavoro, ma ogni madre dovrebbe cercare di riavvicinare i bambini e i ragazzi alla preparazione del cibo. Sarebbe bello, ad esempio, se almeno un giorno a settimana fosse previsto cucinare tutti insieme. Che sia una torta o le lasagne poco importa. partire dalle uova e la farina, creare impasti, mescolare tradizioni e creatività. A volte basta davvero poco per coinvolgere i figli, passare del tempo utile con loro e, nel frattempo, cambiare il futuro del mondo.
Un abbraccio e l’augurio di una buona serata.
Eh è vero che fra lavoro, la famiglia, quel pò di tempo libero che provi a gestirti con i tuoi passatempi (nel mio caso la corsa) … e tempo per cucinare davvero poco. Però è proprio un peccato, come dici tu è veramente cultura. Le tue radici, gli insegnamenti della nonna o della mamma … è proprio un peccato perchè poi alla fine è quel cibo veloce “che sa di spazzatura” parlo a livello di contenuto non di sapore. Quando mia figlia era più piccola cucinavamo spesso insieme, ora ha altri interessi ma alle volte riesco a coinvolgerla comunque, è piacevole quando succede, fa più “famiglia”. Serena giornata
Se ti piace correre sicuramente tieni alla tua salute. Per questo sicuramente capisci l’importanza del cibo buono per un buon funzionamento del nostro corpo. Siamo già sottoposti a veleni di qualunque tipo ai quali non possiamo sottrarci, almeno quello che mangiamo cerchiamo di curarlo al massimo! 😉
Inoltre si, cucinare insieme fa decisamente famiglia!
Un caro saluto.
Concordo in tutto, 🙂 vediamo se riesco a ritagliarmi un pò di tempo per stare con la mia famiglia e cucinare con la pargola 🙂
Sereno fine settimana
Buongiorno
Concordo che la cucina è cultura, purtroppo oggidì se ne parla in modo esagerato tanto da far passare l’appetito, quello vero intendo. Sembra che in casa si debbano mangiare solo piatti complicati o etnici. Anche nei ristoranti i piatti normali non si trovano quasi più. Si mangiano cose che non si sa cosa sian con contorni decorati in modo incredibile con fiorellini commestibili. Se andiamo avanti così perderemo la storia dei nostri piatti regionali che sono una ricchezza e per cui i turisti vengono da noi. Buona serata e viva la nostra cucina saporita e sana. ^_^
Purtroppo è così. Per quanto posso essere divertente, di tanto in tanto, assaggiare piatti etnici e diversi dalla nostra cultura, dovremmo riscoprire il sapore dei piatti semplici e familiari. Se penso a un piatto buonissimo mi vengono in mente gli gnocchi al pomodoro che mangiavo da bambino…
Ciao, buon fine settimana.