Riti Funebri nelle Diverse Culture
È davvero interessante scoprire i riti funebri nelle diverse culture, anche se solitamente non si parla di questo argomento. La morte suscita riflessioni ma incute paura, e inconsciamente si tende a pensare che “porti male” parlare di certe cose.
Eppure i riti funebri nelle diverse culture ci mostrano come gli esseri umani possano essere diversi a seconda di quello in cui credono. A seconda del luogo in cui si nasce, queste differenze non esistono solo in vita ma anche nel modo di onorare la morte dei propri cari.
Incredibilmente però, sono proprio i riti funebri nelle diverse culture ad accomunarci tutti. Fin dai tempi del Neolitico vengono infatti celebrati da tutti gli uomini per rispetto al defunto ma anche per informare la comunità della sua dipartita.
Il tipo di rito che conosciamo meglio è quello che prevede la sepoltura del cadavere. Tale pratica è preferita dai cristiani ortodossi, da gran parte degli islamici e dagli ebrei ortodossi. Questi ritengono che l’anima di una persona sottoposta ad altri riti, in particolare alla cremazione, non possa avere pace nell’aldilà.
Anche la Chiesa cattolica predilige la sepoltura sebbene dal 1963 consenta anche la cremazione, purché le ceneri siano comunque sepolte.
Le Differenze tra i Riti Funebri nelle Diverse Culture
In pochi lo sanno ma esiste anche la sepoltura in mare, praticata nei riti funebri delle popolazioni che trascorrono la loro vita sull’acqua. La Chiesa d’Inghilterra ad esempio la prevede, dato che la sua comunità è marinara.
La cremazione, ritenuta sbagliata da alcuni, era la scelta degli antichi romani ed era usata anche dai vichinghi. La cremazione è ampiamente diffusa nelle diverse culture ed è praticata dagli induisti. Anche la parte meno conservatrice dei protestanti la consente.
I persiani invece, venerando la terra ed il fuoco, non volevano contaminarli. Ecco perché lasciavano i morti a decomporsi su delle piattaforme all’aperto. Curiosamente anche gli indiani d’America prevedevano questa pratica che chiamavano sepoltura celeste. Ancora oggi i cadaveri vengono lasciati all’aperto dagli zoroastriani ed in Tibet.
Nella zona Amazzonica, presso la tribù Yanomani, viene praticato il cannibalismo post-morte. Il cadavere viene cremato e, successivamente, le sue ceneri sono mangiate da tutti gli amici e i familiari. Per quanto a noi sembri terribile, per loro serve a fare in modo che l’anima del defunto resti nei suoi cari.
I riti funebri nelle diverse culture prevedono anche la mummificazione o l’imbalsamazione, rese famose dagli antichi egizi che ne fecero un’arte. Questa pratica è stata usata anche in Italia, soprattutto per personaggi pubblici importanti come Garibaldi che per sé aveva invece chiesto la cremazione.
Lettura consigliata: Archeologia della morte di Nicola Laneri
Abbè Pierre scrive
Nella morte vi sono molti più incontri che separazioni.
Forse non ha torto, la piccola chiesetta si riempie di gente e spesso mai vista.
Ricordo a Silandro ero artigliere di montagna che in occasione di un funerale e trasporto salma al cimitero una schiera di fotografi ad immortalare parenti e amici. Poi saputo di una cena luculliana per l’addio alla cara salme.
Ho lasciato detto che se al forno mi mettano due patate in tasca e le carte da briscola .
Ognuno ha le proprie usanze… forse alcune ci sembrano meglio di altre perché ci siamo abituati. Ricordo, ad esempio, che in Egitto organizzavano una specie di festa quando qualcuno moriva, con cibo e balli. Questo perché l’anima tornava al Creatore e doveva essere una gioia maggiore della tristezza di chi gli voleva bene e restava qui senza di lui.
Ciao, ti auguro una buona domenica.
Accidenti le usanze sono proprio le più disparate. Quella di mangiarsi le ceneri è effettivamente inquietante. Sereno inizio settimana
Si, per la nostra cultura sembra qualcosa di tratto da un film horror… ! 😉
Buona settimana.
Infatti 🙂 poi tutto ha un senso altrimenti non verrebbe fatto 😉 serena giornata
Buona giornata anche a te!
Un saluto
Non pratico culti incluso quello dei morti. Non ne sento il bisogno. Le persone che ho perso vivono nei miei pensieri, nel bene e nel male. Mi colpiscono molto le morti premature, di persone molto giovani. Penso alla pena dei genitori che sopravvivono ai figli. Credo che impazzirei. Buona settimana
Anche se non “pratichi” il rito dei morti immagino che tu ti sia posta il problema di cosa sarà del tuo corpo dopo. Non andare al cimitero non esclude la nostra personale idea per ciò che riguarda la sepoltura o la cremazione ecc.
Si può anche scegliere di donare il corpo alla scienza…
Buona settimana anche a te.
Credo che, pur in modo diverso, ogni civiltà senta il bisogno , in qualche modo, di sentire ancora vicine le persone morte. Mi ha colpito l’usanza di mangiare le ceneri dei propri cari però, anche lì c’è il bisogno di trattenere con i propri cari il defunto. Anch’io , soprattutto da quando sono andata in pensione e ho perso anche mio padre, penso alla morte e mi chiedo che cosa ci sarà dopo, se ci sarà qualche cosa. Non so rispondere, se c’è qualche cosa, non riesco ad immaginare cosa; sono più propensa a credere che non ci sia più nulla. Io vado tutti i giorni al cimitero a trovare i miei genitori, mio padre è mancato a marzo. Mi sembra così di sentirli ancora vicino a me, per quel che è possibile. Saluti cari.
Sono d’accordo con te. A ben pensarci, anche se i riti funebri sembrano fatti in onore dei morti, servono prevalentemente ai vivi. Affrontare la mancanza delle persone care non è mai facile e in tutte le culture si cerca un modo per affrontare il dolore ed il distacco.
Tanti cari saluti anche a te.