3096 giorni – Recensione Libro
3096 Giorni
di Natascha Kampusch
Titolo originale: 3096 Tage
Genere: Autobiografia
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Bompiani
Traduzione di Francesca Gabelli
Trama
Siamo in Austria, è il 1998 e Natascha Kampusch ha solo dieci anni. Il 2 marzo di quell’anno sta andando per la prima volta a scuola da sola. Ad attenderla lungo il marciapiede c’è un uomo, Wolfgang Přiklopil, che la afferra con violenza e la getta in un furgone bianco.
Natascha viene rapita e di lei sembra non esserci più alcuna traccia. La bambina si ritrova in una stanza piccola, umida e buia che diventerà la sua casa per 3096 giorni. Solo nel 2016, quando Natascha Kampusch è ormai adulta, riuscirà finalmente a fuggire. Si porterà dietro tutti i traumi fisici e psicologici che il suo rapitore le ha inflitto per anni.
Incipit
«Mia madre si accese una sigaretta e dette una lunga tirata. “È già buio fuori. Ti sarebbe potuto succedere qualcosa!” Scosse la testa. Mio padre e io avevamo trascorso l’ultimo fine settimana di febbraio dell’anno 1998 in Ungheria, dove, in un piccolo villaggio non lontano dalla frontiera, aveva comprato una seconda casa.»
Recensione di 3096 giorni
Scrivere la recensione di 3096 è un compito delicato. È una storia vera, autobiografica, ed è molto dolorosa. Data la mia età, ricordo molto bene quando Natascha Kampusch fu rapita e altrettanto bene quando, finalmente, riuscì a fuggire. Benché fosse un fatto accaduto all’estero, anche i telegiornali italiani ne diedero ampio risalto e ne parlarono a lungo.
Quello che mi colpì allora guardando quella giovane donna che nelle interviste parlava del suo inferno, è lo stesso che mi ha colpito in questo libro. Natasha racconta quello che ha vissuto per otto lunghissimi anni in modo distaccato e razionale. Le emozioni che lascia trasparire sono soltanto lievi sfumature.
Ho letto qualche altra recensione di 3096 giorni prima di scrivere la mia ed ho notato che questa mancanza di sensibilità è considerata un difetto. Io non la penso così. Questo è un libro che racconta una storia difficile che l’autrice ha vissuto sulla sua pelle. A me sembra che Natascha Kampusch, attraverso la stesura di 3096 giorni abbia voluto mettere in ordine le cose dentro di lei. La scrittura sa essere curativa e ti aiuta a razionalizzare molti pensieri che altrimenti si aggirano confusi per la testa.
Credo che, con questa autobiografia, Natasha sia riuscita a capire meglio quello che le è accaduto e ad accettarlo.
Personalmente ho apprezzato molto questo libro. Un po’ come mi era accaduto con Il diritto di opporsi, mi ha aperto gli occhi su un argomento che pensavo di conoscere e invece non conoscevo.
Il libro
3096 giorni non è un romanzetto noir e, nella sua lettura, non ci si può aspettare il crescendo di emozioni tipico della scrittura creativa. È invece un libro intenso, difficile, che a volte fa male come un pugno nello stomaco.
Lo stile è secco e diretto, l’ordine temporale cronologico. Da ciò che scrive e da come lo scrive si capisce chiaramente che l’autrice si è documentata a dovere su quello che le era capitato sotto il profilo psicologico. Tutto quello che pensa e sente viene definito chiaramente e spiegato in modo razionale.
Ho trovato estremamente interessante la descrizione del rapporto che c’era tra Natascha e il suo rapitore. Mi è piaciuta la profondità con cui l’autrice è riuscita a descrivere un rapporto umano ben più complesso di quello che si immagina da fuori.
Ho apprezzato il modo schietto con cui Natascha Kampusch mette a tacere chi sostiene che lei abbia sofferto della Sindrome di Stoccolma. Nelle pagine finali di questo libro ci sono delle riflessioni importantissime sul comportamento generalizzato della gente nei confronti delle vittime di crimini così scioccanti.
Concludo la recensione di 3096 consigliando la lettura di questo libro a chi si ricorda di questa ragazza, ai giovani e a chi si interessa di psicologia.
Citazione
«Questa società ha bisogno di criminali come Wolfgang Přiklopil, per dare un volto al Male che vi risiede e per scinderlo da sé stessa, Ha bisogno delle immagini delle segrete nelle cantine per non dovere guardare alle tante case e ai giardini, dove la violenza mostra il suo volto conformista, piccolo borghese.»
Curiosità
- Dopo la fuga della ragazza, il rapitore si è suicidato. Per evitare atti vandalici sulla sua tomba, è stato tumulato sotto falso nome.
- Natascha Kampusch si è diplomata nel 2010 ed è andata a vivere da sola. Oggi è la proprietaria della casa in cui è stata segregata perché le è stata donata come “risarcimento”.
- 3096 giorni ha venduto oltre 1.000.000 di copie ed è stato tradotto in 25 lingue.
- Nel 2013 è uscito nelle sale cinematografiche tedesche ed austriache un film tratto da questo libro. Si intitola 3096 Tage ed è stato diretto da Sherry Hormann.
3096 giorni – Recensione Libro