Comportamento

Aiutare gli Altri

Si può aiutare chi non vuole essere aiutato?

Aiutare gli Altri

Il mondo è pieno di persone che passano la vita ad aiutare gli altri, nonostante il fatto che di solito non ci si faccia caso. Aiutare gli altri infatti, non significa esclusivamente occuparsi delle necessità primarie dei più poveri. Si aiuta il prossimo anche interessandosi e colmando la profonda povertà d’animo che, purtroppo, dilaga tra noi quanto quella materiale e forse di più.

Aiutare gli altri
Aiutare gli altri

Essere davvero d’aiuto, molto più spesso di quel che crediamo, significa saper ascoltare, saper sostenere e consigliare. Significa essere tolleranti ma anche sinceri. Significa saper donare amore incondizionatamente ed esseri pazienti

Aiutare gli altri significa anche saper stare in silenzio quando le parole creano divisione e non unità ed essere capaci di arrabbiarsi, quando serve. Questo, ad esempio, quando serve a far capire chiaramente a qualcuno che sta seguendo una strada sbagliata o si sta comportando ingiustamente.

Insomma, ci sono infiniti modi di rendersi utili al prossimo. Di solito, questa è una pratica buona e giusta, che rende il mondo un posto più vivibile per tutti. Serve inoltre in primo luogo a noi stessi, che attraverso la dedizione al prossimo impariamo moltissime cose, arricchendo il nostro spirito.

Aiutare Chi non Vuole Essere Aiutato

Eppure c’è un caso in cui aiutare gli altri è un compito vano e, nel peggiore dei casi, pericoloso. Non si può aiutare chi non vuole essere aiutato.

Sembrerebbe un concetto scontato eppure non lo è. Mi è capitato spesso di vedere persone che si accaniscono nel tentativo di aiutare gli altri senza valutare le circostanze. Gente che si butta a capofitto in cause perse, cercando di soccorrere persone che non hanno alcuna intenzione di accettare aiuti esterni.

Il problema è che, nonostante le nostre migliori intenzioni, in queste circostanze si rischia sempre di andare a fondo con chi stiamo cercando di salvare.

Attenzione, anche se lo sembra, questo non è affatto un discorso egoistico. Non siamo tutti uguali e non tutti possiedono riconoscenza e sincerità d’intenti. Se è nobile rischiare la vita per aiutare qualcuno è sciocco farsi trascinare nel baratro da chi, spesso senza scrupoli, approfitta di noi. Molte persone, ahimè, usano la bontà e la tolleranza altrui per continuare a distruggersi, rendendo chi cerca di aiutarle un complice e un compagno della propria fine.

Penso alle donne che, tentando di aiutare il marito, vengono costantemente picchiate e umiliate. Penso ai familiari dei disonesti e dei giocatori incalliti che prestano loro soldi per saldare debiti che, invece, si trasformano in altri debiti. Ma i casi sono numerosissimi e disparati.

È sicuramente giusto e necessario cercare di aiutare gli altri ma l’attenzione ai singoli casi è di rigore. Purtroppo infatti, spesso l’estrema bontà non sa riconoscere la cattiveria.

Lettura consigliata: Gli ordini dell’aiuto di Bert Hellinger

Gli ordini dell'aiuto. Aiutare gli altri e migliorare se stessi

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12 Commenti

  1. Hai assolutamente ragione! Mi è capitato di recente di sentirmi un po’ in colpa per non aver contribuito ad aiutare economicamente una persona con problemi mentali, non tali da essere rinchiusa, ma tali da danneggiare potenzialmente i benefattori. Chi si è lasciato convincere ad aprire i cordoni della borsa, ha visto i propri soldi utilizzati dalla persona in questione in modi a dir poco futili. Con tutto ciò i familiari, che avrebbero per primi dovuto farsene carico, si sono sempre chiamati fuori, lasciando agli amici, colleghi e conoscenti, l’incombenza e l’imbarazzo di intervenire. Sarebbe lunga da spiegare, ma credo di aver chiarito. Aiutiamo chi almeno è in grado di capire, ed accettare, il nostro gesto. Namastè

    1. Hai chiarito bene, era senza dubbio una situazione in cui l’aiuto degli altri rappresentava per la persona che si cercava di aiutare un motivo in più per continuare a sbagliare. È davvero triste vedere queste situazioni e fa sentire impotenti e frustrati. Purtroppo però, in questi casi bisogna ammettere a sé stessi di non poter fare nulla di buono e magari cercare, là dove è possibile, una soluzione alternativa.
      Mi piace molto il saluto che hai scelto. Per chi non lo sapesse, namastè significa letteralmente “mi inchino al divino che è in te”, una cosa alla quale dovremmo pensare tutti quando siamo davanti ad un’altra persona, anche solo virtualmente.
      Namastè Surfinia.

  2. Qiesto argomento purtroppo mi tocca da vicino per alcune vicissitudini familiari. Credo sia importante capire “come” aiutare le persone a cui vogliamo bene… A volte un sonoro schiaffo è la cosa migliore che si possa fare. Non importa se non capirá che lo abbiamo fatto per il suo bene, quantomeno non diventeremo complici del male che quella persona deliberatamente si vuole fare!

  3. Sono d’accordo. Il “politicamente corretto”, che è spesso solo un modo ipocrita di fare e pensare, ci porta spesso a non capire che qualche volta le persone hanno bisogno di una scossa e non di una carezza. Bisogna valutare caso per caso, usando sempre l’intelligenza e, soprattutto, l’amore.
    Buona domenica.

  4. “Si aiuta il prossimo anche interessandosi e colmando la profonda povertà d’animo che, purtroppo, dilaga tra noi quanto quella materiale e forse di più.”

    In questo genere di “aiuto” confido moltissimo e forse in questo momento così delicato questa parte spirituale spinge dietro la porta interiore di ognuno di noi come occasione di salvezza e non di perdizione. Ma mi rendo conto che è un rischio o una forma di coraggio scrivere o dire queste parole,dipende dall’interlocutore…perché quel genere di “ascolto ” di cui parli nel post è accessibile a tutti ma non tutti gli danno questo permesso di accedere.

    “Se è nobile rischiare la vita per aiutare qualcuno è sciocco farsi trascinare nel baratro da chi, spesso senza scrupoli, approfitta di noi.”

    Quanto senti che quello fai lo doni con il cuore perché magari hai una visione disinteressata al riconoscimento materiale e motivata dal timore di non rilasciare quella parte di te che vede ciò che l’altro non vede ,è già questo qualcosa di nobile !…farsi trascinare nel baratro da chi approfitta delle nostre debolezze non ci rende meno nobili,anzi ci allena ad allontanarci dal baratro ,non si avverte paura di cadere nel precipizio.

    Tu ne parli ovviamente perché hai fatto in prima persona questo genere di esperienza e credo di averne fatta anche io…ho dovuto vedere il baratro anche solo per capire come riconoscerlo!Ma non nego che ho sempre viva la speranza che queste persone possano migliorare,possano cambiare ma non solo per farti delle scuse a ripetizione perché tu a ripetizione hai dimostrato loro di avere la capacità di perdonare…ma cambino soprattutto per se stesse per capire e sentire davvero il bene!

    Un saluto a te e a Lorenzo !

    1. La speranza che quel genere di persone possa migliorare e capire che devono aiutare chi cerca di aiutarle ce l’ho anch’io, ovviamente. Ma per aiutare qualcuno, prima di tutto, bisogna mantenere se stessi al sicuro, altrimenti l’aiuto che si vuol dare sortirà solo l’effetto di creare danni maggiori.
      Nella Bibbia c’è scritto “ama il prossimo tuo come te stesso”. Allo stesso modo. Né di più, né di meno. Se tu non ami abbastanza te stesso da evitare di cadere nel baratro, non potrai mai aiutare nessuno a non caderci dentro,, nemmeno se tu ne avessi la sincera intenzione e l’intera volontà, perché alla fine cadresti insieme a lui.
      Un abbraccio.

      1. Hai ragione, a me è personalmente capitato che … “per aiutare qualcuno” … sono diventato complice con lui ritrovandomi nel fare le cose per cui spingeva lui. E’ capitato cosi che mi abbia “contagiato” (parola che ora va di moda) però in realtà, alla lunga, lui è stato contagiato da me. E adesso anche lui mi spinge verso cose positive e lui ha abbandonato quel discorso non propriamente ottimo.

        Quindi può succedere, di aiutarsi e di potersi “amare” spingendosi reciprocamente verso il bene. Credo molto in questo. E’ stata una persona incontrata anni fa, in un momento per entrambi di “passaggio” ed è stato molto bello accompagnarlo, da amico e da testimone ad uno dei suoi giorni più importanti della sua vita.

        Il mio intento era proprio quello: accompagnarlo. E sai perchè? perchè era stato abbandonato da molti altri, perche aveva un carattere troppo difficile. E’ vero, aveva e a tratti ha un carattere davvero pessimo, ma aveva un sacco di qualità che gli altri non gli riconoscevano. Potenti qualità. Sono stato stra contento di resistere alle botte negative del suo carattere perchè ho potuto e posso godere di tutto il bello di lui che tutt’ora mi regala. Purtroppo chi si è fermato “nell’aiutare”, si è fermato alle difficioltà di provarci…. e non ha visto nient’altro. Il bello era dopo… superata la tempesta. Il male non ha mai l’ultima parola! A volte sembrano parole preconfezionate, a volte se ne riscopre la verità.

        @Lara: hei grazie! non sai quanto apprezzo questo tuo pensiero -“Si aiuta il prossimo anche interessandosi e colmando la profonda povertà d’animo che, purtroppo, dilaga tra noi quanto quella materiale e forse di più.”- … mi ricordano discorsi che mi facevano un caro amico ormai tanti anni fa! E trovo verissima questa rifelssione. nel mondo d’oggi, quanto ci sarebbe bisogno di lavorare contro la “povertà d’animo”!

        Un abbraccio ad entrambi, e buona vita.

  5. Lo vedo con mia figlia … non ne vuole sapere di studiare e fare compiti. Io voglio aiutarla a non essere bocciata … lei solo scontro e litigi. Va beh … chissà se lo capirà un giorno. Serena giornata

  6. “La speranza che quel genere di persone possa migliorare e capire che devono aiutare chi cerca di aiutarle ce l’ho anch’io, ovviamente.”

    Si ma da questo già presupponiamo un grado di consapevolezza tra chi vuole offrire aiuto e chi lo chiede e credo che con questo genere di “collaborazione ” si riesce e nel chiederlo e nel darlo,nessun problema .
    Il problema nasce quando si vive nell’indifferenza e nel l’egoismo dove non si sente proprio il bisogno di aiutare,ma visto che il tema è centrato su chi non lo vuole l’aiuto ,qualche dubbio io sempre ne ho.So di cosa stiamo parlando perché mi sono trovata in queste situazioni ed ho dato infinite possibilità ,so cosa sia il baratro e un po mi verrebbe un altra citazione della Bibbia:”Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?”

    Caro mister…ci sono interpretazioni di accezione verso chi non vuole aiuto,di certo non sarà una persona che sta bene,che ha avuto un genere positivo di nutrimento… e chi lo percepisce sente una sorta di chiamata a non abbandonare il prossimo a se stesso…

    Però capisco quello che dici è difficile all’atto pratico insistere ripetutamente di voler aiutare se dall’altra parte non vi è intenzione…esattamente come so quando dall’opposto vi è intenzione di aiuto e non ci si arrende a non poter aiutare.
    Forse parlo più sotto un profilo spirituale e siccome ho esperienza anche sul materiale,smettere di dare questa disponibilità economica ad esempio aiuta a far nascere o riscoprire un altro genere di bisogno all’ altro…perché puoi volere bene e aiutare con il buon esempio che non vuol dire assecondare in denaro!

    Lavorare un po come quando si ha a che fare con i bambini,senza spazientirsi.

    Guardiamo cosa sta accadendo ad esempio per le strade ,le autorità non dovrebbero intervenire per chi è consapevole della gravità della situazione nel dire aiutateci ad aiutarvi rimanendo a casa!

    Quando queste persone non comprendono che siamo tutti potenziali omicida con questo virus cosa fai le lasci per strada?No, adotti un sistema punitivo con multe come i bambini quando non rispettano una regola…ma fai in modo da proteggere e venire in aiuto chi non permette di essere aiutato “contagiando” anche altri.

    1. Non c’è una regola che valga davvero per tutti. Dell’indifferenza e dell’egoismo ho parlato in altri post, in questo volevo concentrarmi su un caso diverso, quello che abbraccia situazioni difficili, situazioni limite in cui ci si accorge di non poter aiutare qualcuno in nessun modo. Perché anche chi avrebbe bisogno d’aiuto esercita il suo libero arbitrio e può scegliere di non voler essere aiutato.
      Buona serata.

  7. “Dell’indifferenza e dell’egoismo ho parlato in altri post, in questo volevo concentrarmi su un caso diverso, quello che abbraccia situazioni difficili, situazioni limite in cui ci si accorge di non poter aiutare qualcuno in nessun modo.”

    Dio mio ,ma io ho solo fatto un accenno all’egoismo e all’indifferenza ,ho parlato di tutt’altro qui…

    Torno al silenzio perché è CASA..grazie comunque.

  8. Hai ragione Mister Loto, ultimamente mi sono accorta che continuavo a voler aiutare una persona che non voleva essere aiutata e così facendo mi stavo facendo trascinare nel suo baratro. Grazie!!!!

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