Psicologia

Realizzare sé Stessi

Il coraggio di tornare ad essere autentici e creativi

Realizzare sé Stessi

Per realizzare sé stessi si dovrebbe smettere di unirsi alle idee di qualcun altro. Bisognerebbe non farsi piacere quel che propone la moda, non credere che gli stessi obiettivi vadano bene per tutti.

Realizzare sé stessi

Oggi abbiamo bisogno di identificarci in questo o in quello, di idolatrare serie tv o squadre di calcio per crearci un modo di essere.

Realizzare sé stessi oggi è diventato sempre più difficile perché nessuno riesce più ad essere autenticamente sé stesso.

Abbiamo tutti disperatamente bisogno di ricominciare ad immaginare, creare e costruire qualcosa di originale, che nasca dalla nostra unicità.

Non ti accorgi di come ormai tutto sia già visto, già fatto, già sentito?

Sembrano davvero pochi quelli che riescono a realizzare sé stessi, che sono ancora in grado di creare qualcosa di nuovo: un’idea, un lavoro, un desiderio.

La maggior parte di noi si limita a vivere passivamente. Usiamo, crediamo, pensiamo, scegliamo tutto ciò che è stato già costruito da altri, chissà quando, come e perché. Non abbiamo più un’identità che si differenzi dalla società nella quale viviamo.

Per Realizzarsi Serve Coraggio

Eppure dentro ognuno di noi esiste una spinta creativa fatta per permetterci di costruire non soltanto idee, lavori e sogni, ma un intero destino!

Per realizzare sé stessi è possibile ricreare da zero la propria vita, anche quando questa sembra già scorrere su binari certi.

Per costruire però, c’è bisogno di iniziativa, autostima e, più di ogni altra cosa, coraggio. Perché per creare qualcosa di nuovo bisogna saper andare controcorrente e spezzare non soltanto pregiudizi ma anche schemi mentali radicatissimi, prima di tutto in noi.

Serve slancio mentale ed entusiasmo, qualità che purtroppo vengono a mancare con gli anni, seppellite dal cinismo e la disillusione.

Se per chi ha una certa età realizzare sé stessi può essere un processo difficile, tutto cambia quando si parla dei giovani. Loro hanno entusiasmo da vendere e non sono ancora piegati dalla vita. Ma gli insegnanti sono spesso vittime delle loro frustrazioni e l’educazione alla scoperta, anche di sé, non viene mai trasmessa ai giovani.

Immaginate come potrebbe essere la scuola. Un luogo in cui, invece di far imparare a memoria delle formule o delle date, si insegnasse ad ogni ragazzo a costruire il proprio pensiero personale . Quanto sarebbe utile ed istruttivo cercare le proprie personali soluzioni e riflessioni! Quanta nuova bellezza creerebbe scrivere le proprie poesie dopo aver letto quelle dei grandi poeti?

Ognuno di noi è un essere vivente unico. Possiamo costruire una parte di mondo a nostra immagine, migliorandola a nostro piacimento.

Per realizzare sé stessi basta costruire pensieri, evoluzioni e legami nuovi.

Trova il coraggio di essere autentico e di distinguerti da chi non sa o non vuole farlo!

Trova il coraggio di superare la quiete del conosciuto!

Lettura consigliata: Il mondo immaginario di…. di Keri Smith

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26 Commenti

  1. Caro Loto, ciò che dirci sarebbe veramente bello, ma purtroppo non tutti abbiamo quel coraggi di fare da soli.
    Ciao e ti lascio una buona serata con un abbraccio con tutto il cuore.
    Tomaso 

    1. È vero, però nella vita si può sempre cambiare, cercando di diventare persone migliori! 😉
      Ciao Tomaso, ti auguro di passare un lieto fine settimana.

  2. La scuola non è uniforme, dipende molto dalle persone. Gli insegnanti, pur avendo formazioni simili, hanno però personalità molto diverse e bisogna essere fortunati ad incontrare quelli giusti, che non si limitano a trasmettere nozioni, ma anche anche insegnamenti per la vita. Il mondo del lavoro, poi, è parecchio diverso dal mondo della scuola ed è difficile, per un ragazzo che studia, immaginarsi nel mondo del lavoro ad utilizzare ciò che ha studiato. Ci sono poi i classici sogni, quelle attività che tanti ragazzi desiderano, ma che si realizzeranno solo per pochi. Purtroppo, con i tempi che corrono, realizzarsi nel lavoro e nella vita è difficile e, spesso, bisogna accontentarsi per poter sopravvivere. Un’altra questione è quella di avere le idee chiare, conoscenza delle proprie capacità e dei propri limiti e la volontà di impegnarsi, nonostante le difficoltà,per raggiungere i propri obiettivi.

    1. Io sono dell’idea che se si hanno idee chiara e una profonda conoscenza delle proprie doti e dei propri limiti non c’è limite a ciò che si può realizzare. Ogni tempo ha le sue difficoltà e forse oggi la più grande per i ragazzi è quella di non lasciarsi sopraffare dal pessimismo e dall’idea che sia necessario omologarsi a qualcosa di già pre-costruito per riuscire nella vita!
      Per quanto riguarda i professori hai ragione. Ce ne sono alcuni straordinari che aprono la mente e il cuore dei propri studenti come nessun altro potrebbe fare… peccato però che sono perle rare!
      Ciao, buona domenica!

  3. E’ difficile abbandonare la quiete del conosciuto per affrontare l’ignoto e problemi anche se questi portano ad un miglioramento e ad una crescita. Solitamente nella sofferenza cresci, quindi è soltanto positiva nonostante non sia ciò che si chiama “un buon periodo”. Serena giornata

  4. “Per realizzare sé stessi si dovrebbe smette di unirsi alle idee di qualcun altro.” dipende, anche sant Agostino, tuo amico, si è ubito alle idee di qualcun altro, essendone attratto ha fatto sue idee non sue.

    “Bisognerebbe non farsi piacere quel che propone la moda” su questo sono d’accordo, ma sempre partendo che sia una scelta sincera … Puó diventare una moda anche il non allinearsi alla moda. C’è chi trova piacere nel fare continuamente l’oppositore, si schiera sempre all’opposizione e mai con la maggioranza. A quel punto è solo un partito preso, non un modo semplice di essere se stessi senza farsi influenzare.

    “non credere che gli stessi obiettivi vadano bene per tutti” d’accordissimo.

    Il bisogno di identificarsi in qualcuno è sempre esistito e probabilmente sempre esisterá. Credo che sia anche un compito dei genitori, per quando siamo piccoli, riempire questa necessitá.

    Sono d’accordo con te che vivere passivamente non sia positivo, e bisogna darsi da fare, sempre. Non sono peró d’accordo sul fatto che la scuola non dia strumenti … ritengo che gli strumenti di base li dia a tutti, peró purtroppo molti a scuola perdono tempo perchè quando siamo ragazzi, se non si ha una famiglia alle spalle che te lo insegna, è difficile comprenderne l’importanza. Gli strunenti di base ce li abbiamo, poi oggi “le nozioni” sobo davvero disponibili in rete come non lo sono mai state, per tutti e gratuitamente.

    Quello che serve, come dicdi, è il coraggio. Di fare, di provare, di sbagliare, di perdere… E trovare il modo di realizzarsi! Sotto molti punti di vista, ma questo significa anche attraversare periodi difficili, faticare, in cui le cose non sono del tutto per come vorremmo. Ma solo perchè… È tutto in lavorazione.

    Grazie per i tuoi articoli, sempre interessanti. Buon proseguimento di vita!

    1. Il mio amico Sant’Agostino è partito dal moto dell’animo della fede e certamente ha accolto anche le idee di altri che però ha ampliato, approfondito e accresciuto in modo del tutto personale.
      Con l’invito a non seguire la moda non intendevo dire che tutto ciò che va di moda non deve piacerci, solo che dobbiamo restare fedele ai nostri gusti anche quando questi non sono alla moda. Se ami le tinte unite ma vanno molto di moda le fantasie, non ha senso farti piacere qualcosa che in realtà non avresti mai portato prima che qualcuno ti dicesse che è di tendenza farlo.
      La scuola ha bisogno di riconoscere l’unicità di ogni singolo studente, che poi sarà la sua forza da adulto, è questo che manca. Una frase attribuita ad Einstein recita: Se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.
      Eh si, fondamentalmente serve più coraggio, in tutti gli aspetti della nostra vita.

      Grazie a te per esserti fermato a riflettere!

      1. “Una frase attribuita ad Einstein recita: Se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”

        Sí, frase famosa e molto vera. È vero che a scuola un qualsiasi principio tu scelga, occorre un metodo, che inevitabilmente puo tagliarne fuori altri. Pero giá ci sono dirizzi specifici, per esempio piu matematici o piu artistici o piu letterario classici o piu professionali. A volte penso che molti si lamentano col sistema scolastico, ma ci sono molte occasioni che abbiamo potuto prendere o perdere.

        Imparare a saper stare con gli altri, imparare il rispetto per gli altri, saper argomentare le proprie idee e l’ascolto delle altre, saper presrntare un progetto… Anche ripetere una poesia a voce alta puó essere un esercizio utile e che puó far comodo nella vota adulta. Tutte le occasioni sono occasioni se colte, altrimenti si vedono come cose vuote e senza senso. Questo per dire che tocca sempre a noi far tesoro di ogni situazione e che scadere nella lamentela facile, è molto semplicistico ma non serve a niente.

        Che tutto poi sia migliorabile, come la scuola, su questo concordo. Per esempio a scuola, per quanto si dia un taglio verso certe scelte, rimane cmq una multidisciplinarieta. Trovo molto piu triste per quanto mi riguarda ingabbiarsi poi in un solo mestiere per tutta la vita, trovo percorsi un po ingabbiati e l’errore di considerare la formazione conclusa una volta convluse scuole e universita. In quel senso mi farebbe piacere vedere molti cambiamenti: poter avere momenti di formazione anche successivamente e poter cambiare poi facilmente settori lavorativi ed impieghi. Rimane ancora lasciata alla nostra singola abilita ed jnteresse il discorso della “continua formazione” e per quanto riguarda il lavoro, oggi giorno è un momentaccio, quindi figuriamoci.

        1. “Tocca sempre a noi far tesoro di ogni situazione” assolutamente vero. Comunque, giusto per far capire meglio il mio pensiero, non mi stavo lamentando e non volevo dire che tutto dipende dalla scuola o dagli altri. Era solo la mia personale idea di come la scuola potrebbe aiutare i ragazzi a capire la loro aspirazione e il loro talento. Ad esempio, condivido anche la tua idea del strutturare il mondo del lavoro in modo da poter cambiare più facilmente settori ed impieghi… anche questo aiuterebbe a far fiorire al meglio le nostre qualità. Su tutto però, resta la nostra volontà e il nostro coraggio.
          Buona settimana.

  5. Per realizzazione di se stessi sento che si tenda spesso ad identificarsi ad un prototipo di vita improntato sulle persone che ci circondano ,imitando un sistema che non è quel processo naturale a cui il nostro seme appartiene .
    Siccome i modelli di vita lasciano il tempo che trovano si tende a sentirsi irrealizzati doppiamente ,credo .

    “Realizzare sé Stessi
    Il coraggio di tornare ad essere autentici e creativi”

    Da questo titolo ho trovato la via della riflessione…avere coraggio di “tornare” ad essere autentici e creativi.Cosa vuol dire?Vuol dire che ci siamo persi dietro a qualcosa come un sistema di vita che ci porta sull’illusione di poterci sentire realizzati …un invito a “tornare” ad essere noi stessi nel profondo !

    “Oggi abbiamo bisogno di identificarci in questo o in quello, di idolatrare serie tv o squadre di calcio per crearci un modo di essere.”

    È verissimo vogliamo identificarci in qualcosa perché forse inconsciamente sentiamo di essere e non riconosciamo la nostra vera identità …quindi ci idealizziamo negli altri.È molto triste devo dire…

    Parlando di moda mi vengono in mente le mappe che vengono tatuate su ogni parte del corpo!Ormai un tatuaggio parla per noi,la nostra identità non è interiore ma esteriore,visibile a tutti …paradossalmente tranne che a noi se non attraverso il bisogno di guardarsi allo specchio e dire ecco io sono questo…sono identico agli altri!

    Ti auguro una buona settimana .

    1. Direi che hai centrato pienamente ciò che intendevo. Mi piacciono molto le tue riflessioni a questo post anche se, effettivamente, il contenuto è un po’ triste perché racconta la situazione della maggior parte di noi, la mancanza della profonda conoscenza di se stessi! Capire chi si è diventa ancor più difficile quando si è circondati di maschere e figuranti, come succede purtroppo nella nostra società.
      Ti auguro anche io una buona settimana!

      1. Non è sempre facile esternare le tante riflessioni che immagazziniamo dentro,perché devi avere anche una capacità di rapportarti al tema del momento .A volte mi vedo come se conoscessi tutte le lettere alfabetiche pur capendo che se non sapessi unire le lettere giuste il pensiero è dentro tutto l’alfabeto ma non coincide.Forse realizzare se stessi è un po anche questo ,esprimere quello che c’è internamente, la nostra essenza attraverso l’uso dell’alfabeto ,dando il via alla comunicazione ,capace di non penalizzare quella nostra essenza attraverso la conoscenza.Lo specchio è un indice di riferimento ,una metafora se vogliamo che funge da visione nel rapporto fuori e dentro di noi.Un esempio banale se vai ad un matrimonio devi vestiriti in un certo modo ,ti guardi allo specchio e ti dici che è un sacrificio quell’eleganza ,magari lo fai proprio perché sai che è solo quel giorno,e il dentro ti dice:hey non vedo l’ora che mi svesti da questa maschera e mi lasci libero :)Questo per ironizzare ,ma ci sta.

        La conoscenza ,l’amore mi ha portata a conoscere anche gli scritti di D’Avenia (ho fatto spesso riferimento a lui e alla sua capacità di rapportarsi al mondo ) credo sia anche un esempio di insegnanti per quanto concerne il discorso scuola = vita.Ho trovato un collegamento bellissimo che si riallaccia al tuo post e al tema “specchio “.
        “Bisognerebbe usare lo specchio in modo «socratico» e non solo «selfistico», «fermarsi a riflettere» e non a «riflettersi». Gli specchi sono un buon allenamento alla verità: ci confermano che la vita scorre inesorabile, ma allo stesso tempo ci ricordano che, a qualsiasi età, quella voce che dice «io» rimane fuori dal flusso. C’è in noi qualcosa di immortale, sottratto allo scorrere del tempo.

        Se sono qui e torno spesso qui …vuol dire anche che ti do un grande merito …Grazie !

  6. Come sai, anche io apprezzo molto D’Avenia, ho terminato proprio stamattina il suo ultimo libro.
    Il pezzo che hai riportato è davvero bellissimo e il tuo fermarti a riflettere è sempre molto piacevole da leggere.
    Ciao, ti auguro una buona giornata.

  7. Stupendo.
    La realizzazione di sé stessi costa fatica perché, in primo luogo, bisogna capire che cosa, chi, vogliamo essere. E non è una domanda così semplice; ci si deve scontrare con l’immagine che abbiamo noi nella nostra mente con quello che poi c’è davanti allo specchio. Bisogna fare un bel lavoro di mani, cuore e mente. Ma ci si può arrivare 🙂

  8. Quasi ricordavo di aver affrontato sotto un angolazione diversa il tema della creatività e tornando indietro spesso mi rileggo e mi dico …ma guarda anche oggi riscriverei le stesse parole ed è bello non cambiare su alcuni aspetti,rivedere una forma di coerenza che con lo scorrere del tempo è solo cambiata nel rafforzamento!

    Ieri ho rivisto “l’attimo fuggente”con Robbie Williams…un tema centratissimo che riguarda quei talenti inespressi dovuti spesso ad un educazione familiare rigida ,di cui nemmeno si è consapevoli,che non guarda alla felicità del figlio ma al,senso di orgoglio futuro per se stessi e la realizzazione con una dose di penalizzazione che sfocia in gesti estremi ,tarpabdo per sempre le ali verso chi non chiedeva e sentiva altro che spiccare il volo,il Suo volo!

    Poi la morte inspiegabile e paradossale dello stesso Williams,che in un film era promotore del carpe diem,cogli l’attimo…spronando gli studenti a tirare fuori il meglio che ognuno possedeva…Chissà cosa ha colto in quell’attimo di solitudine questo bravissimo attore,dispiace ,rimane un senso di vuoto e in un certo senso anche di responsabilità di una società individualista sotto diversi aspetti…non saprei

    1. Anche io ero rimasto colpito dalla tragica scomparsa di Robin Williams (Robbie è un cantante…). Purtroppo capita spesso ai grandi artisti di lasciarsi bruciare dal mondo. Spesso la bellezza nasce dalle anime fragili che poi, purtroppo, non riconoscendosi nel mondo e non avendo un punto di riferimento spirituale saldo, non trovano altra strada che la morte.
      Saluti.

      1. …però magari nel caso di Robin Williams ha prevalso più il suo senso di fragilità verso un annunciata e vicina malattia degenerativa ingestibile che la sua postazione nel mondo artistico.Credo che concorderai che il nostro ruolo sia anche quello di avvicinarci alle persone che soffrono o hanno sofferto indipendentemente dalla notorietà e ciò che sono riusciti a lasciare di se stessi…Se ne può però discutere poi se realizzare lo scopo di togliersi la vita possa essere esattamente l’opposto di come realizzare se stessi vivendo .

        Dici che continuo a complicarmi la mia di vita così?:)
        Mi piace riflettere ,pormi domande e non stupirmi mai di sentire connessioni …

        Robbie Williams,cantante che a me piace per alcune sue canzoni…non volevo mica tiragli i piedi:))…però se ti concentri un po anche lui ha il suo vissuto di sofferenza con abuso di droghe pesanti…ed è facile vederci la sua connessione anche qui,non solo attraverso un cognome simile:))

        Perdonami va…non ho mai programmato di fare una gara tra i tuoi post e i miei commenti nel blog…esiste però connessione?

          1. Certo …e pensa che meraviglia se si vive facendo anche vivere meglio?Una missione che devi sentire nel midollo e che nessun corrispettivo monetario può gratificarti se non quel senso di felicità per aver migliorato la tua vita contribuendo ad aiutare quella di qualcun altro…

            Ti lascio e ti ringrazio con la condivisione di questo scritto:
            ” Per trasformare l’impossibile in possibile bisogna far andare d’accordo la ragione con l’utopia, bisogna accettare quella terra di mezzo dove i contrari si relazionano tra di loro, dove l’incertezza è sovrana, il fallimento è una possibilità e la sicurezza non esiste: in una parola, bisogna accettare la vita”

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