Scienza

Il Conformismo di Asch

Un esperimento ha spiegato le dinamiche del conformismo sociale

Il Conformismo di Asch

Con l’espressione “il conformismo di Asch” ci si riferisce all’esperimento che lo psicologo Solom Asch effettuò nel 1956 in merito, appunto, al conformismo.

Il conformismo di Asch
Il conformismo di Asch

Asch si poneva una domanda ben precisa alla quale non riusciva a trovare una risposta. Si chiedeva quanto il desiderio di uniformarsi a un gruppo al quale si pensa di appartenere influisca sulle scelte individuali e perfino sul buon senso.

Questa è una questione incredibilmente attuale, probabilmente perché gli esseri umani e le loro dinamiche psicologiche non sono mai cambiati. Trovo particolarmente interessante usare il conformismo di Asch per capire meglio la società moderna.

L’esperimento di questo psicologo ha infatti dimostrato che essere parte di un gruppo può modificare il modo di agire del singolo individuo.  Questo ci fa certamente venire in mente, purtroppo, le bravate che spesso compiono dei gruppi di persone. In questi branchi, la coscienza e il senso morale dei singoli individui sembrano annullarsi nel nome del gruppo.

Lo stesso vale per certe teorie complottiste che, grazie ai social, prendono sempre più piede perché si è in tanti. Quando si è insieme a molte persone che sostengono una cosa assurda si finisce con il convincersi che questa sia reale.

Il conformismo di Asch ci permette di capire anche quegli assurdi comportamenti che, bene o male, tutti abbiamo sperimentato, soprattutto da giovani. Fumare anche se non piace solo perché lo fanno tutti. Vestirsi con abiti assurdi solo perché sono alla moda. Cercarsi una ragazza solo perché tutti gli amici ce l’hanno.

Perfino gli influencer lavorano su questa condizione dell’animo. Ti fanno vedere più volte che loro non possono vivere senza un determinato prodotto e tu finisci col pensare di averne assolutamente bisogno. E lo fai anche se fino a cinque minuti prima ne ignoravi l’esistenza.

Il Conformismo di Asch, l’Esperimento

L’esperimento aveva una dinamica abbastanza semplice.  Otto persone, delle quali sette erano complici di Asch, venivano portate in un laboratorio con la scusa di eseguire un esperimento sulla discriminazione visiva. Sostanzialmente venivano semplicemente mostrate ai soggetti delle schede con delle linee rette. Nella prima scheda c’era una sola linea, nella scheda successiva ce n’erano tre, con dimensioni molto diverse. Si chiedeva ai soggetti di determinare quale delle tre linee fosse della stessa lunghezza della prima che avevano visto.

Nell’esperimento non c’era nulla di difficile, la risposta era sempre ovvia ed estremamente evidente. Eppure Asch si rese conto di una cosa inquietante. Quando i sette complici davano tutti una risposta sbagliata anche il soggetto dell’esperimento, pur sapendo di sbagliare, dava la stessa risposta. E questo era un atteggiamento estremamente frequente, dato che nel 75% dei casi, almeno una volta veniva data la risposta errata.

Il conformismo di Asch diventa ancora più interessante se si dà un’occhiata ai numeri. Maggiore era il numero delle persone che formavano il gruppo e più saliva la percentuale di soggetti dell’esperimento che sceglievano di uniformarsi alle risposte sbagliate. Di contro, quando i soggetti erano soli rispondevano correttamente nel 98% dei casi.

Fu poi chiesto ai soggetti dell’esperimento perché avevano scelto di uniformarsi ad una risposta che non ritenevano corretta. Molti di loro risposero che avevano paura di risultare ridicoli oppure che erano convinti che la maggioranza non poteva sbagliare.

Il conformismo di Asch ci mette in guardia su quanto sia facilmente possibile sbagliare scegliendo di seguire la massa. Invece di uniformarci alla società, cerchiamo di usare sempre il nostro intelletto e i nostri valori e nella vita sbaglieremo molto meno.

Lettura consigliata: Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana di Frank Furedi

Il nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita quotidiana

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21 Commenti

  1. Penso sia questo che porta le persone ad etichettarle come complottiste, negazioniste ecc. E come uno prova a formula un quarto di ragionamento fuori dai binari “previsti” dal sistema, ti fanno fuori – o ti prendono a male parole o ti Etichettano banalmente.

    Per me è un’idiozia assurda. A me le etichette hanno sempre fatto una tristezza… Cioe uno una volta fa una cosa e sei fregato per sempre!

    Questo che tu descrivi è un problema enorme: anche nei luoghi di lavoro è cosi. Se il gruppetto “dei giusti” ti etichetta come sbagliato, sei fuori e per te la vita è dura. Perche molti, esattamente come descritto nel tuo post, si allinea all’idea e al pensiero “di chi comanda” in quella situazione. Sta cosa è tremenda ma è sempre cosi, ne ho avute tantissime prove.

    Io voglio avere sempre la mia idea, cbe a volte magari è uguale a quella dei “forti”, ma magari a volte no. Le persone che invece si allinenano sempre al pensiero dei potenti (potenti relativi, ma potenti in quella circostanza) mi fanno una tristezza infinita. Sono conigli, non persone.

    Fanno cosi per “sentirsi al sicuro”, ma sbagliano perche perdono se stessi e la propria singolaritá.

    Bisogna trovare il coraggio di essere noi stessi anche se costa carissimo. Costa a volte amici, costa rapporti, costa anche avere difficolta in alcune circostanze.
    Ma la propria libertá, non ha prezzo. Per la liberta, si puo dare il sangue e anche la vita.

    Di questi tempi, la lotta è sempre piu dura. Armiamoci di pazienza.

  2. Sono d’accordo con te su quasi tutta la linea.
    Mi lascia un po’ perplesso soltanto il riferimento che fai ai complottisti/negazionisti. Purtroppo anche chi viene solitamente etichettato in questo modo raramente pensa solo con la propria testa o meglio, crede di farlo anche se in realtà è guidato da qualcosa di molto diverso dalla ragione. In moltissimi casi è la paura, come accade per i vaccini, in altri è diffidenza nei confronti di chi è ricco e potente, come nel caso del nuovo ordine mondiale, in altri ancora è l’inconsapevole ricerca di affermare a sé stessi di essere i migliori, più svegli degli altri, come nel caso di chi afferma (sigh!) che la terra è piatta.
    In poche parole, una cosa è avere il coraggio di andare contro corrente su questioni morali/etiche, su cose che conosciamo davvero perché le abbiamo studiate e approfondite (su fonti sicure) oppure su questioni che sappiamo essere incontrovertibili perché sono matematiche o tangibili. Invece è decisamente un’altra cosa andare in giro a dire che la terra è piatta e aspettarsi che nessuno ci “etichetti” o ci controbatta.
    Guarda Lorenzo, il discorso della libertà di pensiero e di parola è molto, molto delicato e deve essere capito. Il fatto di essere liberi ci deve spingere a usare bene la nostra testa, a essere consapevoli di ciò che diciamo e dell’impatto che questo avrà sugli altri, non a sentirci autorizzati a sparare corbellerie! 😉
    Poco tempo fa, a questo proposito, ho scritto un articolo sulle fake news, per imparare a riconoscerle. In particolare, ho parlato del CRAAP test, che è molto utile per valutare un contenuto informativo. Se ti interessa, lo trovi qui: https://www.mr-loto.it/2021/fake-news-cosa-sono.html
    Un saluto e tanti auguri di buona Pasqua.

  3. Si è un discorso complesso e pericoloso.

    Per esempio, chi decide che sono corbellerie e di che grado di corbollerie si tratta?

    Se ci sono prove evidenti che schiacciano le teorie, come per i terrapiattisti è ovvio che siano corbellerie. Con le immagini stesse del pianeta terra dal satellite, si vede che è tonda.

    Su altre questioni peró la linea non è cosi marcata e non ci sono prove sufficenti per dire “è cosi”, dunque si rischia che “chi decide che sia giusto o no”, agisca da censore e banni parte del pensiero critico di opposizione.

    Sarebbe un po come dire che, chi ha in mano il potere, inizia a dire che “sono tutte corbellerie i discorsi su Dio, Dio non esiste. Da oggi non se ne parli piu!”. Vagli a dimostrare il contrario scientificamente. In qualche modo si puo anche fare, ma si rimane li tra avere prove e non prove che non sono mai cosi schiaccianti per nessuno (nel senso è aperta sia la porta del crederci che dell’incredulita per ciascuno). Questo per dire che è rischioso che chi ha potere inizi a dire che “chi contesta alcune cose”, anche con alcune prove, “queste sono corbellerie, tu non parli piu”.

    Mi hanno additato come complottista, semplicemente perche penso che ci sia un discorso geopolitico alla base di questo casino. Non nego il virus (è evidente che sianpericoloso), ma sopra a quello ci sono dei brutti giri. Ci sono molte molte prove che lo dimostrano, ma non sono ancora cosi schiaccianti ed evidenti per tutti. Ovviamente non è nemmeno certo ancora il contrario, ma molti si schierano da una parte e dall’altra semplicemente seguendo “una massa” (che sia l’una o l’altra), quella in cui si ritrovano come pensiero.

    Saluti e buona pasqua di Pace!

    1. Mi sa che non hai letto con attenzione ciò che ti ho scritto.
      -Chi decide che sono corbellerie e di che grado di corbellerie si tratta?
      Lo decide il fatto che queste non siano incontrovertibili, matematiche, tangibili o pienamente dimostrate con metodo scientifico, cioè basandosi su dati/fatti confermati.
      -Sarebbe un po’ come dire che, chi ha in mano il potere, inizia a dire che “sono tutte corbellerie i discorsi su Dio, Dio non esiste.
      Il concetto di Dio appartiene alla sfera etica/morale/spirituale che è un sentire strettamente individuale. Tanto è vero che non puoi in alcun modo convincere chi crede in Dio a non farlo o chi non crede in Dio a farlo.
      -Molti si schierano da una parte e dall’altra
      Questo è proprio il problema principale di oggi. Ci si schiera su tutto a simpatia, come per le squadre di calcio. Invece ogni faccenda ha dei risvolti positivi e negativi, veritieri e falsi.
      Quasi nulla è tutto bianco o tutto nero. Il nostro compito dovrebbe essere prima di tutto quello di capire. Prima di esprimere il nostro pensiero quindi, dovremmo studiare, raccogliere dati, cercare fonti sicure, ascoltare le persone che per i loro studi o la loro esperienza ne sanno più di noi e via dicendo. Invece oggi manca l’umiltà di ammettere, anche a sé stessi, di non conoscere, si apre bocca sempre su tutto. Non ho mai, mai sentito nessuno dire: “Non ne so abbastanza per esprimere un’opinione”. E questo è preoccupante.

      Ciao!

      1. Se tutto dovesse basarsi su numeri, ribadisco chebil concetto di Dio dovrebbe essere bannato.

        I numeri, come sappiamo, “vanno interpretati”. Raccolti sul campo e poi analizzati. Interpretare i numeri è “la lettura che se fa” e non è unica. Si possono leggere in senso piu positivo e in senso piu negativo, si puo insomma spostare il focus verso quello che “vogliamo che sia l’evidenza”. Dare tutti i giorni dei numeri assoluti, non ha nessun senso. Questo a partire da bilanci economici (che si interpretano) a numeri raccolti su qualsiasi altra situazione.

        Quanti scienziati dicono A oggi e quanti dicono “contrario di A”? Tanti. Eppure sono tutti scienziati, dunque nemmeno la scienza è incontrovertibile.

        Quando poi questa presunta scienza veritá, vuole dirigere la politica, lo trovo un disastro pericolosissimo. Era gia successo che ci fosse un cts che dettava le agende politiche e non finí benissimo. E quella volta, i dati scientifici proposti addirittura dimostravano la pericolosita di una certa razza e la superiorita di un’altra. Difendevano la razza italiana da altre. La proponevano come scienza. Lo stato l’ha presa come scienza. Il popolo, usando quello che tu spieghi nel post, si è lasciato ingannare.

        Questi sono dati incontrovertibili, ovvero fatti accaduti che ormai si leggono lucidamente perche superati. Purtroppo oggi siamo dentro un casino e credo che non riusciamo a farne una vera analisi lucida. Ma il tempo dimostrerá la veritá.

        Non mi schiero per simpatia, ma come dici tu, scegliendo le fonti – ma ascoltandole tutte – credo ci si possa fare una propria idea.

        Poi “si puo anche credere” che chi governa le nazioni siano incapaci, ma qua si sfocia nella “fede” (ovvero qualcosa di non completamente provabile), mentre appunto preferisco attenermi a molti fatti che non comprendo/non mi tornano.

        E credo che tutto sto discorso rientri perfettamente nel discorso che affronti tu nel post.

        Grazie della possibilitá libera di esprimere il mio pensiero 😉

  4. Difficilmente dico una cosa per farmi accettare anche perché so stare tranquillamente anche da sola. Mi può essere capitato certamente lo ammetto ma è più che altro per il quieto vivere che sto zitta ma generalmente anche se scomodo dico ciò che penso e non ho l’abitudine di criticare le idee degli altri, possono essere sbagliate per me ma non è detto che lo siano. Magari sono sbagliate le mie e giuste le loro. C’è gente che ti dà dello scemo perché non la pensi come lui/loro. Io credo che ognuno di noi ha il diritto di pensarla come vuole e prima o poi si vedrà se esiste una verità ma ogni verità va rispettata. Serena giornata e Buona Pasqua

    1. Ho notato anche io che molte persone, se non la pensi come loro, ti considerano scemo. È forse per questo che molte persone si adeguano o, ancora peggio, fingono. Il punto è che, come giustamente dicevi, ognuno è libero di pensare ciò che vuole ma deve rispettare questo diritto anche negli altri… perché non vale considerare vero solo ciò che è in linea con quello che penso io! 😉
      Ciao Ely, grazie per l’augurio, buona Pasqua anche a te.

  5. Mister sono giorni di riflessione
    Il tempo corre e nn aspetta e spesso ingiusto
    Proponiamo i da domani di dare tempo a noi e ai nostri affetti.
    Se credi cancella
    Buona santa Pasqua

  6. Buona Pasqua Mr.
    Sia che tu creda o no , lasciamo che questo giorno sia dedicato al Sole, alla Luce che lui ci regala ,senza chiedere mai , alla natura che Rinasce come ogni primavera e non si cura di nessuno , lei c’è , esiste e questo per me è un
    miracolo che ci dovrebbe far capire come la Vita stessa sia un mistero .

    Un sorriso grande

    Rosy

    1. Grazie Rosy, un bellissimo pensiero il tuo per credenti, come me, ma anche per gli altri. Ricambio gli auguri di buona pasqua con tanto affetto.

  7. Non conoscevo fino a pochi minuti fa tale esperimento. Molto interessante. Lo proporrò ai miei alunni 😂😀

  8. A me non è mai interessato particolarmente fare parte di un gruppo e quindi me ne sono sempre altamente fregata di seguire la corrente. Allo stesso modo ho sempre cercato di accettare i miei limiti e rendermi conto di ciò che so e che non so. Mio figlio ha faticato molto a rapportarsi con gli altri, soprattutto durante il periodo dell’adolescenza. Si sentiva diverso, strano, incompreso, proprio perché non si adattava alle mode del branco. Ha sofferto parecchio, ma alla fine ha capito che non poteva calpestare se stesso, i suoi progetti ed i suoi ideali solo per uniformarsi alla massa. E’ stato un percorso lungo e faticoso, ma credo che ce l’abbia fatta. Ognuno di noi è diverso da un altro e non può annullarsi per stare nel gruppo. Deve cercare quelle poche persone che possano condividere il suo modo di essere e i suoi principi e che lo accettino per quello che è. Solo a quel punto può sentirsi veramente libero.

    1. Sono d’accordo con te, però credo che ci siamo qualcosa di primordiale in noi che ci spinge a cercare di restare nel gruppo, forse è una forma di difesa. Non a caso quando si è in tanti ci si sente più forti… e probabilmente si è più forti! Il punto è diventare consapevoli di sé stessi come individui, arrivando a capire che, quando il gruppo sbaglia, abbiamo la possibilità e il dovere di distaccarci da esso.
      Buon lunedì dell’Angelo, a presto!

      1. Giustissimo! Io non ho mai negato che mi sia anche piaciuto far parte di un gruppo, ma non per questo ho rinnegato la mia personalità per poter essere accettata. Se il gruppo è costituito da persone intelligenti, può essere anche in grado di accettare le diversità, che arricchiscono e rendono più interessante l’interazione e il dialogo. Se il gruppo non è capace di fare questo, vuol dire che non è un buon gruppo. Logicamente i giovani fanno fatica a capire questo e fanno di tutto per assomigliare agli altri, ma alla mia età la situazione è ben chiara!

        1. Esatto, soltanto con il tempo e l’esperienza si impara anche a scegliersi il gruppo adatto alla propria individualità o farne perfino a meno. Invece per i giovani è diverso. Proprio come è capitato a tuo figlio, spesso i ragazzi migliori pensano di essere “sbagliati” perché non riescono ad adeguarsi o a essere accettati in un gruppo decisamente inferiore alle loro possibilità intellettive e psicologiche.
          Ciao Katherine, a presto.

  9. Nei tuoi post c’è sempre quella traccia che ti riconduce ad approfondire ,se davvero sei interessato all’argomento !

    Coscienza …e poi da lì ho riletto anche il post sulla coscienza collettiva ,allargando la veduta,magari sentendosi anche parte di qualcosa.

    Ovviamente un atteggiamento conformista alla società ,la stessa che ha perso un po’ la natura di coscienza individualmente autentica porta a sperimentare e a spronare quelle coscienze che grazie a Dio hanno ancora la capacità al non cedere ad una manipolazione che le allontana da se stesse .. È come si fa a capire se quel gruppo e in quel gruppo noi abbiamo autonomia di pensiero ?Semplicemente nel momento in cui veniamo ricondotti a noi stessi ,non a ciò che gli altri vorrebbero ,ma a ciò che di natura siamo . È il processo dell’Amore di Leo Buscaglia ,un processo che non abbiamo diritto di negare agli altri e nemmeno che gli altri lo neghino a noi ..(Perdonami se questo pensiero va anche ad una persona cara conosciuta in rete)Su questo principio si tenderà all’evoluzione e al risveglio della coscienza del singolo da cui nasce la consapevolezza collettiva e quindi anche il gruppo avrà possibilità di esistere sentendoci accolti e accogliendo .Spero di non essere stata ripetitiva e sia arrivato il senso per come lo sento io .:)

    Quello che ne esce fuori soffermandosi un po di più è un arricchimento non indifferente, connessioni di cui non siamo piacevolmente consapevoli ,purtroppo .Utopia viene spesso chiamata ,ma io sarei un po’ più ottimista!

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