Microplastiche nei Pesci
Quali pesci e frutti di mare contengono più microplastiche
Microplastiche nei Pesci
Quello delle microplastiche nei pesci è un problema tutto nuovo che, a causa del forte inquinamento ambientale, riguarda da vicino la nostra e le future generazioni. Per tentare di comprendere pienamente il problema e il suo reale impatto sulla salute, i ricercatori stanno esaminando attentamente l’evolversi della situazione.

È di un paio di anni fa lo studio che ha rilevato che in media, le persone potrebbero mangiare circa 5 grammi di plastica a settimana. L’equivalente di una carta di credito. (1)
Dagli anni ’60, la produzione di plastica è aumentata di circa l’8,7% all’anno, la stima è che circa 8 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani ogni anno. (2) Quando la plastica entra nei mari e negli oceani, la luce solare e l’azione delle onde iniziano a degradarla in microplastiche.
Con il tempo, le particelle di plastica contaminano l’ecosistema marino e la catena alimentare, compresi i prodotti alimentari destinati al consumo umano.
Attenzione però, non esiste solamente il problema delle microplastiche nei pesci. Secondo la ricerca, la maggior parte delle micro particelle di plastica che assumiamo proviene dall’acqua del rubinetto o da quella in bottiglia. Inoltre, poiché l’acqua e il sale vengono spesso estratti dal mondo naturale, i ricercatori hanno studiato se i prodotti realizzati con questi ingredienti, fossero contaminati anche da nano e microplastiche.
I risultati hanno confermato la presenza di microplastiche nella birra, nel miele e nel sale marino. (3, 4, 5)
Filtra le microplastiche dall’acqua del tuo rubinetto
Le Microplastiche nei Pesci
Gli Studi
Il consumo di pesce e di frutti di mare rappresenta una via per l’esposizione alla microplastica da parte degli esseri umani. A causa delle loro piccole dimensioni, le microplastiche possono essere ingerite da un’ampia varietà di organismi marini.
Gli studi hanno rilevato la presenza di microplastica negli invertebrati, nei crostacei e nei pesci. (6, 7) Le particelle di plastica si trovano spesso concentrate nell’apparato digerente di un organismo. Per tale motivo i ricercatori sostengono che possiamo esporci maggiormente a questi inquinanti, consumando bivalvi e piccoli pesci consumati interi.
Quando infatti mangiamo una cozza o una vongola, mangiamo anche il suo apparato digerente, ovvero il luogo in cui si depositano le microplastiche. La stessa cosa vale per i piccoli pesci che vengono consumati interi.
Uno studio australiano conferma che, per quanto riguarda le microplastiche nei pesci, il consumo dei filetti è più sicuro rispetto ai bivalvi. Questi agenti inquinanti infatti si trovano principalmente nelle loro budella, organi che normalmente non vengono consumati. (8)
Uno studio condotto in Belgio ha rilevato che i mitili d’allevamento hanno concentrazioni di microplastiche significativamente più elevate rispetto ai mitili catturati in natura. (9)
Uno studio inglese ha rilevato la presenza di microplastica nella farina di pesce. Questo alimento rappresenta la base del mangime che viene usato per alimentare i pesci d’allevamento. I derivati della farina di pesce fanno parte della catena alimentare umana. Il consumo diretto avviene tramite olio di pesce e il consumo indiretto tramite mangimi per pollame, suini e acquacoltura. (10)
Conclusione
Il problema delle microplastiche nei pesci dunque esiste ma purtroppo ormai è un fenomeno che riguarda tutta la nostra catena alimentare. Anche se l’umanità dovesse smettere di produrre plastica in questo momento, il problema continuerebbe ad aumentare. Tutti i detriti presenti in mare infatti, continuerebbero a degradarsi per anni e anni con una produzione immensa di microplastiche.
Microplastiche nei Pesci
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