Psicologia

Introspezione e Emozioni

Un modo per superare stress e ansia

Introspezione e Emozioni

L’introspezione è molto in disuso ultimamente, eppure è uno strumento fondamentale per capire le proprie emozioni e raggiungere la piena consapevolezza di sé.

Introspezione e emozioni

 

I ricercatori hanno scoperto che facciamo mediamente più di 50.000 pensieri al giorno. Circa la metà di questi sono negativi e più del 90% sono semplici ripetizioni del giorno precedente. È spaventoso pensare che, giorno dopo giorno, ripetiamo sempre gli stessi processi mentali, perché significa che non ci evolviamo in alcun modo.

Allo stesso modo, chi non è abituato a praticare l’introspezione regolarmente si ritrova a vivere in balìa di emozioni che non capisce. Ci si sente tristi, arrabbiati o vuoti senza avere alcuna consapevolezza del perché.

Solo imparando a guardarsi dentro, si comprendono i propri valori, le proprie convinzioni e il modo in cui elaboriamo le nostre esperienze. Solo così possiamo sapere davvero chi siamo, qual è la nostra personalità e quali sono i meccanismi che scatenano i nostri pensieri e le nostre emozioni.

Introspezione e Emozioni, Significato

Essere introspettivi significa proprio guardarsi dentro per esaminare i propri pensieri e le proprie emozioni. Vuol dire avere l’abitudine di riflettere su quello che pensiamo e proviamo per cercare di capirne il significato.

Il processo può essere focalizzato su quello che si sta vivendo nel presente oppure sulle esperienze emotive del passato.

Il termine introspezione è usato nel linguaggio comune per riferirsi all’ esplorazione della propria vita interiore. Lo stesso processo è usato però anche in psicoterapia, per aiutare le persone a comprendere le proprie emozioni e comportamenti. Ovviamente in questo caso si cerca di fare un lavoro più oggettivo, imparziale e standardizzato rispetto a quando lo si fa da soli. Tuttavia, chiunque può diventare una persona introspettiva se è animato da curiosità e determinazione.

A cosa serve?

Ci sono molti potenziali vantaggi nel praticare questo tipo di autoanalisi. Prima di tutto può essere una grande fonte di conoscenza personale che non è possibile acquisire in nessun altro modo.

La consapevolezza di sé aumenta la tua capacità di esercitare il controllo sulle tue emozioni, riducendo lo stress e l’ansia. Se ti conosci, sarai meno propenso ad andare in crisi quando ti troverai a dover gestire emozioni difficili. Diciamo che sarai meglio equipaggiato per superare le depressioni emotive.

Non solo si avverte subito un maggiore senso di benessere ma, raggiungendo l’accettazione di sé, si costruiscono anche relazioni migliori, più autentiche e più forti. L’introspezione ti renderà un marito, un genitore, un amico, un lavoratore migliore di quello che sei adesso.

Inoltre, la conoscenza di sé e dei propri valori toglie gradualmente il potere alle distrazioni delle nostre vite frenetiche che spesso ci fanno dimenticare i nostri veri desideri e bisogni.

Insomma, se non ci si impegna a focalizzare la mente sulla comprensione di sé, non si avrà mai l’opportunità di crescere ed evolversi.

È necessario Farlo bene

Ottenere una maggiore consapevolezza di sé è un processo a lungo termine, non si ottiene dall’oggi al domani. È qualcosa che si costruisce creando una routine di autoriflessione che durerà tutta la vita.

Trova ogni giorno il tempo per fermarti a pensare, bastano 15 minuti. Metti via il telefono e concediti quel quarto d’ora per riflettere. Trovare il tempo per questo può aiutarti a trovare le risposte di cui hai bisogno piuttosto che rimuginare all’infinito.

Se non hai mai praticato l’introspezione, ti do qualche consiglio per iniziare.

  • Fatti le domande giuste. Non concentrarti sui perché ma sull’osservazione. Invece di chiederti perché ti senti così, cerca di dare un nome a quello che provi. Focalizzarti sul perché può portarti a vedere relazioni tra due cose che non esistono o a sopravvalutare il grado in cui due cose sono correlate tra loro. Questo è un pregiudizio cognitivo chiamato correlazione illusoria.
  • Se c’è un problema che ti toglie il sonno, poniti delle domande che spostano la tua attenzione sulla sua possibile soluzione. Ad esempio, “immaginando il futuro, come vorrei che si fosse risolta la situazione che sto vivendo adesso?”
  • Cerca di andare a fondo. Il nostro cervello punta sempre verso la risposta più ovvia. Di solito finiamo su quello che conferma le nostre convinzioni preesistenti. Questo perché la maggior parte delle vere motivazioni sono al di là della nostra consapevolezza cosciente. Bisogna portare in superficie la radice di quello che proviamo. Non limitiamoci alle risposte che sembrano vere sul momento.
  • Non ossessionarti. Anche se è un’ottima pratica, esagerare con l’introspezione è sbagliato. Si finirebbe con il sentirsi più stressati, depressi e ansiosi che mai.

Lettura consigliata: Autoanalisi transazionale di Mavis Klein

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8 Commenti

  1. Ho una buona conoscenza di me stessa anche se capitano momenti no o momenti in cui si ha la necessità di tornare a “scoprirsi”. Serena giornata

      1. Sì non tutti ci riescono. È stata la mia gioventù caratterizzata da certi percorsi anche per via del mio avvicinamento a Buddismo ed Induismo. Quelle culture/religioni mi hanno portata a pensare molto e conoscermi molto. Buon fine settimana

        1. Si dice che il maestro arriva solo quando l’allievo è pronto ad imparare… e se la tua vita ti ha portato in una determinata direzione significa che era quello di cui avevi bisogno per progredire!
          Buon fine settimana anche a te.

  2. Da quando ho avviato un percorso di introspezione (psicanalisi) tutto è cambiato.

    Capire meglio me stesso mi ha aiutato anche a capire un po’ meglio l’Altro, cosa che per me era prima un mistero.

    Sono favorevole ad una sempre più ampia diffusione di una cultura psicologica nella società.
    Per me ci vorrebbe l’ora di psicologia a scuola!

    1. Io invece sono favorevole ad una sempre più ampia diffusione di una cultura introspettiva e spirituale nella società. Gli psicologi fanno per gli altri un lavoro che invece ognuno dovrebbe fare per proprio conto. Purtroppo oggi siamo troppo abituati a delegare… che sia portarci una pizza a casa, tagliarci i capelli, aggiustarci un rubinetto che perde o dirci cos’è che ci fa stare male a livello psicologico, il discorso non cambia.
      Gandhi sosteneva fortemente l’autosufficienza, non soltanto di uno stato, ma anche del singolo individuo. Pensa che tesseva i suoi stessi vestiti! Secondo te perché? È l’unico modo non soltanto di essere liberi ma anche di imparare cose nuove e crescere mettendosi alla prova.
      Pensaci.
      Un caro saluto.

      1. Per quella che è la mia esperienza, lo psicologo funge in realtà da Virgilio: è un accompagnatore che ti guida in un viaggio introspettivo, ma il viaggio devi comunque farlo tu, il drago devi comunque affrontarlo tu.

        E’ molto difficile farlo da soli perché ci raccontiamo (involontariamente) molte “balle”: un occhio esterno (e preparato) invece ti aiuta a smascherarle e ad allinearti interiormente sempre di più.

        Per farti un esempio personale: io mi ritenevo un “buono”, uno a posto, un bravo ragazzo.
        Con il percorso di psicanalisi ho scoperto invece pian piano di non essere “buono” ma “finto”: ero chiuso all’Altro, all’ascolto e alla Vita, pur essendo CONVINTO del contrario.

        Penso che la psicologia – anche se per me è stata anche un risveglio più “spirituale” – arrivi fino ad un certo punto.
        Dopo di che deve lasciare la palla alla spiritualità.
        (ma su questa non riesco a capire come si potrebbe inserire in un contesto scolastico, mantenendo la laicità e il rispetto di tutte le confessioni)

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