La Povertà Educativa
Difficilmente si pensa alla povertà educativa quando si pensa a una condizione generica di indigenza. Se immaginiamo una persona povera, tendiamo a identificare i suoi bisogni primari solo con il cibo e il vestiario, ma non è così. Purtroppo spesso ci si dimentica dei bambini e degli adolescenti che vivono nelle famiglie povere e che, oltre ai viveri e agli abiti necessitano anche di imparare.
Che cos’è la povertà educativa? È l’impossibilità da parte dei minori di apprendere e quindi sviluppare liberamente le proprie capacità e aspirazioni. La gravità di questo problema viene misurata sulla capacità dei bambini di 10 anni di leggere e di comprendere un testo semplice. Questo perché la capacità di lettura è uno dei primi e più utili indicatori del futuro successo dei bambini.
Se pensi che questo problema riguardi soltanto le zone disagiate del pianeta in cui per molti minori andare a scuola è impossibile, ti sbagli.
In Italia infatti ci sono oltre un milione e duecentomila minori di 18 anni che vivono in povertà assoluta. Questo significa che le loro famiglie non possono permettersi neppure le spese minime per condurre una vita modesta. Anche se nel nostro Paese le scuole primarie sono fortunatamente un obbligo, le disuguaglianze economiche fanno una grande differenza tra un bambino e l’altro. Il 61% dei 15enni che provengono da un ambiente socio-economico più alto raggiunge le competenze che gli consentiranno di continuare ad imparare per tutta la vita. Solo il 26% dei ragazzi poveri riesce a fare lo stesso. (1)
Quali sono le cause della povertà educativa? Le disuguaglianze non soltanto economiche ma anche culturali e sociali. La cosa più triste e preoccupante è che questa condizione si tramanda di generazione in generazione. È come un circolo vizioso da cui è davvero difficile uscire.
Eliminare la Povertà Educativa
La povertà non solo tiene i bambini intrappolati fisicamente nella mancanza di opportunità e risorse, ma li limita anche mentalmente ed emotivamente. Questa povertà mentale si traduce in impotenza, indifferenza e disperazione, che purtroppo vengono spesso tramandate dai genitori.
La povertà educativa limita la capacità di un ragazzino di sognare e raggiungere un futuro che è al di là di quello che può vedere. L’istruzione è il punto di svolta ma a che serve andare a scuola se un bambino dopo averci trascorso anni non capisce quello che legge e pensa che non sia importante? Anche questa è una forma di analfabetismo.
L’Educazione è un Diritto
Ogni bambino ha il diritto non solo di andare a scuola, ma di imparare a scuola perché per molti di loro a casa non ci sono le condizioni per farlo. Solo così potranno acquisire le competenze che un giorno saranno alla base di un apprendimento che gli permetterà di essere liberi, non solo economicamente ma anche mentalmente.
C’è un urgente bisogno di impegno a livello sociale per investire di più e meglio nelle persone. Eliminare la povertà educativa è importante quanto eliminare la povertà estrema. Bisogna raggiungere ogni bambino, in ogni situazione.
I bambini sono il futuro. È di vitale importanza permettere a tutte le giovani menti di avere una solida base culturale da cui partire. Per questo è fondamentale aiutarli ad uscire dai modelli negativi di pensiero e comportamento che purtroppo possono essere frequenti e ripetuti nell’ambiente in cui crescono.
Lettura consigliata: Povertà educativa: che fare? Analisi multidisciplinare di una questione complessa a cura di Luana Di Profio
Oltre la povertà educativa effettiva, c’è da combattere con quella procurata. Fai caso quanto siano sempre meno i libri in una casa moderna. Si legge sempre meno e un bambino cresce senza neanche sapere cos’è un libro. Bibbie e Vangeli poi, non ne parliamone nemmeno.
Purtroppo è così. Tutto quello che i bambini apprendono lo prendono dalla tv e da internet… e spesso vengono lasciati soli, con tutte le conseguenze che seguono da una mancanza di selezione da parte di un adulto. 🙁
C’è tanto da fare.
Un saluto.
Condivido con quanto scrivi ma mi soffermo anche su un altro aspetto.Basterebbe solo l’apprendimento dai libri per eliminare questa povertà educativa o sarebbe auspicabile avvicinarsi a qualcos’altro?
Ad esempio,gli indiani d’America non mi sembra che avessero materiale culturale come apprendimento di nozioni eppure predisponevano di un gran patrimonio culturale delle loro tribù di appartenenza, dando l’idea di esseri in sintonia con sé stessi, con gli altri e con la Natura.Potrebbe trattarsi invece di un concetto legato ad un intelligenza capace di un Dio da cui manifestavano un senso di Equilibrio e Armonia?
Il paradosso è che i nativi Americani li leggiamo attraverso libri pensando alla nostra cultura,e loro senza la nostra erano un bel po avanti:)
Questa è la “bellezza”del tuo blog,ho trovato temi che mi riconducono sempre alla stessa Fonte.
No, i libri non bastano, l’ho anche scritto nel post. Molti minori, nonostante vadano regolarmente a scuola, vivono in un ambiente di degrado intellettuale (e spirituale) che non consente loro di apprendere come dovrebbero e di esprimere le loro potenzialità. Una mente si forma anche attraverso l’osservazione e la vita quotidiana in generale.
Ciao Lara, buona serata.
Si lo hai scritto nel post e spero mi perdonerai se lo riprendo e lo sottolineo in grassetto,non perché serve a te (penso tu sappia molto bene cosa intendo ), perché penso sia utile avvicinarsi sempre a questa visione, riguarderebbe tutti noi.
Cito un passo di Alessandro D’avenia,tratto dal libro l’arte di essere fragili…un bel filo traduttore e conduttore che rende la “visione” più di quanto ci riesca io.
“I latini per “curare” usavano la parola colere da cui cultum,da cui il termine “cultura”(l’agricoltura non era altro che il prendersi cura del campo).La cultura non ha nulla a che fare con il consumare oggetti culturali:ci si illude che consumando più libri, più musica, più quadri,si acquisirà più cultura.Conosco persone che consumano tantissimi oggetti culturali, però questo non le rende più umane,anzi spesso finiscono con il sentirsi superiori sgli altri.Cultura vuol dire stare nel campo,farlo fiorire,a costo di sudire.Significa conoscere la consistenza dei semi,i solchi della terra,i tempi e le stagioni dell’umano e occuparsene perché tutto dia frutto a tempo opportuno.Nella cultura ci sono il realismo del passato e la lentezza del presente,cosa che il consumo non conosce:esso vuole rapidità e immediatezza,non contempla la passione e la pazienza…”
A me queste parole scuotono e mi fanno vibrare i sensi perché danno occhi al Senso della nostra vita!
Ma anche te caro mister non scherzi ehh…
Potevo semplificare e rimandare il tutto ad un tuo significativo post,dove ne descrivi con tatto la differenza tra “apprendimento ed intelligenza”…ma amo questi intrecci,sono talmente potenti e vicini ad una verità che riguarda una povertà educativa spirituale capace di Dio,senza questa spinta ogni libro ,ogni oggetto culturale viene privato dalla parte centrale ,dal cuore…oserei dire.
Buona giornata:)
Non ho niente da aggiungere.
Grazie Lara, a presto.
Purtroppo esistono famiglie che denigrano la scuola e gli insegnanti, tanto che i loro figli, non avendo rispetto e fiducia nell’istituzione scolastica, si rifiutano di imparare, ignorando qualsiasi approccio educativo. Le famiglie culturalmente povere, ma coscienti di esserlo e desiderose di migliorare la situazione dei loro figli, insegneranno loro, invece, il rispetto e l’importanza dello studio, favorendone lo sviluppo cognitivo e creativo. Purtroppo, tutto o quasi dipende dalle famiglie. Senza il loro appoggio, la scuola ha le mani legate.
Purtroppo è proprio così. Per questo servirebbe una società più attenta agli altri, per dare una possibilità ai ragazzi che non godono dell’ambiente giusto per la loro crescita intellettuale ed emotiva. La scuola non può colmare tutte le lacune di una vita fuori dall’edificio scolastico.
Ciao, buona giornata.
Eh sì conta poi che i ragazzi sono il nostro futuro, hanno più che diritto all’educazione e ad imparare. Poi con sti cellulari i ragazzi leggono sempre meno quindi fra una cosa e l’altra è un cane che si morde la coda. Serena giornata
Teoricamente si potrebbe imparare anche dall’uso di smartphone e computer… il problema è che, lasciati soli, i ragazzi di certo non scelgono di intrattenersi con materiale culturale!
La nostra è una società “di mezzo”, un’epoca a cavallo tra la totale assenza di tecnologia e l’uso della stessa ovunque. Dobbiamo ancora prendere le misure della situazione.
Ciao, a presto.
È vero bisogna saper dosare le cose. Io in internet ci trovo notizie, curiosità sulle cose che mi piacciono o ricette. Ha i suoi pro ma bisogna usarlo bene come per tante cose. Serena giornata
Esatto, è tutta una questione di persone e di scelte, come sempre. 🙂
Buon fine settimana.