Sapersi Accontentare
Oggi sapersi accontentare è diventato sempre più difficile. Il discorso non riguarda più soltanto il farsi bastare ciò che si ha, ma include anche ciò che si è.
Per la sfera materiale i social hanno reso il consumismo alla portata dei giovanissimi creando una vera catastrofe sociale. Gli influencer ti mostrano continuamente ciò che dovresti avere e cercano continuamente, a volte in modo subdolo, di venderti qualcosa. Condividono la loro vita glamour sul web spingendo chi li guarda ad aspirare alle stesse cose che hanno loro, allo stesso tenore di vita.
È difficile sapersi accontentare In un mondo che ti riempie la testa di convinzioni assurde, tipo che “puoi essere tutto quello che vuoi”. Con questa falsa illusione molte persone si convincono di essere sbagliate semplicemente perché non riescono ad essere ciò che vorrebbero essere. Anche quando questo è impossibile. Perché puoi sicuramente essere la migliore versione possibile di te stesso, puoi sicuramente migliorare, ma non puoi essere diverso da ciò che sei. Non potrai mai.
È diventato complicato perfino sapersi accontentare del proprio aspetto. Perché non sottoporsi a qualche piccola puntura di botox per essere più “belli”, pur perdendo quell’originalità che appartiene ad ognuno di noi?
Non ci si accontenta più di nulla, si vuole sempre di più, si vive nell’utopia di raggiungere la perfezione rinunciando però alla felicità. Perché per essere felici bisogna prima saper essere contenti di ciò che si ha e di ciò che si è.
Sapersi Accontentare per Essere Felici
Quanto sia importante sapersi accontentare per essere felici ce lo aveva raccontato anche Tiziano Terzani. In una sua famosa riflessione, riassumeva la triste realtà delle società moderne, così dette progredite.
“Oggi l’economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi, per produrre delle cose per lo più inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi per poter comprare. Perché questo è ciò che dà soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non dà felicità alla gente. Io trovo che c’è una bella parola in italiano, che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi, uno che si accontenta è un uomo felice. Perché questo sistema fondato sulla crescita dei desideri, c’è sempre un desiderio che per te è irraggiungibile, rende tutti infelici.”
Alla fine, per avere una vita felice e degna di essere vissuta, serve poco. Non c’è bisogno di essere alti e atletici o di avere la possibilità di fare le vacanze alle Maldive o a Courmayeur. Non serve nemmeno essere intellettualmente elevati o capaci di grandi doti spirituali. Basta essere quel che si è al meglio delle proprie possibilità, cercando la bellezza in tutto ciò che ci circonda. Perché sapersi accontentare non significa arrendersi a una vita mediocre, fatta di poche cose. Significa avere la capacità di elevare la propria esistenza a un significato più alto del semplice consumo di cose, corpi ed esperienze.
Lettura consigliata: Piccola guida per una vita minimalista di Leo Babauta
E diventa ancora più difficile al rinunciare a determinate cose a cui si crede che siano necessarie.
Questo vale per giovani e non giovani.
Bisogna possedere tutto, e a miralcol mostrare.
Non dimentichiamo che si è innalzata la percentuale degli esibizionisti
Buon Giorno
Il problema è che, a rischio di abbuffarsi di eccessi, si finisce con il non saper più assaporare il gusto di nulla… e questo è, effetivamente, una prerogativa delle società “ricche”.
A presto!
Sapersi accontentare è dare reale valore a ciò che abbiamo e che siamo. Spesso ci sfugge il dettaglio, perché rincorriamo le montagne. Ci viene indicata la luna e ci blocchiamo sul dito. Ci manca lungimiranza, schiettezza, sincerità, sorpresa. Non gustiamo più gli attimi, i sapori, i colori, le emozioni. Dici bene: non è un arrendersi, ma un elevarsi dalla mediocrità.
Proprio così. E se ci pensi la vita è fatta più di attimi, sapori, colori ed emozioni che di vette scalate! Ci perdiamo il meglio della vita rincorrendo ciò che spesso non potremo mai avere.
Un saluto.
Probabilmente se ai tempi in cui io ero ragazzina ci fosse stato internet e i cosiddetti ‘influencer’, sarei stata la candidata perfetta per cadere nella trappola. Sempre imbronciata, incapace di accettare il proprio aspetto, con problemi di socializzazione che a volte mi portavano alla violenza verbale e non solo (ero definita un maschiaccio). Sarebbe stato ancora più difficile per me vedere la luce. E quella piccola candelina che mi ha portato ad essere ciò che sono l’ho trovata in me, in qualche modo. Tutto questo per dirti che capisco cosa provano i giovani d’oggi, oppressi dalle sollecitazioni provenienti dai media e da impietosi coetanei che, un tempo, si potevano evitare cambiando strada, ma che ora con la rete non puoi. Tempi duri per i fragili. Buona ultima festa!
Effettivamente questi sono forse tempi duri per i fragili. Oggi c’è però una maggiore possibilità di scambio e di differenza di vedute… chissà, se ai tempi in cui tu eri ragazzina ci fosse stato internet magari avresti avuto il modo di parlare con altre persone che avevano le tue stesse insicurezze, scoprendo di essere normalmente amabile! 🙂 Alla fine, oggi come allora, è sempre e soltanto in noi che possiamo trovare la salvezza o la perdizione.
Grazie, buona Epifania anche a te.
Questa pandemia, ma più ancora le condizioni climatiche a cui abbiamo ridotto la Terra, ci dicono che noi del primo e secondo mondo siamo vissuti finora al di sopra delle possibilità del pianeta, distruggendo foreste, inquinando mari, fiumi, laghi e quant’altro ben sappiamo. Adesso occorre darci una regolata (per la verità occorre che se la diano i nostri nipoti: abbiamo fatto loro un bel regalo!). Se questa regolata sapranno darsela, forse l’umanità avrà ancora qualche secolo di vita sul pianeta, altrimenti…
Pienamente d’accordo. E la cosa più assurda è che potremmo essere molto più felici vivendo maggiormente in sintonia con quello che ci circonda di quanto non potremmo mai esserlo ora.
A presto.
Infatti io sto cercando un sistema per tornare indietro. Smettere di aver bisogno di questa società e vivere come “una volta”. Computer e cellulari non mi interessano, saprò farne a meno ma devo capire come si fa. Io basta, voglio scendere. Buona giornata
Il tuo commento mi ha fatto sorridere, perché è una tentazione che credo abbiano provato in molti. In realtà non serve tornare indietro. Oggi non è così difficile vivere consumando poco e in armonia con la natura… e spesso è proprio il progresso e le nuove conoscenze che abbiamo acquisito negli ultimi anni a renderlo possibile.
Buona serata, a presto.
Io intendevo in tutto e per tutto, lavoro compreso. Che so nei campi o pastorizia. Ci proverò… serena giornata
Beh, oggi abbiamo la libertà di poter scegliere! Il fatto è che la maggior parte delle persone preferisce i lavori d’ufficio a quelli in cui si guadagna meno, si suda e ci si sporca!
Io ho imparato dai miei genitori. Loro non possedevano molto, ma erano felici. Si volevano bene, si stimavano l’un l’altro, si aiutavano vicendevolmente ed erano sempre allegri e sorridenti. Non si facevano mancare il necessario, ma spesso dovevano aspettare un po’ per comprarsi ciò che desideravano. Quell’attesa rendeva il momento dell’acquisto un attimo speciale. Quando, da ragazzina, mi lamentavo perché non mi ritenevo abbastanza bella o elegante, mi rimproveravano e mi facevano notare chi aveva meno di me. In effetti, se ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto di avere tanti motivi per sentirci soddisfatti. Tante persone hanno meno di noi. Oggi, con gli esempi dei media, è sicuramente più difficile per i giovani sapersi accontentare. L’importante è educarli ai veri valori della vita, che non sono certamente solo quelli materiali.
L’educazione è alla base di tutto, non si può affrontare la vita in modo equilibrato e sereno senza avere dei valori che ci facciano sempre capire cosa è giusto e cosa non lo è. Purtroppo conosco molti genitori che danno ai figli tutti gli oggetti che desiderano ma lasciano il loro cuore e il loro spirito del tutto vuoti. Vorrei che ci fosse maggiore consapevolezza del fatto che avere dei figli non è solo metterli al mondo e mantenerli.
Un caro abbraccio.
Ciao caro Mr. ogni tanto con molto piacere e soprattutto interesse per quello che scrivi , passo tra queste pagine ed ogni volta è un “respirare” pensieri che sono parte del nostro vivere o vissuto.
Come in questo tuo post , che intitoli “sapersi accontentare” , già , per chi è cresciuta come me da genitori poveri, che vivevano del piccolo stipendio di mio padre che lavorava ai forni in fiat, faceva sempre la notte fissa , per guadagnare qualche soldino in più per la famiglia e non avendo la patente ogni sera prendeva la sua bicicletta ed andava da Rivoli fino a Mirafiori , con qualsiasi tempo , pioggia , neve, vento , nebbia …e non si lamentava Mai !
Ecco , brevemente altrimenti ne farei un poema 🙂 ma non è il caso , noi siamo cresciuti con la parola “accontentarci” stampata in testa , ma con dei grandi valori che oggi si sono persi (purtroppo).
Un caro saluto per una buona giornata
Rosy
Cerchiamo di non perdere la speranza! I valori non si sono persi del tutto… sono solo “addormentati”. Più che altro oggi, soprattutto i ragazzi, non sanno minimamente cosa significhi il sacrificio e questo da una parte è un bene, perché significa che non hanno mai sofferto, dall’altra però non sapranno mai cosa significa ottenere qualcosa perché l’hai desiderata davvero e ti sei sacrificato in tal senso. Ed è una grave carenza, perché ad avere tutto facilmente ci si spegne.
Un abbraccio!