Il Pastore d’Islanda – Recensione Libro
Il Pastore d’Islanda
di Gunnar Gunnarsson

Titolo originale: “Advent”
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 1936
Editore: Iperborea
Traduzione di Maria Valeria D’Avino
Trama
Benedikt è il pastore d’Islanda che la prima domenica dell’Avvento ha l’abitudine di affrontare il terribile clima dei monti per mettersi in cerca delle pecore che si sono smarrite durante i raduni autunnali. In questa sua sfida contro la natura ma in fondo a favore di essa, ha due amici fedeli: un cane e un montone. Con loro Benedikt affronterà una tempesta di neve e, nella solitudine, troverà il suo posto nel mondo.
Incipit
«Quando una festa si avvicina, gli uomini si preparano a celebrarla, ognuno a modo suo. Ce ne sono molti e anche Benedikt aveva il proprio, che consisteva in questo: quando iniziava il digiuno natalizio, o meglio, se il tempo lo permetteva, la prima domenica d’Avvento, si metteva in viaggio.»
Recensione di Il pastore d’Islanda
Mi è stata consigliata la lettura di questo romanzo breve per il periodo natalizio. Non soltanto la storia è ambientata nel periodo dell’Avvento ma trasmette anche, in qualche modo, un bel messaggio cristiano.
Inizio la recensione di Il pastore d’Islanda parlando dello stile di Gunnar Gunnarsson. Per la nostra edizione italiana dobbiamo fare un plauso alla traduttrice ma naturalmente si percepisce come lo stile dell’autore sia sobrio ed elegante, scorrevole e descrittivo. È come se l’autore non si limitasse a raccontare una storia ma la dipingesse nella mente del lettore. Si vede la neve, si sente il vento, si percepisce il freddo.
Leggendo l’avventura del protagonista Benedikt ho avuto davvero l’impressione di vivere quello che lui viveva. È stato davvero come essere sulle montagne islandesi per tutta la durata della lettura.
Oltre alle incredibili descrizioni delle condizioni climatiche, mi è piaciuto il rapporto del protagonista con il cane Leo e il montone Roccia. Questi due animali sono personaggi della storia, con un carattere e un ruolo. Sono visti come veri e propri amici del protagonista e, considerando gli anni in cui Il pastore d’Islanda è stato scritto, non è scontato. Ho trovato estremamente piacevole il modo in cui Gunnar Gunnarsson è riuscito ad innalzare il valore delle piccole cose rendendo la semplicità bella come un vestito prezioso.
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Una Storia Classica
Nonostante questo e nonostante il fatto che è considerato un capolavoro assoluto, però, Il pastore d’Islanda non mi ha entusiasmato. Certo, le qualità stilistiche e narrative dell’autore sono incredibili ma la trama è davvero troppo labile, almeno per le mie aspettative. È sicuramente una storia classica che vede l’essere umano contro le forze della natura ma è anche un libricino semplice, quasi una fiaba. Ovviamente ci si possono leggere dentro delle riflessioni filosofiche che però non nascono molto spontaneamente durante la lettura. Io tendevo maggiormente a interessarmi al destino di Benedikt e forse per questo sono rimasto un po’ deluso dal fatto che, sostanzialmente, durante la storia non accade nulla di particolarmente coinvolgente.
Alcuni vedono in questo libro un’allegoria della vita di Cristo. L’umiltà del buon pastore Benedikt e il suo coraggio nello sfidare la morte per salvare le pecorelle smarrite danno sicuramente il modo di fare delle similitudini. Personalmente ho visto questa storia come un inno alla semplicità, alla giustizia e alla verità ma non mi è mai passato per la mente di paragonare il protagonista a Gesù.
Concludo la recensione di Il pastore d’Islanda consigliandone la lettura a chi ha bisogno di immergersi nei buoni sentimenti senza troppa retorica e senza imbarcarsi in una lettura impegnativa, soprattutto in prossimità del Natale.
Citazione
«Gli esseri umani hanno molti modi di vivere la vita. Alcuni parlano, altri tacciono. Certi devono essere circondati dai loro simili per stare bene. Altri non si sentono compiuti se non sono totalmente soli, almeno di tanto in tanto.»
Curiosità
- Pur essendo islandese, Gunnar Gunnarsson ha scritto tutti i suoi libri in danese. Li ha poi tradotti nella sua lingua madre in vecchiaia.
- Il pastore d’Islanda è ispirato a una storia vera. Nel 1925 un gruppo di uomini salì sulle montagne a cercare delle pecore smarrite e uno di loro, Benedikt Sigurjònsson, proseguì da solo la ricerca dopo che i suoi compagni erano tornati a valle. Una rivista ne raccontò la cronistoria e Gunnarsson ne restò affascinato.
- L’autore è stato più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura ed è considerato il più alto esponente della letteratura islandese.
- La prima pubblicazione di Il pastore d’Islanda è stata in tedesco, successivamente in danese e solo nel 1939 in islandese.