La Vita in Tasca – Recensione Libro
La Vita in Tasca
di Simona Sparaco

Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 2022
Editore: Solferino
Trama
Malik ha tredici anni e vive in Ghana. È cresciuto solo con la madre, che è vedova, e ama ma matematica. È molto bravo a scuola ed è per questo che hanno deciso per lui che raggiungerà l’Europa, alla ricerca di un futuro migliore.
Mattia ha tredici anni e vive a Milano. È cresciuto solo con la madre, che è divorziata, e non ha un grande interesse per la scuola. Frequenta le compagnie sbagliate e rincorre falsi ideali.
In una sola notte i destini di Malik e Mattia cambieranno per sempre.
Incipit
«La notte cala quasi di colpo sopra le casette bianche raccolte vicino al fiume. In una di quelle vive Malik. Si è accucciato sotto la vecchia lampada a olio della casa del capo villaggio con un libro aperto sopra le ginocchia.»
Recensione di La vita in Tasca
Ho deciso di leggere questo romanzo dopo aver ascoltato un’intervista dell’autrice in cui parlava del fatto che ne ha ispirato la trama. Simona Sparaco era infatti venuta a conoscenza del fatto che nella giacca di un giovanissimo migrante morto nel Mediterraneo era stata trovata cucita la sua pagella. Il ragazzino aveva tutti ottimi voti, specialmente in matematica, ma tutto quel talento era affondato con lui nelle acque con il barcone di disperati che lo trasportava.
Questo aneddoto ha colpito anche me e la curiosità mi ha spinto a vedere come l’autrice aveva sviluppato la storia intorno a questo fatto.
Inizio la recensione di La vita in tasca proprio dalla trama. Abbiamo un interessante parallelo tra la vita in Europa e quella in Africa per due ragazzi della stessa età. Purtroppo questo parallelismo però, si perde in fretta e le due storie non si toccano come il lettore si aspetterebbe.
La cosa che mi ha colpito è che i capitoli dedicati a Malik e quelli dedicati a Mattia sono scritti con uno stile totalmente diverso. Il primo è più poetico, a tratti perfino aulico. Il secondo è semplice e colloquiale, a volte perfino scarno.
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I personaggi di La vita in tasca sono verosimili ma, secondo me, non abbastanza approfonditi. Si tende ad affezionarsi a Malik e a non sentire alcuna empatia con Mattia. Anche le madri dei protagonisti sarebbero state molto più interessanti se descritte più accuratamente, soprattutto quella di Malik.
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Il Messaggio
La storia non mi ha particolarmente coinvolto e, lo ammetto, in alcune pagine mi ha perfino annoiato. Però La vita in Tasca è una lettura che fa riflettere molto, e questo mi è piaciuto. Permette di umanizzare, com’è giusto che sia, i tanti migranti che perdono la vita nel Mediterraneo inseguendo un sogno. Troppo spesso, quando ne sentiamo parlare al telegiornale, vediamo soltanto dei numeri e non delle persone. Eppure ognuna di loro è figlio di qualcuno, fratello di qualcuno o padre di qualcuno che aspetta di riabbracciarli.
Dall’altra parte, nella storia di Mattia vediamo come i ragazzini affondano in una società come la nostra, costruita intorno a valori sbagliati.
Concludo quindi la recensione di La vita in tasca consigliando questo libro a chi ha dei figli, a chi pensa che non bisognerebbe far sbarcare i migranti e a chi non ha bisogno di un lieto fine per apprezzare un libro.
Citazione
«Le decisioni che si prendono d’impulso sono come un interruttore premuto nella convinzione che si accenderà una luce, e il cortocircuito non è mai previsto.»
Curiosità
- Nel 2013 Simona Sparaco è stata finalista al Premio Strega con Nessuno sa di noi.
- I romanzi di questa autrice sono stati tradotti in Francia, Inghilterra, Russia e Giappone.
- La vita in tasca è stato pensato e scritto per contribuire con l’UNICEF alla costruzione di scuole nei Paesi più poveri.
La Vita in Tasca – Recensione Libro