Furore – Recensione Libro
Furore
di John Steinbeck
Titolo originale: “The Grapes of Wrath”
Genere: Narrativa
Anno di pubblicazione: 1939
Editore: Bompiani
Traduzione di Sergio Claudio Perroni
Trama
La famiglia Joad vive in Oklahoma durante la Grande Depressione. Quando Tom, uno dei figli, esce di galera, trova i suoi familiari pronti a partire dopo che la loro fattoria è stata distrutta dalle tempeste di polvere e dalla crisi economica.
Insieme decidono di trasferirsi in California per ricostruire la loro vita, con la speranza di trovare lavoro e condizioni migliori. Lungo il viaggio sulla la Route 66 verso la California, la famiglia incontrerà molte difficoltà e ingiustizie sociali, che costringerà tutti i membri a confrontarsi con la dura realtà della lotta per la sopravvivenza e il diritto a una vita dignitosa.
Incipit
«Sulle terre rosse e su una parte delle terre grigie dell’Oklahoma le ultime piogge furono leggere, e non lasciarono traccia sui terreni arati. Le lame passarono e ripassarono spianando i solchi piovani. Le ultime piogge fecero rialzare in fretta il mais e sparsero colonie di gramigna e ortiche ai lati delle strade, tanto che le terre grigie e le terre rosso-scure cominciarono a sparire sotto una coltre verde.»
Recensione di Furore
Questo romanzo è considerato uno dei capolavori assoluti della letteratura americana del XX secolo e non è difficile capire il perché.
Inizio la recensione di Furore con la profonda ammirazione che nutro per l’autore. Steinbeck esplora la sofferenza umana con grande empatia e ne scrive con uno stile vivido e realistico che, pur nella sua durezza, riesce a cogliere la bellezza e la dignità della storia dei protagonisti.
La famiglia Joad rappresenta quella di molti altri americani durante la Grande Depressione che si trovarono a dover resistere davanti a povertà e sfruttamento. La loro lotta per la sopravvivenza è raccontata con compassione ma senza cadere mai cadere nel patetico, facendo vivere al lettore il freddo, la fame e la rabbia insieme ai personaggi.
Non manca una critica severa al capitalismo e alle disuguaglianze economiche nel racconto dell’avidità dei grandi proprietari terrieri e delle istituzioni che contribuiscono al dolore dei più deboli, proprio come accade anche ora. La trama di Furore semplice ma tuttavia ricca di spunti di riflessione. Il viaggio dei Joad verso la California è il simbolo della ricerca di giustizia e di una nuova speranza in cui possono ancora oggi riconoscersi tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla miseria.
I personaggi sono complessi e ben sviluppati, rappresentanti di diverse sfaccettature dell’umanità. Mi ha colpito in particolare la madre di famiglia, Ma, che da una donna che si preoccupa principalmente del benessere immediato della sua famiglia si evolve nel corso del romanzo nella figura che rappresenta la resistenza di fronte alle difficoltà. La sua capacità di mantenere la coesione familiare e di guidare gli altri attraverso il dolore e la disillusione ne fanno secondo me uno dei personaggi più toccanti della letteratura.
Alcuni pensano che questo sia un libro triste e pessimista, a me sembra invece che contribuisca a sensibilizzare sui problemi dei migranti e delle altre condizioni di vita precarie. Oggi che c’è una così totale mancanza di empatia verso questa categoria di esseri umani, questo capolavoro potrebbe, dovrebbe, illuminare i cuori.
L’unica cosa che non mi è piaciuta è stato il finale che resta aperto. In ogni caso l’ultima immagine, che non svelerò, è un potente promemoria del fatto che la vera forza risiede nella capacità di prendersi cura degli altri. Steinbeck è riuscito a condensare in un singolo gesto un messaggio di speranza, umanità e resilienza.
Furore di John Steinbeck è un’opera potente, dal grande valore letterario. Questo romanzo è anche un documento storico, capace di emozionare.
Concludo la recensione di Furore consigliando questa lettura a tutti, in particolar modo ai giovani e a chi non è soddisfatto della propria vita.
Citazione
« E un senzatetto affamato, ramingo su una carretta con la moglie accanto ai figli sul sedile posteriore, vedendo intorno a sé i campi abbandonati perché in grado di produrre cibo ma non profitto, sentiva che un terreno incolto è un sacrilegio, e un campo abbandonato è un’offesa per i bambini denutriti.»
Curiosità
- John Steinbeck nacque il 27 febbraio 1902 a Salinas, California. Studiò all’Università della California, Berkeley, ma non si laureò mai
- Durante la Grande Depressione, l’autore trascorse del tempo documentando le difficoltà degli agricoltori e dei lavoratori migranti. La sua esperienza con i lavoratori migranti in California contribuì a plasmare le sue descrizioni nel romanzo.
- Furore vinse il Premio Pulitzer per la narrativa nel 1940, uno dei riconoscimenti letterari più prestigiosi.
- L’autore è famoso anche per altri romanzi importanti come Addio alle Armi e Uomini e topi.
- Steinbeck ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1962. Il comitato del Nobel lodò il suo “realismo e la sua immaginazione sociale”.
- Il titolo originale The Grapes of Wrath (l’uva della collera) si riferisce a una frase di The Battle Hymn of the Republic, un inno patriottico americano. Il titolo in italiano, Furore, si concentra sull’idea di rabbia e tumulto.
Furore – Recensione Libro