Giustificare il Male
Nella società contemporanea, sembra esserci una crescente propensione a giustificare il male, una tendenza che si riflette in diversi ambiti della vita quotidiana.
Si tratta di un fenomeno che andrebbe osservato con attenzione, poiché ha conseguenze profonde sul nostro modo di percepire e affrontare il male.
Un esempio evidente di questa tendenza si riscontra spesso nella genitorialità moderna. Troppo spesso, i genitori sembrano inclini a concedere tutto ai propri figli, anche quando si comportano in modo inaccettabile. La mancanza di limiti e la scarsa imposizione di regole possono portare a una visione distorta della realtà, in cui i giovani possono pensare che i loro comportamenti sbagliati siano accettabili o persino giustificati.
Anche il mondo dell’intrattenimento ultimamente tende a giustificare il male. Nei film, ad esempio, i personaggi negativi vengono spesso ritratti in modo da farne comprendere le presunte ragioni o addirittura simpatizzare con loro.
Questo approccio può contribuire a normalizzare la cattiveria, minando la percezione della società sulla distinzione tra il bene e il male. Sebbene la complessità dei personaggi è importante, è altrettanto cruciale evitare di romanticizzare le azioni malvagie.
Un ulteriore elemento di questa tendenza è la falsa convinzione che chi ha subito del male sia destinato a replicare questo comportamento. Talvolta, la società cade nella trappola degli stereotipi, giudicando coloro che hanno vissuto esperienze traumatiche come predisposti a diventare perpetratori del male. Se uno ha subito violenza è considerato “giusto” che diventi cattivo a sua volta. Questa visione semplificata però trascura la capacità dell’individuo di fare scelte consapevoli. La vittimizzazione non dovrebbe giustificare il male che ne consegue. La società deve concentrarsi su percorsi di guarigione e supporto per interrompere il ciclo di violenza.
Il Male è una Scelta
La giustificazione del male, in tutte le sue manifestazioni, si basa su un presupposto fondamentale: l’idea che il male non sia una scelta ma piuttosto una reazione inevitabile a determinate circostanze. Questo punto di vista rischia di minare la responsabilità individuale e di creare una cultura in cui il male viene visto come qualcosa di ineluttabile. È quindi essenziale ribadire che il male è, in ultima analisi, una scelta personale. Ignorare questa verità può portare a una società in cui le azioni negative non solo vengono giustificate ma, addirittura, normalizzate.
La Percezione Distorta
Consideriamo, ad esempio, l’attuale percezione delle guerre come inevitabili o necessarie. Troppo spesso i conflitti armati vengono giustificati sulla base di motivazioni politiche, economiche o culturali. Accettiamo l’idea che la guerra sia una risposta inevitabile di fronte a determinate situazioni.
È quindi essenziale interrogarsi su questa prospettiva, riconoscendo che la guerra è sempre una scelta umana e non una condizione inevitabile. Esistono quasi sempre delle alternative diplomatiche e pacifiche che possono essere perseguite per risolvere le controversie internazionali.
Anche la percezione degli stupri, purtroppo, rientra in quest’abitudine di giustificare il male. Troppo spesso si assiste a un’inaccettabile cultura che cerca di attribuire la responsabilità degli atti violenti alle vittime, basandosi su elementi come l’abbigliamento o l’atteggiamento. Questo tipo di giustificazione non solo ignora il principio fondamentale del consenso, ma contribuisce anche a perpetuare una mentalità sbagliata secondo cui un crimine può essere giustificato da fattori esterni. È essenziale respingere categoricamente questa forma di pensiero.
In conclusione, smettere di giustificare il male è essenziale per una società più giusta. Educare alla responsabilità, promuovere una rappresentazione più realistica nei media e sfatare gli stereotipi sono passi cruciali verso la creazione di una società consapevole, capace di affrontare la cattiveria come una scelta individuale che può essere superata attraverso il cambiamento e la comprensione. Solo con un impegno collettivo possiamo sperare di costruire un mondo in cui invece di giustificare il male lo si combatte.
Lettura consigliata: Il male esiste e l’ho incontrato di Frédéric Serge Kogué
Il male e l’orrore. Hai fatto caso quanto vadano di moda gli horror, le situazioni rivoltanti, le atrocità così per sport? Mi chiedo cosa spinga tantissima gente al sangue, alla violenza, a situazioni che mai vorremmo vivere nella realtà. Giuro non capisco. Più che giustificarlo, lo esaltiamo. Quasi peggio.
Evidentemente dentro di noi c’è una certa attrazione per il male … che non ci riguarda in prima persona! Inutile dire quanto tutto questo fa male allo spirito… anche io faccio fatica a capire.
A presto.
Quando ero molto giovane vedevo i film dell’orrore per esorcizzare le paure e perché proiettando sulla violenza filmata la mia attenzione mi scaricavo di tanti miei stress: era come liberatorio. Crescendo, ho del tutto cambiato idea: non mi serve più sfogarmi appoggiandomi alla violenza mostrata, adesso non sfiorerei nemmeno da lontano un film dell’orrore. Li trovo brutti, inguardabili, da evitare assolutamente.
Effettivamente i film horror hanno un pubblico prevalentemente giovane e sicuramente la motivazione è quella che hai citato, vedere la violenza sullo schermo aiuta a sfogare lo stress e la rabbia senza fare male a nessuno. Certo, sarebbe meglio se non si dovesse avere la necessità di ricorrere a questo espediente per stare meglio ma, lo sappiamo, gli adulti sono piuttosto assenti.
È quello che cerco sempre di spiegare a mia figlia, la TV o la musica e ciò che ti spingono a pensare e a giustificare sono cose che non vanno giustificate perché prima o poi ci si incappa in queste situazioni. Chissà se riesce a capirlo o sono solo una rompiscatole. Serena giornata
Uno cerca di spiegare ai propri figli ciò che vede e ciò che ha imparato, poi sta a loro decidere cosa fare di quelle informazioni e di quell’esperienza. Stai tranquilla che, a furia di seminare, qualche fiore nasce sempre! 😉
Sì hai ragione bisogna aver fiducia che i figli apprendono un pò alla volta dagli insegnamenti 🙂
Serena giornata
Hai ragione, tra l’altro il male è sempre stato “più interessante” del bene, solo che per non dimenticare che comunque il bene deve sempre prevalere, ecco che al male viene data una giustificazione, quando l’unica verità è che il male è male punto: sì, ci sono delle ragioni sotto molti comportamenti, ma questo in alcun modo deve indebolire la portata delle cattive scelte. Sono “scelte”, appunto.
Esatto. Qualcuno molto più sapiente di me diceva che sotto lo stesso fuoco la paglia brucia e l’oro brilla….
A presto.
Io, fin da piccola, adoravo le fiabe in cui i buoni vincevano sempre sui cattivi. Anche da grande ho gradito sempre le storie a lieto fine, dove il bene trionfa. Purtroppo so che il male esiste e, nella realtà, è molto più facile che vinca lui sul bene. Questo fatto mi ha sempre rattristata molto. Nonostante tutto, ho sempre insegnato il bene a mio figlio e ai miei alunni. E’ una responsabilità di noi adulti insegnare il bene, ma non tutti lo fanno. Io non giustifico chi commette il male perché ha ricevuto il male. Proprio perché ha sofferto sulla propria pelle, dovrebbe capire che gli altri soffrono allo stesso modo per i suoi atteggiamenti. Però una volta si diceva che i soldati venissero addestrati e trattati duramente proprio perché diventassero più duri di cuore. Non so se adesso sia ancora così. Forse sì.
Qualche anno fa avevo scritto un post sul curioso esperimento di Milgram in cui si dimostrava come i soldati, rispondendo agli ordini di qualcun altro, sospendono del tutto i propri valori e la propria moralità. Ci sono anche altri esperimenti in cui si dimostra come gli esseri umani che detengono il potere diventino pian piano perfino sadici con chi è obbligato, per vari motivi, ad ubbidirgli. Inoltre al male ci si abitua, purtroppo. Quando si è abituati a vederlo o a subirlo costantemente sembra che questo sia la normalità.
L’insegnamento, la cultura e lo sviluppo di una propria spiritualità di sicuro aiutano a non abituarsi mai a certi orrori. Ma c’è tanto, tanto da fare.
Buona domenica.
Purtroppo concordo con te, di fatto so che esiste una larghissima schiera di persone consapevoli, che cercano di fare arrivare la loro voce, ma da più parti sento incitazioni all’odio, alla rabbia, e questo crea terreno fertile per le violenze e le ingiustizie.
Poiché possediamo il tanto declamato libero arbitrio, l’autodeterminazione, credo che, liberati dalla rabbia per le violenze e le ingiustizie subite, sapendo sulla propria pelle cosa significhi viverle, si diventi automaticamente più protettivi verso coloro che le subiscono, non si sopporti che altri debbano sopportare lo stesso. Il problema cruciale è quello della rabbia, che nutrita e mal gestita diventa un’arma di distruzione. Invece la sua energia si può convogliare in azioni positive di crescita e riscatto, si può trasformare la rabbia in coraggio, ad esempio, può diventare Amore verso gli altri ed empatia.
Per quanto riguarda i conflitti, temo che ormai siamo tutti, o quasi, rassegnati ad un certo andazzo, ci fanno credere che la guerra sia l’unica soluzione, che il conflitto faccia parte di ogni uomo, io credo che in questo ci siano solo interessi economici e politici, l’incapacità di fare altrimenti. Parliamo di società evoluta, confondiamo l’evoluzione tecnologica, ad esempio, con l’evoluzione della cultura, della società, che mi appare come sotto una morsa che miri ad appiattire ogni capacità di pensiero critico.
L’esempio degli stupri è perfetto, purtroppo noi donne, la maggior parte delle volte, siamo scoraggiate a denunciare perché diventiamo vittime due, dieci volte, questo è indicatore della salute della nostra società.
Buona giornata Mr. Loto
Hai ragione, spesso la rabbia diventa la miccia che innesca la violenza. Ma la rabbia è un’emozione che dovrebbe essere gestita. Ancora meglio, dovremmo tutti essere educati a non far sì che questa diventi tanto forte da esplodere in modo drammatico.
Nelle nostre società avanzate tecnologicamente manca un progresso spirituale. Coltivare il proprio spirito è qualcosa che oggi non viene minimamente considerato, salvo poi sviluppare problemi emotivi che vengono curati dagli psicologi, anche se un disequilibrio della psiche nasce senza alcun dubbio da una carenza spirituale.
Abbiamo bisogno di sentire la nostra appartenenza a Qualcosa di più grande per scovare il bene che c’è in ognuno di noi e farlo brillare. Se imparassimo a vederlo sempre in noi e negli altri, nel mondo ci sarebbe molta meno cattiveria e molto meno dolore.
Ti auguro una lieta domenica.