Comportamento

Parlare di Niente

La scomparsa delle conversazioni profonde

Parlare di Niente

Hai mai notato come ormai ci si limita a parlare di niente quando si è in compagnia di altre persone? Si parla di quello che si è fatto nel fine settimana, del lavoro, dei figli, di calcio, di pettegolezzi. Argomenti che non aggiungono niente, vuoti. Non vi annoia ripetere e sentire all’infinito sempre gli stessi discorsi?

Parlare di Niente

Viviamo in un’epoca in cui la comunicazione è onnipresente ma paradossalmente sembra che si stia perdendo il valore delle conversazioni significative. Spesso, ci ritroviamo immersi in chiacchiere superficiali e discorsi frivoli che riguardano poco o nulla la sostanza della vita. È come se il mondo avesse dimenticato l’importanza di parlare di argomenti essenziali, quelli che riguardano la nostra esistenza e il rapporto con qualcosa di più grande di noi stessi.

Parlare di niente è diventato un fenomeno diffuso, un modo per riempire il vuoto delle conversazioni quotidiane senza affrontare veramente le sfide e le domande fondamentali. In mezzo a questo chiacchiericcio senza fine, ci siamo dimenticati di porci domande cruciali: chi siamo, perché siamo qui e quale scopo diamo alla nostra vita?

La Paura del Profondo

Il primo segno di questa tendenza è evidente persino sui social e in tv, dove spesso si discute di temi leggeri e privi di significato. Le conversazioni si concentrano su notizie frivole, gossip su celebrità e argomenti di tendenza che spesso sfumano nel nulla poco dopo essere apparsi sulla scena mediatica. È come se la nostra attenzione fosse costantemente dirottata verso il superficiale, impedendoci di riflettere su temi più profondi che ci aiuterebbero ad affrontare la nostra esistenza. Non mi stupisce che si ricorra sempre più spesso agli psicologi!

Il bisogno di parlare di niente sembra essere alimentato dalla paura di affrontare argomenti più seri e ovviamente più complessi. Evitiamo di discutere di questioni esistenziali o spirituali perché possono portare a riflessioni scomode e incerte. La società moderna ci ha condizionato a cercare l’intrattenimento immediato e la gratificazione istantanea, tralasciando la ricerca di significato e profondità nelle nostre interazioni. Quando si è con gli amici quasi ci si vergogna di affrontare certi discorsi.

Potrebbe interessarti: Saper ascoltare

Parlare di Niente ci Impoverisce

Ma cosa succede quando evitiamo le conversazioni vuote e ci concentriamo sulle cose veramente importanti? La nostra vita si arricchisce perché attraverso il sentire altrui è possibile imparare o ampliare il nostro punto di vista. Inoltre si creano connessioni più profonde con gli altri. Le conversazioni sul significato della vita, sui nostri bisogni emotivi e sul nostro rapporto con l’infinito possono portare a una comprensione più approfondita di noi stessi e di chi ci è vicino.

Al contrario, parlare di niente non solo impoverisce la qualità delle nostre interazioni ma contribuisce anche a una sorta di vuoto esistenziale. Quando evitiamo di affrontare le domande difficili, ci perdiamo la possibilità di crescere spiritualmente e di connetterci con qualcosa di più grande di noi stessi. La ricerca di senso e scopo nella vita è un’esigenza umana fondamentale e ignorarla significa privarci di una parte essenziale della nostra umanità.

Affrontare argomenti esistenziali e discutere del nostro rapporto con Dio non dovrebbe essere considerato tabù. Dovremmo abbracciare la possibilità di esplorare le profondità della nostra esistenza e condividere le nostre esperienze spirituali. Solo attraverso il dialogo aperto e sincero su questi temi possiamo sperare di superare la superficialità e di avvicinarci a una comprensione più completa di chi siamo.

Forse non ci abbiamo mai pensato ma parlare di niente ha conseguenze significative sulla nostra vita e sulla nostra società. È tempo di rompere il ciclo delle conversazioni superficiali e abbracciare la profondità delle nostre esistenze. Solo parlando anche dei temi essenziali possiamo sperare di recuperare la ricchezza delle nostre interazioni e dare un significato più profondo alla nostra vita.

Lettura consigliata: Superficialità. Cancella le verità di facciata di Víctor Manuel Fernández

Superficialità. Cancella le verità di facciata

Tasto Amazon

Articoli correlati

15 Commenti

  1. Coi nostri amici siamo fortunati, perché parliamo di problematiche di vita, di malattia, di politica (che poi spesso è la stessa cosa..eheh), di incomprensione tra noi, di rapporti, financo di religione, ma ci facciamo anche due risate e scambi di opinione coi film visti, col teatro, con le mostre d’arte. le dinamiche cui accenni sono più attinenti alle giovani leve. Basta accostarsi a un gruppetto di giovani in metro e origliare gli argomenti di chiacchiera. Si rischia il vomito istantaneo

    1. Infatti i più giovani sono quelli messi nella situazione peggiore. Non sono abituati a parlare di certe tematiche e, ancora peggio, non ci hanno mai riflettuto sopra. Viviamo in un materialismo che sta divorando tutto ciò che distingue l’essere umano dagli altri animali.
      Ciao, a presto.

  2. Convengo assolutamente con te. Purtroppo nella vita di tutti i giorni mi trovo di frequente in situazioni come quelle che descrivi. Tant’è che, siccome non so dissimulare il mio disinteresse, passo forse per una specie di asociale. Ma quel vuoto lo sento molto e rifuggo questo genere di pseudo-relazioni, preferendo la solitudine. Ciò non toglie che io senta l’esigenza di dialoghi più profondi, di avere vicino persone con le quali parlare davvero e non solo per ‘riempire il silenzio’. Ho pensato anch’io all’aiuto di un professionista. Ma non nascondo di aver perso la fiducia in un cambiamento. Un saluto

    1. In questo ci assomigliamo molto. Anche io passo per asociale, quando in realtà sono semplicemente contro le parole vuote. Per questo genere di “problema” gli psicologi dovrebbero farci conformare al nulla e, per chi è come noi, secondo me non è scelta giusta. Quelli da “curare” non sono quelli che cercano i discorsi profondi e le relazioni autentiche!
      Un caro saluto.

  3. Penso anch’io che il parlare di niente sia più tipico dei giovani. Anzi, a volte non parlano nemmeno più perché sono troppo impegnati a guardare lo smartphone. Per noi mamme poi, è abbastanza usuale parlare dei figli, perché spesso abbiamo preoccupazioni che condividiamo, e non penso si possa ritenerlo “un parlare di niente”, ma un modo di supportarci e confrontarci. E poi si parla di viaggi, di progetti, di letture, di film, anche di religione, se con le persone giuste. Politica e religione sono due argomenti delicati. Se si trovano persone di orientamento opposto, il dialogo può finire in una discussione accesa dove ciascuno difende a spada tratta la propria idea senza mai trovare un punto d’incontro.

    1. Quando si parla di argomenti “delicati” non è necessario avere lo stesso orientamento, basta che le persone coinvolte nel dialogo abbiano lo stesso rispetto l’uno dell’altro per riuscire a conversare in modo proficuo e profondo, imparando perfino qualcosa da chi vede le cose all’opposto.
      Parlare di figli può essere niente se viene fatto in modo superficiale come, purtroppo, sento spesso fare. Ovviamente se ci si confronta tra genitori per risolvere dei problemi o affrontare delle serie preoccupazioni è un altro discorso.
      Ciao Katherine, a presto.

  4. Eh già ormai non si parla che di niente. Io però in ufficio tanto per fare un esempio, non mi fido di nessuno e quindi più che “parlare di niente” non faccio. Per poter aprirsi bisogna fidarsi delle persone. Però sì evito possibilmente i discorsi “vuoti”, infatti non sono molto social e non sono invitata quasi mai a bere il caffè ma preferisco così piuttosto che fare discorsi vuoti e assurdi. Serena giornata

    1. È proprio questo il problema, ci ritroviamo spesso circondati di persone di cui non ci fidiamo! Se questo accade in situazioni di frequentazione obbligata, come nel caso dei colleghi di lavoro, è un conto ma se capita anche con le persone che scegliamo di frequentare dovremmo rifletterci sopra!
      Fai bene a non farti trascinare nelle chiacchiere da bar. Fanno male alla salute mentale e spirituale! 😉

      1. Eh lo so che ormai accade sempre di più. Dovremmo tornare un pò indietro con le relazioni a prima dei social, che social non sono proprio. Concordo con le chiacchiere da bar 😉 buon fine settimana

  5. Ci sono persone con cui è difficile affrontare tematiche di un certo tipo e persone con cui è un arricchimento confrontarsi anche su argomenti più profondi. Io ho amicizie del primo e del secondo genere e, a seconda dei momenti, ricorro alla compagnia delle une o a quella delle altre. Non sempre ho voglia di dedicarmi a conversazioni serie e impegnate, però quando ne ho bisogno è frustrante trovare la superficialità.

    1. Quando ho letto il tuo commento ho pensato: “Perché con gli amici con cui è un arricchimento confrontarsi non si può parlare anche di temi più leggeri?”
      Tutti abbiamo bisogno ANCHE di leggerezza e di solito con le persone che sanno affrontare temi importanti è facile parlare anche di cose meno serie. Ma non possiamo dire il contrario… e le ultime parole che hai scritto dicono tutto.
      Buona serata.

  6. Mi danno fastidio quelli che fanno chiacchere vuote e inutili, giusto per far cambiare aria ai polmoni. Tanto più che spesso sono anche convinti di dire cose interessanti.
    E poi ci sono quelli che “urlano” la loro vuota inutilità, ecco io proprio non li sopporto.

    1. Quando si può scegliere è meglio evitare questo tipo di persone, se invece fanno parte della famiglia o sono dei colleghi bisogna esercitare le virtù della pazienza e della tolleranza! 😉
      C’è una terza via, che è quella che di tanto in tanto uso, da mettere in pratica con parsimonia. Introdursi nelle argomentazioni vuote e chiedere se vale la pena di perder tempo a parlar di quelle cose, facendo notare il nulla su cui perdono energie. Di solito funziona ma verrai considerato uno “strano” e spesso escluso. Questioni di scelte!
      Ciao.

  7. E già. Il problema è nei pranzi di famiglia, in questo caso se c’è qualche discorso che non gradisco, preferisco interessarmi alla roba che ho nel piatto.
    Quando si tratta di colleghi, faccio il vago. E sennò, cuffiette e radio2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Pulsante per tornare all'inizio