Religione

Dov’è Dio?

Alla ricerca del sacro in un mondo che pensa di non averne bisogno

Dov’è Dio?

Dov’è Dio? Questa è una domanda che, soprattutto nei momenti di difficoltà, accompagna l’umanità da sempre, attraversando epoche, culture e fedi diverse. Alcuni lo cercano nei testi sacri, altri nella natura, altri ancora dentro di sé. Eppure, mai come oggi, sembra che Dio sia più difficile da trovare. Non perché sia scomparso, ma perché il nostro modo di cercarlo è cambiato.

Dov'è Dio?

Per capire meglio questa trasformazione, dobbiamo distinguere due modi fondamentali in cui l’uomo ha sempre concepito il divino: la religione naturale e la religione rivelata. La prima è quella che nasce spontaneamente dall’osservazione del mondo e dalla riflessione umana. L’uomo antico, guardando la grandiosità della natura, i cicli della vita, il cielo stellato, ha avvertito la presenza di una forza superiore, un principio ordinatore. L’uomo si rivolgeva al Divino per chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, per la pioggia nei periodi di siccità, per la guarigione dalle malattie, per la protezione della propria famiglia. Avendo paura di ciò che non conosceva e non poteva controllare, cercava la protezione in quel Qualcosa di più grande che percepiva chiaramente intorno a lui.

La Religione Rivelata

Con il tempo, questo tipo di legame è quasi scomparso. L’uomo ha cominciato a sentirsi autosufficiente, grazie ai progressi della scienza e delle conoscenze che hanno fornito risposte che un tempo erano affidate alla benevolenza degli dei. Non c’era infatti più bisogno di rivolgersi a una Divinità per avere una soluzione ai propri problemi.

La religione rivelata, invece, parte da un’altra prospettiva. Qui non è l’uomo che cerca Dio attraverso la propria esperienza, ma è Dio stesso che si è manifestato attraverso rivelazioni, profeti e testi sacri. Le grandi religioni monoteiste, come il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam, si basano sul fatto che Dio si è fatto conoscere attraverso eventi storici precisi e ha lasciato insegnamenti chiari all’umanità. Ma a differenza della religione naturale, in cui l’uomo chiede qualcosa a Dio, la religione rivelata chiede all’uomo di fare qualcosa per Dio. E non si tratta solo di pregare nei momenti di bisogno o di partecipare alla messa nelle festività, ma di abbracciare tutta la propria vita in un cammino di fede e di relazione con il divino.

Dov’è Dio: un Legame Spezzato

L’uomo, quindi, è passato da un atteggiamento di dipendenza dalla divinità, tipico della religione naturale, a un rapporto più profondo e impegnativo con Dio nella religione rivelata, dove non si tratta più solo di chiedere ma anche di rispondere a una chiamata e vivere secondo principi morali e spirituali.

Con la secolarizzazione, però, questo legame si è spezzato in entrambi i sensi: l’uomo non ha più sentito il bisogno di rivolgersi a Dio per chiedere aiuto e, allo stesso tempo, ha rifiutato l’idea di un Dio che gli chieda qualcosa in cambio. Non ha necessariamente rifiutato Dio in senso assoluto, ha semplicemente smesso di cercarlo, prima di tutto perché pensa di non averne bisogno e in secondo luogo perché accettare Dio significa anche accettarne i principi cardine.

Ecco che la società ha smesso di guardare al sacro come a un elemento essenziale dell’esistenza e il materialismo ha preso il sopravvento. Il concetto di Divinità è stato accantonato fino a scomparire quasi del tutto nelle ultime generazioni.

Gli uomini moderni non vogliono regole, non vogliono giudizi morali, non vogliono sentirsi limitati dalla propria coscienza. Pensano che l’appagamento dato dalla libertà di comportamento, dai soldi e da una vita di piaceri basti a renderli felici. E invece, quelli che non vogliono sentir parlare di Dio sono spesso i più infelici. Sono infelici dentro, nonostante cerchino di ostentare una falsa contentezza.

Dio Dov’è?

Dov’è Dio, allora? È rimasto esattamente dove è sempre stato. Il problema non è tanto dove sia Lui, quanto dove siamo noi. Siamo diventati ciechi al Divino. Abbiamo smesso di ascoltare quella voce interiore che per secoli ha guidato l’uomo a cercare un senso più grande nella propria esistenza.

Ma basta fermarsi, osservare il mondo con occhi diversi, porsi le giuste domande, per accorgersi che quella ricerca non è mai davvero finita. Dov’è Dio? Dio non si impone ma attende che noi gli andiamo incontro. E forse, dopotutto, è proprio la domanda giusta per ricominciare a cercarlo.

“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Matteo 7,7)

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11 Commenti

  1. Io Lo prego, chiedo la Sua protezione, confido in Lui, ma non posso fare a meno di pensare ai bambini innocenti, a tutte le persone che muoiono ogni giorno nelle guerre, che vengono torturate, violentate, annientate…e mi chiedo: possibile che nessuna di queste persone abbia mai pregato e chiesto aiuto al Signore? Perché non le ha aiutate? Perché non ha aiutato almeno i bambini?
    Dall’altra parte si parla di libero arbitrio. Dio non interferisce con il libero arbitrio e l’uomo è libero di commettere il male. Ma, allora…siamo proprio destinati a vedere sempre vincere il male?

    1. La fede non è un’equazione matematica e il rapporto tra Dio e il mondo non è quello di un burattinaio con i suoi fili. Se Dio intervenisse ogni volta che l’umanità sceglie il male, il libero arbitrio sarebbe un’illusione e l’uomo non sarebbe più responsabile delle proprie azioni. Questo, però, non significa che Dio sia assente o indifferente. Il Suo agire non è quello che vorremmo, perché non sempre si manifesta nel modo in cui ce lo aspettiamo. A volte opera nei cuori, ispira al bene, consola, rafforza chi soffre, chiama alla giustizia.
      Chiunque compie il bene, chiunque protegge, aiuta, consola, in qualche modo è il Suo strumento nel mondo. Dio non è assente: siamo noi a dover essere le Sue mani, i Suoi occhi, la Sua voce. Il mistero del male non avrà mai una spiegazione che possa soddisfare il cuore ma se anche una sola vita può essere salvata dall’amore, allora quel piccolo frammento di luce è già una risposta.
      Un abbraccio.

  2. Dio dovremmo cercarlo nel nostro cuore. Lasciare uscire l’amore anzichè l’egoismo e la rabbia. Ma l’essere umano vuole … vuole … pretende. E non accetta nessuna diversità. Perchè siamo tutti diversi l’uno dall’altro. Ma la gente non accetta che una persona sia diversa da ciò che vorrebbe. Tutti guardano a se stessi. Anzichè accogliere e capire. Hanno difetti gli altri ma li hai anche tu. Con l’accettazione e la comprensione si riuscirebbe a cambiare tante cose. Serena giornata

    1. Quello che scrivi è profondamente vero. L’uomo spesso vuole, pretende, cerca di imporre la propria visione del mondo sugli altri senza accogliere, senza ascoltare, senza comprendere.
      Dio non è lontano, non è un’idea astratta, non è un’entità lontana che si nasconde dietro le nuvole. È lì dove c’è compassione, dove c’è il coraggio di essere gentili, dove c’è l’umiltà di accogliere l’altro così com’è. Se l’umanità si fermasse un istante a guardarsi con occhi diversi, forse si accorgerebbe che Dio non ha mai smesso di essere tra noi.
      Buona giornata anche a te!

      1. E’ vero Dio non ha mai smesso di essere fra di noi. E’ in ogni gesto gentile, è in ogni volta che accetti una persona per come è. E’ in ogni sorriso. Dovremmo proprio fermarci e guardarci con occhi diversi. Chissà se ce la faremo mai. Serena giornata

  3. Io sono rimasto alla religione naturale. Dio c’è, punto. Che non accada al mondo esattamente tutto quello che ci aspettiamo dipende da fattori misteriosi me imponderabili che non ci competono. Pensiamo che se anche tutto il mondo fosse di una bontà e generosità pazzesca, un bimbo potrebbe comunque morire con una tegola che cade dal tetto. Che dire allora? Che pensare? Viviamo questo dono, questa vita, questa casualità e cerchiamo di comportarci a modo. Un codice morale esiste, da dove derivi altro mistero. Poche domande. Viviamo.
    Non saremo mai accontentati se cerchiamo risposte impossibili.

    1. Il tuo pensiero in un certo senso contiene una saggezza essenziale: il mistero esiste e non è nostro compito svelarlo del tutto. La religione naturale ha sempre avuto questo senso di accettazione, di riconoscimento di un ordine più grande senza pretendere di comprenderlo fino in fondo ma sfociava nella superstizione.
      Non credi che l’uomo sia fatto proprio per farsi domande e per cercare di capire? Se fosse solo questione di vivere e accettare, perché la nostra natura ci spinge a indagare il significato di tutto? Anche il codice morale, che tu riconosci come esistente, perché lo sentiamo così imprescindibile? Da dove viene quella voce che, pur sapendo che la vita è fragile e imprevedibile, ci spinge comunque a distinguere il bene dal male, a dare un senso alla nostra esistenza e alla sofferenza?
      Forse la risposta non è tanto nel trovare certezze assolute ma nel continuare a cercare con cuore sincero.
      Saluti.

  4. Hai detto bene, il nostro modo di cercare Dio è cambiato: lo vediamo sempre più spesso negli aspetti materiali della vita, la spiritualità è un elemento trascurabile e trascurato, perché è noioso, perché non porta a risultati concreti. Tutto ciò che non si vede non dà immediata soddisfazione. Invece, quanto sono belle le parole di grazia, quelle che donano speranza, quelle che non ti fanno sentire la solitudine. Credere in Dio è questo: non sentirsi mai soli, nemmeno quando la vita mette a dura prova. Tutto è sopportabile, qui, sulla terra, se affidiamo dolori, sofferenze e ogni croce a Dio. Salviamo l’anima e Dio, poi, salverà noi dal male.

    1. Hai colto un punto essenziale. Oggi tutto deve essere immediato e tangibile. Eppure, la spiritualità non è un calcolo né un prodotto da consumare, ma un’esperienza che si rivela nel tempo, nel silenzio, nell’interiorità. È vero, la fede non dà risultati ‘concreti’ nel senso in cui li intendiamo oggi, ma offre qualcosa di ancora più profondo: un senso, una direzione, una presenza che non abbandona.
      Le parole di grazia, come dici tu, non sono solo belle ma sono necessarie. In un mondo frenetico e indifferente, è proprio quella voce che consola e dà speranza a fare la differenza. Credere in Dio non è solo sapere che esiste ma lasciarsi trasformare dalla Sua presenza, anche nel dolore. Perché alla fine non siamo davvero soli solo quando ci apriamo a qualcosa di più grande di noi.
      A presto.

  5. Ciao, io sono per la religione naturale ,quella che abbiamo acquisito dai nostri genitori e dal catechismo. partendo da quei principi…la domanda del suo mistero me la pongo , ovvero penso in molti , siamo esseri umani e pensanti , guai se così non fosse.
    Oggi in quest’ epoca consumistica, dove tutto è calcolo, l’uomo non ha più tempo di raccogliersi nel silenzio e meditare …manca la spiritualità.
    Buona serata
    Rakel

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