Riflessioni

Educazione Digitale

Come l’uso dello smartphone sta erodendo l'attenzione e il rispetto per gli altri

Educazione Digitale

Parlare di educazione digitale sembra una questione tecnica, quasi scolastica, eppure riguarda profondamente il nostro modo di vivere e di relazionarci. La scena si ripete spesso, in contesti diversi ma con lo stesso sapore: un momento importante e intorno telefoni accesi.

Educazione digitale

Un parente all’ospedale trasformato in contenuto da condividere. Una tavolata in famiglia dove, invece di una chiacchierata, ognuno guarda uno schermo. È da considerarsi normale per via del progresso tecnologico che stiamo vivendo? No. È perdita di senso, è assenza e, soprattutto, è mancanza di rispetto.

Educazione Digitale: un’Urgenza del Nostro Tempo

Il problema infatti non è il cellulare in sé ma l’uso che ne facciamo. Ed è lì che entra in gioco la questione del rispetto. Saper usare la tecnologia non significa solo saperla accendere ma sapere anche quando spegnerla. E ovviamente, saperla usare con rispetto per avere riguardo nei confronti del momento che si sta vivendo, delle persone accanto a noi e perfino di noi stessi.

Educazione digitale significa anche rendersi conto che non tutto va fotografato e condiviso in tempo reale. Che ci sono momenti in cui la priorità dovrebbe essere ascoltare, guardare, accogliere in silenzio. E questo vale nella vita di tutti i giorni. Pensa alla sensazione che si prova quando parli con qualcuno e l’altro guarda il cellulare. Pensa a come ti sentiresti se mentre confidi qualcosa di serio ti viene risposto distrattamente perché gli occhi del tuo interlocutore sono fissi sui social. O peggio ancora, immedesimati per un attimo in qualcuno che viene filmato a sua insaputa per poi essere sbeffeggiato on-line. Tutto questo è sintomo di una grave mancanza di educazione e rispetto per il prossimo e, purtroppo, è un atteggiamento molto diffuso.

La Presenza Vale più di Ogni Connessione

L’amore, in fondo, è tutto qui. Rendersi conto che l’altro esiste, ha valore e merita la nostra completa attenzione. Bisogna capire che non si è sempre autorizzati a registrare, pubblicare, violare. La tecnologia ci ha dato il potere enorme di riuscire a comunicare sempre, con chiunque, ovunque ma non ci ha insegnato come farlo con umanità. Se non lo impariamo da soli, finiamo per perdere qualcosa di essenziale.

L’educazione digitale non è un freno alla libertà ma è semplicemente una sua forma più matura. È la capacità di dire: “In questo momento sei tu la cosa importante, non lo schermo che ho davanti”. È decidere che alcune immagini restano dentro di noi, non sui server di un social.

Quando la Tecnologia Toglie il Rispetto

Questo vale ancora di più nei momenti di dolore o di raccoglimento. Riprendere una bara che passa non è memoria, è invasione. Fotografare una reliquia non è devozione, è spettacolarizzazione. Non lo dico per giudicare chi lo fa, ma sarebbe utile domandarsi cosa si sta cercando davvero e cosa ci si porta a casa da quell’esperienza.

Serve un’educazione digitale per imparare a distinguere e a non trattare tutte le esperienze allo stesso modo. Bisogna capire, ad esempio, che un funerale non è un concerto e che una chiesa non è una sala eventi. Che una persona in difficoltà non è un meme. In base a quello che si vede in giro, questa capacità di discernimento oggi è davvero urgente.

Essere Presenti, non Solo Connessi

Abbiamo la tecnologia più potente della storia ma spesso la usiamo per scappare da noi stessi, dalle relazioni, dalla profondità. Ormai si fotografa invece di guardare, si mandano messaggi invece di parlare, si commenta invece di ascoltare. Senza che ce ne accorgiamo, così la vita diventa una sequenza di contenuti invece che un flusso di esperienze vere.

Cercare di imparare questo tipo di educazione digitale è quindi un atto necessario per tante valide ragioni. Per la nostra umanità, per le nostre relazioni e perfino per la nostra fede.

Il rispetto non sarà mai fuori moda e il cellulare, per quanto utile, non sarà mai più importante della persona che hai davanti.

Imparare a usare gli strumenti digitali con consapevolezza è il primo passo per tornare a essere presenti a sé stessi. E se cominciamo da piccoli gesti come spegnere lo smartphone a tavola, non filmare tutto e ascoltare chi ci parla guardandolo negli occhi, possiamo ancora cambiare il modo in cui stiamo nel mondo.

Alla fine, il vero progresso non è avere sempre uno smartphone in mano ma sapere quando metterlo via.

Lettura consigliata: Educazione civica digitale di Agostino Ghiglia

Educazione civica digitale

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12 Commenti

  1. A tavola ormai il bon ton insegna che forchetta e cellulare vanno a destra.. ma una cosa che mi ha fatto rabbrividire sono stati i selfie con la salma di Francesco in San Pietro, atteggiamenti di persone che avevano fatto anche ore di fila.. per scattare una foto.. avrebbero dovuto vietare da subito certi episodi, perché la gente va educata, indirizzata e se è il caso, anche multata.

    1. Hai perfettamente ragione. Ci sono limiti che non andrebbero mai superati perché toccano la dignità delle persone e dei momenti. Scattare selfie accanto a una salma, specialmente in un contesto sacro e di raccoglimento come San Pietro, è il segno di quanto l’educazione digitale sia diventata urgente. E non si tratta solo di regole ma di buon senso e rispetto del momento che si sta vivendo. Come dici tu, certe situazioni dovrebbero essere evitate fin dall’inizio, anche con regole chiare e, se serve, sanzioni. Perché se non si educa, il rischio è che la tecnologia ci tolga il senso del limite e perfino dell’umanità.
      Un saluto.

  2. Eh sì concordo con te … maledetti telefonini. Io ne faccio uso il meno possibile. Ma la gente è veramente sempre attaccata. Per fortuna ho lo sport e i miei amici sportivi non sono così, non si corre col cellulare in mano 😉 ehhehee ciaoooo

    1. Eh Ely, hai centrato il punto! Il problema è proprio che molti ormai sembrano incapaci di staccarsi dal cellulare, anche nei momenti più importanti. Per fortuna c’è ancora chi sceglie la presenza vera, come voi nello sport. Quando si corre si è lì, con il corpo e con la testa. Va bene usare la tecnologia, ma solo quando serve e senza farsi usare da lei. Ciao! 🏃‍♀️📵

      1. Infatti senza farsi usare. Osservo spesso le persone e sono sempre lì con la testa china su quell’attrezzo. Sarebbe da tornare a guardare il mondo coi propri occhi … non per un tramite che lo falsa. Serena giornata

  3. Ecco, volevo proprio raccontare quello che ha già detto Franco: sono andata a visitare la tomba di Papa Francesco e ho solo visto persone tenere il braccio alzato passando davanti a quell’angolo sacro della chiesa per fotografare la bara e poterla poi pubblicare come un trofeo. Tutto, ormai, deve passare sotto i riflettori se no non vale nulla: neanche un momento di preghiera e di raccoglimento sfuggono all’esibizionismo. Tristezza infinita!

    1. Hai scritto qualcosa di profondamente vero, Marina. Oggi sembra che se non si fotografa, se non si posta, allora quell’esperienza non è “vera”. Ma certi momenti meritano silenzio e rispetto, non l’obiettivo di una fotocamera. È come se ci fosse più bisogno di apparire che di sentire. Triste davvero, sì… ma proprio per questo è importante continuare a parlarne e a dare l’esempio.
      Saluti.

  4. Come in tutte le cose, serve il senso della misura. La tecnologia è al nostro servizio, ma non dobbiamo esserne schiavi. Non tutto necessita di essere fotografato e pubblicato e, soprattutto, bisogna ricordare che sia più importante ascoltare la persona che abbiamo a fianco, piuttosto che guardare il cellulare. So che nelle scuole si tengono corsi di educazione digitale, proprio per insegnare ai ragazzi un uso consapevole dei mezzi tecnologici. Speriamo in bene!

    1. Il senso della misura è fondamentale, come in tutte le cose. Sapere quando mettere via il telefono è una forma di educazione e rispetto verso chi ci sta accanto. È bello sapere che alcune scuole stanno affrontando questi temi perché significa che qualcosa si sta muovendo. Coltivare attenzione e consapevolezza, anche nei piccoli gesti, può fare davvero la differenza. A presto!

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