La Vita di Prima – Recensione Libro
La Vita di Prima
di Colette McBeth
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2015
Editore: Piemme
Traduzione: Elena Cantoni, Rachele Salerno, Emanuela Cervini
Trama
Melody Pieterson è stata aggredita brutalmente e lasciata a morire in un parco ma è sopravvissuta. Dopo quell’evento, la sua vita si spezza e la ragazza che era prima non esiste più. Il presunto colpevole, David Alden, un suo vecchio amico, viene arrestato e condannato anche grazie alla sua testimonianza. Ma sei anni dopo, Eve Elliot, una donna che in qualche modo somiglia alla “Melody di prima”, viene trovata morta nello stesso parco, uccisa con modalità inquietantemente simili. E David, da poco uscito di prigione, è subito il sospettato principale. Eppure qualcosa non torna. Melody inizia a dubitare di tutto ciò che credeva vero. La verità, quella vera, non è affatto quella che immaginava.
Incipit
«A colpirlo è innanzitutto il freddo. Di solito, quando rientra dal giardino, sulla soglia viene sempre accolto da un’ondata di calore. Come ritrovarsi in un bozzolo di tiepida bambagia. Un bozzolo che ora manca.»
Recensione di La Vita di Prima
Inizio la recensione di La vita di prima col dire che questo è un thriller psicologico che si insinua lentamente nella mente e tiene in ostaggio il lettore fino all’ultima pagina. La struttura narrativa è interessante e ben gestita. Tre voci femminili raccontano la storia da angolazioni diverse: Melody, la sopravvissuta, Eve, la vittima (che parla post mortem, ma senza forzature mistiche) e la detective Victoria Rutter, figura razionale e determinata che cerca di fare chiarezza nel caos emotivo delle altre due.
L’elemento che ho più apprezzato è la capacità dell’autrice di depistare il lettore senza mai barare. All’inizio pensavo di aver intuito tutto. Le dinamiche, i personaggi, persino il movente. Invece Colette McBeth è riuscita a sorprendermi, spostando la prospettiva con piccoli dettagli, insinuando dubbi, ribaltando certezze. La tensione cresce senza bisogno di scene d’azione. In questo libro l’azione vera si gioca tutta nella psiche dei personaggi e in particolare, nella fragilità e nei silenzi di Melody, la protagonista.
La narrazione alternata nella trama funziona molto bene dato che le tre voci sono distinte e riconoscibili, e ognuna aggiunge tasselli importanti a un puzzle complesso ma coerente. L’autrice non lascia buchi e ogni rivelazione finale trova la sua giusta collocazione. È raro trovare un thriller così emotivamente stratificato perché La vita di prima non parla solo di omicidi ma anche di traumi, ricostruzione e senso di colpa.
Lo stile è diretto, fluido, ma mai banale. McBeth ha il coraggio di fermarsi sulle emozioni, sui ricordi, sul vuoto che resta dopo una violenza. E riesce a farlo con delicatezza, senza cadere nel melodramma o nella spettacolarizzazione del dolore.
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I Personaggi di La Vita di Prima
Melody è una protagonista tormentata e credibile. La sua fragilità non la rende debole ma umana. La sua voce riflette bene il caos interiore e il senso di smarrimento. Eve, pur raccontando la storia da morta, è concreta, lucida e ironica. La detective Rutter bilancia la narrazione con uno sguardo più razionale, mentre i personaggi secondari, come il compagno di Melody, restano volutamente sfumati, contribuendo a quel senso di solitudine e incertezza che attraversa tutto il romanzo.
Ho solo un piccolo appunto da fare. Alcune dinamiche tra Melody e il suo compagno sembrano a tratti un po’ meccaniche, quasi funzionali alla trama più che realistiche. Ma si tratta di una sfumatura che non va a intaccare il valore complessivo del romanzo.
La vita di prima è un romanzo intelligente, avvincente e scritto con cura che riesce a trattare temi difficili come la violenza, il senso di colpa, la memoria che tradisce senza appesantire la narrazione. È un thriller, sì, ma anche una storia di rinascita e di identità.
Concludo la recensione di “La vita di prima” consigliano questo romanzo a chi cerca nei gialli non solo un mistero da risolvere ma un’anima da esplorare.
Citazione
«Per la gran parte di noi i dettagli del quotidiano tendono a offuscare il quadro d’insieme. Perciò non è raro che i momenti importanti passino inosservati. Sono discreti per natura, e in genere non si annunciano con la fanfara. È solo a distanza di ore, giorni o anni che, ripensandoci, ti rendi conto che quell’incontro fortuito in autobus con un vecchio amico, la decisione impulsiva di fare un viaggio, la scelta di andare al pub invece che restartene a casa a guardare la televisione ti hanno cambiato completamente la vita.»
Curiosità
- Colette McBeth ha lavorato per anni come giornalista di cronaca per la BBC: questa esperienza si riflette nell’attenzione ai dettagli investigativi.
- L’autrice è nata in Scozia, si è trasferita in Inghilterra durante l’infanzia e attualmente vive a Londra con il marito e i loro tre figli.
- La vita di prima è il suo secondo romanzo, ma il primo a raggiungere una notorietà internazionale.
- L’autrice ha dichiarato che l’idea per il libro è nata leggendo un’intervista a una sopravvissuta a un’aggressione sessuale, che raccontava quanto fosse difficile “tornare a essere quella di prima”.
- McBeth è membro del “Killer Women”, un collettivo di scrittrici britanniche specializzate in narrativa crime, che promuove la letteratura di genere attraverso eventi e iniziative.
La Vita di Prima – Recensione Libro