Perché non Riesco a Essere Felice?
Ti è mai capitato di chiederti: “Perché non riesco a essere felice nonostante non abbia nulla di cui lamentarmi?” Magari ti sei sentito sbagliato o stupido per questo, eppure è una domanda molto frequente, soprattutto nelle società più fortunate e benestanti.
Anche a me in passato è capitato di farmi la stessa domanda e poi ho capito che cercavo la gioia nel posto sbagliato.
Viviamo in un’epoca in cui tutto è progettato per offrirci gratificazioni immediate. Un clic e possiamo avere ciò che desideriamo: cibo, divertimento, compagnia, conferme sociali. Eppure, mai come oggi, tante persone si sentono vuote. La felicità sembra sfuggire di mano proprio quando pensiamo di averla raggiunta.
Perché non riesco a essere felice neppure se ho un lavoro, una casa, un’auto, una famiglia e perfino la possibilità di qualche lusso come viaggi e divertimento? La risposta potrebbe essere nel modo in cui cerchiamo di essere felici. Confondiamo la felicità con la gioia, due esperienze simili ma profondamente diverse. Mentre la felicità dipende spesso da circostanze esterne, la gioia ha radici più profonde, legate al senso della vita e al nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
Perché non Riesco a Essere Felice? Un’Emozione Legata al momento
La felicità è un’emozione intensa, ma fugace. È l’euforia di una buona notizia, la soddisfazione di un obiettivo raggiunto, il piacere di un momento speciale. Dipende da fattori esterni: una vacanza, un acquisto desiderato, un riconoscimento. Ma proprio perché è legata alle circostanze, la felicità è instabile. Quando l’evento positivo finisce o viene superato da una difficoltà, l’emozione si dissolve e torniamo al punto di partenza a chiederci: “perché non riesco a essere felice nonostante la vacanza, l’acquisto, il riconoscimento e simili?”
Questa instabilità emotiva può portare alla ricerca continua di nuovi stimoli per sentirsi bene, creando una sorta di dipendenza dal “prossimo traguardo”. Ma se basiamo il nostro benessere su qualcosa di esterno, il rischio è che, nei momenti difficili, ci sentiamo persi. Questo meccanismo, purtroppo, è molto evidente nei più giovani che sono stati cresciuti senza basi solide sulle quali poggiare il loro benessere emotivo e psicologico.
La Gioia: un’Esperienza Profonda e Stabile
La gioia, invece, è qualcosa di più solido. Non dipende dagli eventi favorevoli ma da una connessione più intima con ciò che dà senso alla nostra vita. È possibile provare gioia anche nei momenti difficili, perché non è solo un’emozione ma uno stato dell’anima.
La tradizione cristiana parla spesso della gioia cristiana, che non è sinonimo di spensieratezza o di assenza di problemi, ma una pace profonda che nasce dalla consapevolezza di non essere soli e di avere un valore al di là dei successi o delle sconfitte. Tuttavia, questa idea di gioia può essere vissuta anche da chi non ha una fede religiosa. Chiunque abbia mai sperimentato la bellezza di un gesto gratuito, la forza di un’amicizia sincera o la serenità di accettarsi per quello che è, sa che esiste un tipo di benessere che non dipende dalle circostanze.
Se la gioia è così profonda, perché sembra così difficile da raggiungere? Una delle ragioni è che la società ci spinge a cercare emozioni forti, trascurando le piccole cose che nutrono l’anima. Siamo bombardati da immagini di vite perfette, che ci fanno sentire inadeguati. Siamo abituati a misurare il nostro valore in base ai risultati, dimenticando che la vera gioia nasce dalla pienezza dell’essere, non dall’accumulo dell’avere.
Inoltre, la paura del dolore ci porta a evitare le esperienze più profonde, anche quelle belle. Perché l’amore vero, l’amicizia autentica, la dedizione a una causa, comportano anche il rischio della sofferenza. Eppure, è proprio nell’aprirsi alla vita in tutte le sue sfumature che troviamo la gioia autentica. Non ha senso chiedermi perché non riesco a essere felice se non voglio aprirmi al mondo e agli altri.
Come si fa a Tornare ad Essere Felici?
Non esiste una formula magica per provare gioia ma esistono modi per riscoprirla. A volte basta rallentare. Il mondo ci impone un ritmo forsennato e spesso corriamo senza sapere bene dove stiamo andando. Fermarsi, respirare, osservare ciò che ci circonda con occhi nuovi può essere un primo passo. Un altro elemento fondamentale è riuscire a parlare davvero con qualcuno, senza distrazioni, condividere pensieri profondi, ascoltare e sentirsi ascoltati, tutto questo nutre l’anima.
Anche accettare la realtà per quella che è può fare la differenza. Troppo spesso aspettiamo che tutto sia perfetto per sentirci bene, senza renderci conto che la vita non lo sarà mai. Finiamola di inseguire un ideale irraggiungibile e iniziamo ad apprezzare ciò che c’è con le sue imperfezioni.
La gratitudine, poi, è una chiave potente. Non significa negare le difficoltà ma riconoscere che, anche nei momenti bui, esistono spiragli di luce. Allenarsi a vedere il bene, anche nelle situazioni più ordinarie, ci aiuta a cambiare prospettiva.
La gioia non è una meta da conquistare ma una scelta di vita. È qualcosa che posso trovare in me stesso, smettendo di chiedermi perché non riesco a essere felice e iniziando a vivere con autenticità. E forse, proprio in questa prospettiva, riscopriremo la bellezza della nostra esistenza.
Lettura consigliata: Preghiera del non credente Vittorino Andreoli
Io credo che dal momento in cui si arrivi a quella domanda del perché non si riesce ad essere felici,si è già sulla buona strada,si è già riusciti a meditare e a fermarsi ,una sorta di bivio che ci mette davanti ad una scelta e all’ascolto di se stessi.
Non mi sono soffermata forse mai abbastanza sul diverso significato delle due parole ,gioia e felicità, perché le ho fuse assieme come senso di bene ,di sentirsi bene, capendo di essere uno degli infiniti anelli in connessione con gli altri , facendo parte di un qualcosa di Grande.Ma per arrivare a questo si è fatto un percorso,tipo quando entri in un parco immenso dove non mancano salite ,discese ,ostacoli e pericoli e tu pian piano a riconoscerli per giungere al sentiero e ancora in cammino.Una similitudine al percorso stradale e alle sue segnaletiche:)
Grazie per i tuoi sempre preziosi post,spero tu stia bene.
Ciao Lara, mi fa davvero piacere leggerti di nuovo! Sto bene, grazie, e spero lo stesso per te.
Quello che scrivi è molto vero: la domanda stessa è un momento di consapevolezza che ci porta a fermarci e ad ascoltarci. Ed è proprio in questo spazio di riflessione che si apre la possibilità di un nuovo cammino interiore.
Mi colpisce la tua immagine del percorso tra salite e discese, perché spesso pensiamo alla gioia come a qualcosa di lineare mentre in realtà è una conquista che passa anche attraverso la fatica e le sfide. Forse la differenza tra felicità e gioia sta proprio qui: la felicità è un momento, la gioia è un orizzonte che si allarga mentre camminiamo, un senso di appartenenza che cresce con noi attraverso le difficoltà.
E a volte quel “sentirsi bene” che descrivi è proprio la certezza di essere sulla strada giusta, anche quando il cammino è impervio. Come se, più che cercare di evitare il dolore o l’incertezza, imparassimo a leggerli come parte della nostra crescita.
Grazie per il tuo pensiero e per la tua presenza sempre luminosa in questo blog.
A presto.
La gioia è uno stato d’animo che ci predispone alla vita. Sceglierlo, applicarlo, significa adeguarsi ad una filosofia che non prevede tristezza o depressione, significa affrontare col sorriso e la forza qualsiasi evento, certo non è semplice, il carattere di ognuno di noi inficia e condiziona. Io mi sento fortunato, ad esempio. E cerco di contagiare chi ho accanto.
Dobbiamo essere consapevoli che la vita decide spesso lei, ma possiamo decidere di viverla oppure chiuderci in noi stessi.
È vero, la gioia è una predisposizione interiore, una scelta che, se coltivata, può diventare un modo di affrontare la vita.
Mi colpisce quando dici che la vita decide spesso lei. È una verità con cui prima o poi, ci scontriamo. Non tutto è sotto il nostro controllo ma abbiamo sempre la libertà di decidere come reagire. La gioia non è negare il dolore ma non lasciargli l’ultima parola.. e il fatto che tu cerchi di “contagiare” chi ti sta accanto è bellissimo, perché la gioia, quando è autentica, si diffonde, ispira, accende qualcosa anche negli altri. Un saluto.
Quando ero giovane mi ricordo che continuavo a cercare “qualcosa da fare” con gli amici per trovare la felicità. E poi magari tornavo a casa piangendo per il “vuoto” che la serata mi aveva lasciato. Poi ho incominciato ad ascoltarmi, ad andare nei boschi … e nella natura, in ogni aspetto di essa, ho trovato il “mondo”. Ora so che solo svegliarmi la mattina è una gioia perchè potrei non svegliarmi … potrei non esserci più. E se sono triste, vado nel bosco e respiro la natura. Serena giornata
Quello che hai vissuto è un passaggio importante, il momento in cui hai smesso di cercare fuori e hai iniziato ad ascoltarti davvero.
La natura è una maestra silenziosa che ha questa straordinaria capacità di rimetterci in sintonia con qualcosa di più grande, di farci sentire parte di un equilibrio che esiste a prescindere dai nostri turbamenti. Quella consapevolezza che descrivi, il riconoscere la gioia anche solo nel fatto di esserci, è una conquista immensa, è un cambio di prospettiva che trasforma il modo in cui viviamo ogni giorno.
Grazie per aver portato questa riflessione qui, arricchisce il discorso. Ti auguro una giornata piena di quella serenità che trovi nei boschi! 😉
Sì è un passaggio importante che non tutti hanno la fortuna di fare. Io per fortuna cel’ho fatta. La natura è davvero una maestra straordinaria 🙂
Buona giornata 🙂
Buona giornata anche a te!
Io sono felice quando vedo mio figlio stare bene, quando viene a trovarmi e canticchia mentre si sposta da una stanza all’altra…
Sono felice quando incontro per caso un ex alunno/a e scopro che non mi ha mai dimenticata, neanche dopo quarant’anni…( proprio stamattina ne ho incontrato uno, con barba e capelli bianchi, che mi ha aiutata a parcheggiare e legare la bicicletta e mi ha ricordato di essere stato un mio studente)
Sono felice quando vedo il mio cagnolino contento per averlo portato con me in macchina…
Sono felice quando posso fare una passeggiata in mezzo alla natura in compagnia di mio marito …
Sono felice quando incontro gli amici di una vita…
E poi, spesso, ho quasi paura nel sentirmi felice perché penso che la felicità sia un attimo e può finire da un momento all’altro, facendomi sprofondare nella tristezza per qualche evento o difficoltà che sempre possono capitare nella vita.
Il tuo commento è una testimonianza di come la felicità possa manifestarsi nelle piccole cose quotidiane, nei legami che ci accompagnano nel tempo, nei gesti semplici ma carichi di significato. Il tuo modo di descrivere questi momenti fa percepire tutta la loro autenticità.
Capisco bene quella paura che la felicità un attimo dopo possa svanire, è un sentimento che molti provano. Ma forse proprio questa sua fugacità le dà valore. Se durasse per sempre, smetteremmo di riconoscerla, di sentirla davvero.
La chiave è non trattenerla ma accoglierla quando arriva, senza alcun timore. Perché anche se cambia forma, anche se a volte sembra lontana, lascia sempre un segno dentro di noi. Se ci pensi, la gioia più profonda, quella che resta, nasce proprio dalla gratitudine per quei momenti che, anche se brevi, ci hanno toccato l’anima.
Ti auguro tanti altri attimi di felicità da vivere senza paura!
La felicità è un momento. Dura il tempo di un evento, una sensazione, un episodio della vita, lo hai detto bene: dipende da un fattore esterno. Ricercare la felicità interiore è un’altra cosa e non viene facile a tutti. Per me la gioia è la serenità con cui mi sveglio al mattino; è il benessere che trovo nelle cose che mi piace fare e alle quali mi dedico chiudendo la porta in faccia ai problemi. Non è mai un “accontentarsi” del minimo che si ha, al contrario è immaginare bello e importante ciò che fa stare bene, anche se è una cosa piccola. Educare i giovani a questa semplicità è il goal di ogni genitore o insegnante, ma lo sappiamo che la società ci impone ben altri modelli di vita e di felicità! Purtroppo.
Cara Marina, la differenza tra le felicità e la gioia sta proprio in quella serenità interiore che descrivi così bene. Trovare gioia nelle cose che ci fanno stare bene, senza il bisogno di cercare sempre di più, non è affatto “accontentarsi” ma dare valore a ciò che conta davvero. Hai toccato il punto cruciale: educare i giovani a questa prospettiva. È una sfida immensa in una società che ci spinge sempre altrove, che ci fa credere che la felicità sia nei grandi successi, nell’accumulo, nel riconoscimento esterno. Insegnare invece la bellezza della semplicità, della gratitudine, della connessione autentica con sé stessi e con il mondo è forse il regalo più grande che possiamo fare alle nuove generazioni.
Grazie, ti auguro tanta gioia vera!
Possono esistere ‘momenti felici’. Essere ‘felici’ in pianta stabile puo’ esistere solo se si è sotto effetto di sostanze. L’ essere umano è un mix di emozioni, legate a momenti di vita vissuta. Pertanto trovo estremamente stupida la domanda “sei felice?”, a meno che non sia, appunto, legata al momento presente. Poi si aprono altre questioni, il non essere in grado di sperimentare anche le piccole gioie, legate a stati patologici. Ma qui non mi addentro. Per quanto mi riguarda, non uso droghe né posseggo la fede. A te le conclusioni. Saluti
Ciao Surfinia, apprezzo la tua schiettezza e ti do ragione sul fatto che pensare alla felicità come a uno stato permanente è un’illusione perché l’essere umano è un intreccio di emozioni. Eppure, sebbene la felicità sia legata a momenti, la capacità di provare gioia può essere un’attitudine, un modo di stare al mondo. Non è un anestetizzarsi per non sentire il dolore ma un riuscire a riconoscere anche le piccole luci nel caos della vita, anche se ci sono situazioni in cui questo diventa più difficile per cause profonde, che non dipendono solo dalla volontà individuale.
Anche se non hai la fede, quello che conta è la consapevolezza che la vita è fatta di alti e bassi e che cercare significato nei momenti, più che inseguire una felicità stabile, è forse la strada più realistica.
Saluti anche a te!
P.S. Paradossalmente si può pregare per chiedere di ricevere la fede! 😉
Buongiorno, spero tutto ok, è da un pò che passo e non leggo novità 🙂 un caro saluto
Ciao Ely, grazie per l’interessamento, ho appena pubblicato un nuovo post!
Un abbraccio.
Ho visto 🙂 bastava avere pazienza 😉 ciaoooo