Amanita Phalloides

Funghi Velenosi

Amanita Phalloides

Fungo mortale
Fungo mortale

L’ Amanita phalloides, o amanita verdognola, è il fungo più terribile tra quelli conosciuti. Il suo altissimo tasso di velenosità non lascia quasi mai scampo. Nella quasi totalità dei casi ha un esito mortale. Per questo motivo è indispensabile saperlo riconoscere con certezza ed evitare assolutamente di raccoglierlo.

Amanita phalloides - Coppia di funghi Amanita verdognola nel bosco
Amanita phalloides

L’Amanita Phalloides ha un cappello  di color verdognolo, a volte anche tendente al marroncino o al grigio. Le lamelle sono invece bianche come bianco è il gambo ornato dal classico anello. La carne dell’Amanita phalloide è bianca e una volta tagliata non cambia colore. Non ha odore negli esemplari giovani, mentre quelli vecchi emanano un odore fastidioso.

Il suo cappello può raggiungere una larghezza di 15 centimetri, la stessa misura vale per il gambo in altezza.

Tossicità dell’Amanita phalloides

L’Amanita phalloides è altamente velenosa a causa della presenza di molti principi organici complessi. Contiene una amanito-tossina che conserva le sue proprietà sia dopo l’essiccazione che la cottura. La sua ingestione è la causa del maggior numero di decessi per avvelenamento da funghi.

La sintomologia da avvelenamento, detta anche sindrome falloidea, si attua in due distinte fasi:

1- Dopo un periodo più o meno lungo dall’ingestione, da un minimo di 6 ore ad un massimo di 48, compaiono i primi sintomi. È bene sapere che dopo le 12 ore ogni intervento è ormai vano. Il soggetto interessato inizia ad avere attacchi di vomito e di diarrea con una sudorazione molto intensa ed accompagnata da crampi muscolari.

2- Dopo un lieve ed apparente miglioramento, la situazione si fa critica. Il paziente entra in coma epatico e, solitamente entro il quarto giorno dall’ingestione del fungo, sopraggiunge la morte.

Amanita phalloides

A tutt’oggi non esiste un antidoto efficace contro le tossine venefiche dell’Amanita phalloides. L’unico modo per avere qualche possibilità di salvarsi è quella di intervenire immediatamente entro le 8-10 ore dall’assunzione del fungo.

Purtroppo molte volte questo non è possibile a causa dell’insorgenza tardiva dei primi sintomi. L’intervento medico avviene così su di un organismo già fortemente compromesso che difficilmente sarà in grado di reagire.

Le tossine venefiche dell’Amanita phalloides attaccano il fegato provocando la necrosi. Quand’anche venisse scoperta subito la causa dell’avvelenamento, il paziente potrebbe salvarsi solo con l’ emodialisi o il trapianto del fegato stesso.

Ricordiamo che una piccola dose di amanita verdognola è sufficiente ad uccidere un uomo adulto.

Questo il motivo per cui si sconsiglia vivamente di raccogliere questo fungo e di farlo entrare in contatto con altri funghi commestibili raccolti in precedenza. Un solo pezzettino che si stacca e che si mescola con gli altri funghi, se ingerito, può causare problemi molto seri.

Attenzione: non raccogliere mai le amanite quando sono ancora allo stadio di bulbo. In questo caso infatti è molto facile confondere l’ovulo buono con l’amanita verdognola.

Habitat

L’Amanita phalloide cresce un po’ in tutta Italia, nei boschi di latifoglie ed anche di conifere, preferibilmente sotto alle querce ed ai castagni. Qui fa la sua comparsa all’inizio dell’estate fino a tutto l’autunno.

Giovane esemplare di Amanita phalloides nel bosco

Tumori

Questo fungo è stato oggetto di studio per la sua applicazione nel campo dei tumori. In particolar modo sono stati eseguiti degli studi per il trattamento della leucemia. Uno studio tedesco suggerisce che l’amanitina, un composto del fungo, influenza l’attività delle cellule tumorali.

Secondo i ricercatori l’amanitina interrompe l’attività delle cellule tumorali che si logorano e migrano. Pertanto, le diluizioni omeopatiche di Amanita phalloides offrono un potente strumento per la terapia della leucemia. (1)

Curiosità

Causa la sua alta tossicità, sembra che l’Amanita phalloides sia stata utilizzata fin dall’antichità per eliminare nemici o comunque personaggi scomodi.

Le vittime famose uccise dal veleno di questo fungo sarebbero la vedova dello zar Alessio nel’600, l’imperatore romano Claudio e Papa Clemente VII.

Amanita phalloides

 

Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.

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