Cent’anni di Solitudine – Recensione Libro
Cent’Anni di Solitudine – Recensione Libro
Cent’Anni di Solitudine
di Gabriel García Márquez
Titolo originale : “Cien años de soledad “
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 1967
Editore: Mondadori
Traduzione di Enrico Cicogna
Trama
In Colombia, in un piccolo agglomerato di case che si chiamerà Macondo, inizia la storia della famiglia Buendía. A partire dal primo nato, Aureliano Buendía, seguiremo le vicende di questa famiglia per ben 7 generazioni.
In questo viaggio lungo cento anni assisteremo alla storia di un Paese in continua crescita. Impareremo a conoscere tutti gli appartenenti alla stirpe Buendía. Saranno degni rappresentanti della varietà degli esseri umani, tra soldati e prostitute, ricamatrici e dittatori.
Li accompagneremo nelle loro vite ed assisteremo alla loro morte fino alla fine della discendenza.
Incipit
«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche.»
Recensione
Mi accingo a scrivere questa recensione di Cent’anni di solitudine con qualche perplessità.
Ho molto amato lo stile di Gabriel García Márquez e la trama di L’amore ai tempi del colera. È forse per tale ragione che per questo rinomato romanzo classico avevo aspettative molto alte.
La verità è che, nonostante sia un capolavoro letterario indiscusso, Cent’anni di solitudine non mi ha particolarmente entusiasmato.
Personalmente ho anche l’aggravante di non amare le saghe familiari. Questo romanzo quindi, decisamente, non era adatto ai miei gusti personali, nonostante la maestria dell’autore.
Capire la trama di Cent’anni di solitudine non è per tutti ed è impossibile riassumerla brevemente in questa recensione.
Ci sono molti, moltissimi eventi, tutte le vicissitudini che possono capitare in una famiglia in più di cento anni.
Sono molto interessanti i riferimenti storici che inseriscono le vicende della famiglia Buendía nella realtà della Colombia.
Bella la scelta di Márquez di ambientare l’intero romanzo nella cittadina immaginaria di Macondo. È stato suggestivo leggere lo sviluppo di questo paese attraverso gli anni, dalle prime case di fango all’arrivo della ferrovia. Un solo paese in cui tutto ha origine ed a cui tutti fanno ritorno.
Il Tempo
Le vicende dei Buendía si svolgono tendenzialmente in ordine cronologico, all’interno di un costante flash-back rispetto alle prime righe del romanzo.
Gabriel García Márquez utilizza per la costruzione della trama la prolessi all’inizio di ogni capitolo. In pratica apre ogni capitolo con un’anticipazione dell’evento più importante del capitolo stesso. Questo può confondere un po’ le idee. Sono inoltre presenti numerosi riferimenti al passato, spesso legati agli oggetti o ai ricordi dei protagonisti.
Il passato, il futuro ed il presente vengono così mescolati in una sorta di tempo unico della narrazione. L’impressione generale che però suscita è quella di un tempo circolare, come se ogni cosa si ripetesse per tornare al punto di partenza.
Tutto ciò rende la trama un capolavoro narrativo per la difficoltà dell’impresa dell’autore. Per quel che mi riguarda però, la lettura risulta poco disinvolta ed è necessario leggere con continuità per non perdere il filo. L’abilità dell’autore non corrisponde alla semplicità di lettura.
I Personaggi
A complicare ulteriormente Cent’anni di solitudine ci sono poi i personaggi.
Essendo una saga familiare, il numero dei personaggi è notevole. Oltre a questo, quasi tutti i protagonisti, nell’alternarsi delle generazioni, hanno lo stesso nome. È senza dubbio un espediente verosimile. Anche in Italia in passato era uso e costume trasmettere il nome dei nonni ai nipoti, di generazione in generazione.
All’interno di un romanzo come Cent’anni di solitudine però, il fatto che diversi personaggi abbiano lo stesso nome crea una gran confusione. Dopo una manciata di capitoli avevo già perso la cognizione di quali fossero i corretti legami parentali dei personaggi.
Ai fini della trama comunque, non risulta così basilare ricordare ogni passaggio generazionale perché ogni personaggio ha la sua storia. Anche se non ricordiamo di chi sono figli infatti, ricorderemo la sposa bambina, il rivoluzionario, la donna che mangiava la terra, etc.
Quasi tutti i personaggi di Cent’anni di solitudine mi sono sembrati incapaci di nutrire sentimenti profondi. La solitudine del titolo di questo romanzo si riferisce probabilmente a questa mancanza dei personaggi che li condanna all’isolamento emotivo.
In questa lunga storia i protagonisti sono così tanti che è difficile affezionarsi ad uno piuttosto che ad un altro. Tutto scorre talmente velocemente da rendere impossibile l’approfondimento individuale di un solo soggetto. Nonostante questo le linee caratteriali principali di ognuno di loro sono piuttosto nitide.
Ho trovato più interessanti i personaggi femminili rispetto a quelli maschili.
Stile
Lo stile di Gabriel García Márquez è sempre impareggiabile. Ha la capacità unica di saper dosare eleganza e crudezza nel raccontare una storia che avrebbe potuto diventare veramente noiosa. Lo stile dell’autore è il motivo principale per cui consiglierei di leggere Cent’anni di solitudine. La narrazione è estremamente veloce, fluida. Márquez riesce a condensare efficacemente eventi di molti anni in poche pagine.
Non è un caso che questo romanzo appartenga al filone letterario del realismo magico. Leggendo Cent’anni di solitudine si ha come l’impressione che l’intera storia ci venga raccontata da un anziano davanti al fuoco. Un misto di ricordi, leggende, storia e superstizioni in cui la realtà si mescola alla magia.
Questo stile narrativo può non essere apprezzato da chi preferisce tenere una netta linea di separazione tra realtà e fantasia. Io invece trovo che abbia il suo fascino, specie nel raccontare un contesto familiare come quello di Cent’anni di solitudine.
Cent’anni di Solitudine: Conclusioni
È un libro impegnativo che richiede una certa dedizione, tempo e concentrazione. Per apprezzarlo fino in fondo è necessario soffermarsi sulla maestria dell’autore, sulle metafore, sulle riflessioni che suscita.
Cent’anni di solitudine in me ha suscitato un’inaspettata leggerezza nel guardare la vita. Leggendo le tragedie e le vittorie della famiglia Buendía ci si accorge della nostra rilevanza nell’ordine delle cose. Tutto quello che ci capita non è che un’orma sulla sabbia, destinata prima o poi a scomparire.
Concludo la recensione di Cent’anni di solitudine consigliando questa lettura a chi ama le saghe familiari, a chi apprezza la maestria nella scrittura ed a tutti coloro che hanno bisogno di ridimensionare le proprie preoccupazioni.
Citazione
«Era come se Dio avesse deciso di mettere alla prova ogni loro capacità di stupore, e tenesse gli abitanti di Macondo in un perenne andirivieni tra l’entusiasmo e la delusione, tra il dubbio e la rivelazione, al punto che ormai nessuno poteva sapere con cognizione di causa dove erano i limiti della realtà.»
Curiosità
Gabriel García Márquez ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, Cent’anni di solitudine è stato valutato come il secondo romanzo più importante in lingua spagnola. Prima di questo solo Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.
Cent’anni di solitudine ha venduto più di 20 milioni di copie nel mondo. È stato tradotto in 37 lingue.
Cent’anni di solitudine fu fortemente criticato da Pier Paolo Pasolini che non lo considerò mai un capolavoro.
Gabriel García Márquez pensò a questo romanzo per più di 15 anni. L’autore lavorò alla stesura di Cent’anni di solitudine per 18 mesi consecutivi, quasi ininterrottamente.
Cent’Anni di Solitudine – Recensione Libro